
Pontedera – Cesare Del Cancia lo spavento degli assi : un nuovo libro di Massimo Pratali pittore, scrittore, studioso di storia. Questa volta Pratali ha ripercorso la storia di un campione di ciclismo degli anni ’30 e ’40 dello scorso secolo, Cesare Del Cancia, che gareggiò con Coppi, Bartali, Guerra e altri campioni oggi meno noti ma all’epoca nomi altrettanto mitici dei due big: Valetti, Olmo, Bini ,Bizzi, Linari, Di Paco per citarne solo alcuni.
Il libro, pubblicato da CLD libri (Pontedera) e corredato da splendide foto d’epoca traccia un affresco di quella che fu definita l’età d’oro del ciclismo e ci fa rivivere in modo appassionante le varie corse, che videro Del Cancia protagonista: dal Giro del Casentino del 1933 ai campionati del mondo dilettanti(un brillante quinto posto) dalla Milano Sanremo del 1937 a varie tappe del Giro d’Italia; poi la Milano Torino, il Giro di Lombardia le Tre Valli varesine, i giri della Toscana e dell’Emilia e molte altre sono descritte in modo vivace, incisivo in tutte le fasi salienti , con la freschezza di una radiocronaca.
Erano i tempi in cui passaggi a livello, forature, guasti meccanici compromettevano il risultato e Massimo Pratali descrive questi momenti, così come l’asprezza delle salite, le insidie delle discese. Questo guardare le gare dall’interno, le rende appassionanti ma riesce anche a mostrare la personalità di Del Cancia: un vero campione perché anche quando non vinceva disputava gare magnifiche, sempre pronto a scattare, a inseguire a dare battaglia, lottatore indomabile fino al traguardo.
Massimo Pratali riporta anche lettere, interviste, commenti dei giornalisti sportivi che arricchiscono la conoscenza del lato umano del ciclista pisano. I suoi soggiorni nel paese natale, la vita in famiglia, i colloqui con la gente, come quando al mercato di Pontedera fu attorniato dai tifosi e commentò con loro le ultime vicende agonistiche rispondendo alle tante domande, con modestia, senza enfasi.
Dal libro di Pratali si apprende che nell’ambiente sportivo il giovane campione, poco più che ventenne, era ammirato per la sua serietà e per lo stile di vita. Come quando da Loano tornò a Buti in bicicletta; percorse 260 km e disse semplicemente: “risparmio quaranta lire e mi alleno”. Emilio Colombo sul Guerin Sportivo parlò di lui come di un corridore – forte in salita, facile sul passo e tattico accorto. Le cronache del Giro del 1938 mostrano che anche quando perse la maglia rosa che aveva indossato per cinque tappe, continuò a combattere, vinse tre tappe.
Quello di Del Cancia era il tempo del ciclismo epico, quando le imprese dei campioni venivano commentate, vissute dalla gente, con una grande partecipazione. Era lo sport più popolare ma i media non avevano ancora un ruolo centrale. Certo, la radio, i giornali diffondevano la cronaca e i primi commenti (le radiocronache del Giro d’Italia iniziarono nel 1934, l’anno in cui vinse Learco Guerra, la locomotiva umana) ma l’Italia aveva allora pochi ascoltatori ed erano soprattutto nelle grandi aree urbane a causa della scarsa potenza del segnale e dei costi ancora elevati.
Epoca di giganti, con i quali, per vari anni Del Cancia ha saputo competere alla pari E proprio in quel periodo venne istituita al “Giro” la maglia rosa (1931) che Del Cancia indossò nel 1938 per otto giornate consecutive.
Particolarmente avvincente il racconto della leggendaria Milano-Sanremo del 1937 nella quale Cesare Del Cancia trionfò e conquistò anche il record del miglior tempo. Una vicenda ripercorsa dettagliatamente dal libro di Massimo Pratali. Pioveva; la strada aveva il fondo fangoso che rendeva assai più duro il percorso. Del Cancia ebbe l’intelligenza, la forza e il coraggio di lanciarsi in una fuga solitaria a ben 70 chilometri dal traguardo… e c’erano ancora da superare i tre i tre impervi e temibili promontori Capo Cervo,Capo Mele,Capo Berta che erano il banco di prova della corsa.
Del Cancia affrontò in fuga solitaria le tre salite e ne uscì con un vantaggio ancora buono(1’,43”) ma i tifosi incollati alla radio restano con il fiato sospeso fino al traguardo di Sanremo dove il nostro campione vinse con un distacco di 2’20” Delfino lo definisce “protagonista di un’azione bellissima per potenza e continuità.”
Nel libro di Massimo Pratali che tra le varie prefazioni si avvale anche di un’introduzione del Viceministro Riccardo Nencini, Presidente onorario del Comitato regionale della Federazione ciclistica italiana, si parla anche degli allenamenti che Del Cancia aveva fatto andando più volte su e giù da Buti ad Alassio (circa 300 km), del suo famoso zabaione preparato dalla mamma. E mi ha fatto vivere ogni attimo della corsa, denso di emozioni fino al momento liberatorio quello delle mani alzate sotto lo striscione che attraversa la strada.
Il libro viene presentato a Pontedera (Villa Crastan) mercoledì 13 luglio ore 17,30 con la partecipazione anche di Paolo Bettini campione olimpico e campione mondiale di ciclismo nel 2006 e nel 2007.