
Firenze – La prima a sorprendersi è lei, Laura Vignali: mai avrebbe immaginato un’eco così vasta per il suo “Il supplente”, l’ultimo di una bella serie di successi editoriali che l’hanno posta all’attenzione del panorama letterario nazionale.
Con non celato stupore, infatti, racconta di aver mietuto ottime recensioni nonché riconoscimenti gratificanti da ogni latitudine del nostro Paese, a partire dalla Puglia fino ad arrivare a Torino, dove addirittura il prossimo 22 maggio è stata invitata a presentare il libro oggetto di cotanta attenzione. Meritata, vien da dire spontaneamente, perché chi – come la scrivente – la segue sin dai suoi esordi non può che riconoscere quanto le qualità dell’autrice valorizzino racconti che, alla faccia del “giallo” in cui sono abitualmente impacchettati, sanno essere letture piacevoli a largo raggio per l’ampio respiro narrativo proposto, in cui accanto a una trama giallo-noir che lo definisce si aggiungono sfumature narrative che fanno trasparire tutto il peso che l’autrice attribuisce per fare da palcoscenico ai suoi personaggi: fatti storici, culturali, politici come avviene per esempio ne “Il delitto sui binari” (2016) ambientato a metà del 1800, durate i lavori di costruzione della ferrovia Porrettana, offrendone una bella ricostruzione storica; poi ancora “La susina triste” (2011) ambientata in Tunisia, dove ripercorre la Rivoluzione dei Gelsomini.
Donna di elevata cultura, prima ancora che insegnante, Laura Vignali ha trovato una formula altamente piacevole per scrivere, facendo sì che la lettura rappresenti sempre un momento in cui ci si possa davvero tuffare fra le righe, facendole nostre.
Andando oltre la capacità narrativa dell’autrice pistoiese, a completare il successo della formula adottata contribuisce non poco la familiarità dei suoi concittadini con fatti, personaggi, situazioni che prendono vita nella trama. Argomento, questo, che potrebbe sembrare affievolirsi sapendo che “Il supplente” ha spopolato nelle librerie ben lontane non solo da Pistoia ma dalla Toscana: il fatto è che la familiarità continua a restare coinvolgente ovunque, perché a restare protagonista delle vicende è sempre l’essere umano nelle sue mille sfaccettature, ovunque diverso e uguale con sentimenti, limiti, paure, emozioni… che si ripetono. E nelle quali ciascuno, in qualche modo, rilegge se stesso.