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L’altra realtà del reparto psichiatrico d’urgenza

Firenze – Lembi di rapporti, di discorsi, tra poesia ed epistolario. Raccolta di brevi lettere, schegge di dialoghi. Momenti trascorsi in un’altra realtà. Nel reparto ospedaliero di psichiatria d’urgenza.  Chiamato nel libro, Reparto 77. Per tanti anni. Legami oltre il limite del cosiddetto spazio sano.  Questo è il libro “L’arte di legare le persone” di Paolo Milone, Einaudi 2021.

Paolo Milone, alla sua prima esperienza letteraria, è uno psichiatra che dopo quarant’anni di lavoro ha deciso di dare una forma alle tracce lasciate dall’intensità della sua attività speciale. Sono ricordi sospesi, impressioni di segni sulla carta.

Dietro il linguaggio dello scrittore, talvolta privato della sostanza aggressiva, o chiassosa, dura, oppure silenziosa, che sicuramente si addensa in cui certi momenti di contatto con i matti, ci sono vite umane. Ci sono uomini e donne con delle esperienze che hanno lasciato un solco profondo nelle loro storie, rimodellando il senso delle cose, rinominando ciò che li contraddistingue come persone, le relazioni affettive, cambiando il senso di realtà.

Delle diverse fragilità delle tante Lucrezie, Chiare, Franceschi, Marcelli o Giulie si fa carico lo psichiatra nell’ospedale di Genova, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Così Milone cerca il rapporto con le persone del Reparto 77, aldilà delle loro sconnesse apparenze e oltre la ricerca scientifica. Le frasi dette e poi scritte non diventano un modo di relazionarsi fra persone ma hanno la capacità di legarle a una terra ferma. Alla terra ferma di una possibile realtà umana. Sono attimi di relazioni che intercorrono tra medico e paziente, che possono fermare un gesto fatale o ridare speranza a chi l’ha dimenticata.  Così non è importante il senso sano, è doveroso il lasciarsi andare cercando di far aggrappare il “matto” alla stabilità di un porto sicuro. Anche se la quotidianità ripete lentamente gestualità malate.

Dopo la pensione dello psichiatra sono riapparsi gli spezzoni di dialoghi, ma anche una nostalgia dell’abisso su cui ogni giorno rivolgeva lo sguardo, molto difficile da dimenticare.

Paolo Milone è coinvolto e si fa coinvolgere nel “suo” Reparto 77 come se non ci fosse separazione tra la sua professione psichiatrica, la sua umanità sana e le tristi, dolorose sorti dei pazienti. Un modo non comune di essere e di curare.

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