
Buti – Cascine fra il monte e il lago: un titolo suggestivo del volume che racconta un secolo di storia di Cascine di Buti attraverso immagini d’epoca, che arrivano fino ai giorni nostri. Un libro destinato a divenire una pietra miliare per la storia del territorio perché contiene molte notizie inedite e molte foto inedite o curiose a cominciare dalla foto anni ’70 che ritrae insieme due adolescenti con i capelli lunghi di foggia beat: il Presidente della Toscana Enrico Rossi e il Vescovo di Livorno Mons.Simone Giusti, entrambi cascinesi (Rossi è nato nel Comune di Bientina ma ha trascorso a Cascine infanzia e adolescenza).
Il libro di cui sono autori Alberto Doveri, Massimo Pratali, Pietro Doveri, si avvale di un’introduzione del Vescovo Mons. Giusti (che è stato anche parroco di Cascine di Buti per molti anni) e di vari saggi introduttivi, fra cui il saggio di Fabrizio Franceschini ordinario di letteratura nell’Università di Pisa,(anche lui cascinese),delle memorie e racconti di Vando Franceschini e la storia della Chiesa parrocchiale di Massimo Pratali e Federica Paoli.
Cascine di Buti o Cascine di Bientina o anche Cascine medicea o pisana. I problemi storiografici nascono già dal nome che nelle cronache dei secoli scorsi è riportato con differenti denominazioni. Il prof. Franceschini osserva che Cascine medicee è nome storicamente appropriato perché l’insediamento fu programmato, progettato e realizzato direttamente da Lorenzo il Magnifico nella seconda metà del XV ed è opera del suo entourage intellettuale e tecnico che intese realizzare fattorie moderne e innovative e gli architetti Giuliano da Maiano e Giuliano da Samgallo adottarono il modello delle cassine lombarde e padane.
“La stessa parola Cascina” –sottolinea Franceschini –indicante in realtà un fabbricato con stalle, allevamenti di bovini, ambienti per la caseificazione, abitazioni e magazzini, declinata al plurale, qui come a Poggio a Caiano e a S.Rossore,è diventata un toponimo.” Da notare che le Cascine di Buti sorgevano lungo la zona palustre che circondava lo scomparso lago di Bientina , dove, trattandosi di terreni non adatti per l’agricoltura, furono possibili grandi insediamenti , tanto che nel censimento del 1498 la più grande Cachina (il nome –osserva ancora il Prof.Franceschini ricoDa notare che le Cascine di Buti sorgevano lungo la zona palustre che circondava lo scomparso lago di Bientina , dove, trattandosi di terreni non adatti per l’agricoltura, furono possibili grandi insediamenti , tanto che nel censimento del 1498 la più grande Cachina (il nome –osserva ancora il Prof.Franceschini – ad un tempo, la cassina lombarda e il “cacio”) aveva stalle per 400 mucche ,vasti ambienti per la lavorazione del latte e del formaggio. E nel 1568 la tenuta comprendeva 550 ettari con un centro direzionale risaie, vigne, uliveti abitazioni fabbro, ortolani, mulino, frantoio locali per la lavorazione del riso capannoni per la battitura, brillatoi, magazzini.
In località Tanali si estraeva la preziosa pietra verrucana (quarzite griogio-verde) che attraverso il lago ed i canali emissari veniva trasportata a Pisa dove era utilizzata per chiese e palazzi
In questo libro si parla anche dello sviluppo demografico con immigrazioni dal piano di Pisa, dalla Lucchesia, da aree fiorentine, dalla Lunigiana e da comunità dell’ Appennino e proprio per questo il dialetto dei cascinesi è assai diverso da quello di Buti. Ma – si chiede il Prof Franceschini – cosa collega cavatori, navigatori,agricoltori e allevatori delle cascine volute da Lorenzo de Medici e i livellari di Pietro Leopoldo agli operai e contadini, cooperanti e combattenti, imprenditori e dirigenti politici di vario orientamento dei secoli successivi? La risposta è che proprio questa composizione sociale portò a capacità d’innovazione,dinamismo,mobilità, assai rare in un contesto territoriale dove le condizioni sociali erano statiche e dominate dalla mezzadria.
Ed il Vescovo Mons. Giusti, avvalendosi anche della sua esperienza di architetto, ha sottolineato che Cascine è storicamente un villaggio “eccentrico” ovvero senza centro, fatto crescere come un albero sparpagliato con le radici nella località dove sorge la chiesa e a i Becucci, oggi divise dalla “trincea” scavata dalla Sarzanese- Valdera e che un tempo erano unico pianoro.
Al nucleo antico – ha concluso Mons. Giusti- non si è aggiunto il nuovo, che è cresciuto altrove. Quindi,alla piazza della Chiesa, non fa riscontro come a Bientina o a Buti il resto del paese ma dopo poche case subito la campagna, mentre le nuove case sono sorte intorno ad altri antichi insediamenti (La Ciona,Castellarso,la Pescaia).Il risultato? : un paese dove sembrerebbe più difficile stare insieme e fare comunità. Ma ai limiti urbanistici- osserva Mons.Giusti- ha supplito il cuore della popolazione, anch’essa d’estrazione plurima e, quindi, con una propria originalità culturale.
Massimo Pratali, fa presente che questa pubblicazione fa parte di una serie dedicata ai vai paesi della provincia e, soddisfatto per il notevole successo ottenuto dal libro, paragonabile a quelli su Buti e Bientina, annuncia che il prossimo volume riguarderà Calcinaia.
Tra i molti personaggi “cascinesi” troviamo numerose foto della mitica campionessa di ciclismo Fabiana Luperini, di calciatori e ciclisti professionisti e dirigenti sportivi che testimoniano la fertilità del’ambiente cascinese , del giornalista e scrittore Attilio Gennai e di vari letterati e studiosi. Inoltre,foto inedite dell’inaugurazione (1913) della piazza Luigi Tronchetti dedicata al capitano degli alpini nato a Cascine di Buti, caduto nella guerra di Libia; e le foto (1928) dell’inaugurazione della Stazione Ferroviaria sulla linea Lucca –Pontedera :una tratta che è esistita poco più di vent’anni perché, dopo essere stata distrutta durante la seconda guerra mondiale, non è stata più ripristinata. Nel dopoguerra fino a tutti gli anni ’60 si vedevano ancora binari, caselli, e ancora oggi se ne può intravedere il tracciato.