
Firenze – “Lupi mannari e cavalieri coraggiosi” di Alessandro Angiolini (Il Pozzo di Micene editore) : un libro avvincente, con narrazioni ricche di suspense che lasciano con il fiato sospeso.
Eppure non si tratta di un thriller ma di racconti che riconducono alle leggende e ad esperienze di via vissuta ai tempi in cui al posto dei social network c’ erano le veglie attorno al focolare o ,in estate, sotto il cielo stellato. Inevitabilmente, nel corso delle veglie, si finiva con i racconti delle paure e Alessandro Angiolini che ambienta le sue storie in un’affasciante Valdichiana arcaica e rurale ormai scomparsa, ci porta in un mondo di lupi mannari, di streghe di serpi regoli, di demoni e fantasmi.
“Nulla o quasi corrisponde al vero di quello che sto per narrarvi – scrive l’autore per avvertire che ogni riferimento a personaggi luoghi e avvenimenti è puramente casuale – ma i racconti scavano nell’immaginario della cultura contadina e sempre con un andamento narrativo forniscono anche spiegazioni scientifiche della licantropia e dell’idrofobia che spesso erano connesse. C’è poi tutta una serie di racconti che scaturiscono anch’essi dalla memoria collettiva e che fino a pochi decenni fa erano vivi con i loro risvolti tragici: i ricordi della prima guerra mondiale e dei nuovi “cavalieri coraggiosi” i fanti che sul Piave salvarono la Patria dall’invasione (i cavalieri di Vittorio Veneto, appunto). Tra questi spicca il racconto del mitragliere Franz che descrive con accenti di grande umanità il dramma di chi era costretto a sparare su soldati che, in omaggio a ordini insensati, dovevano attaccare allo scoperto e venivano falcidiati dalle mitragliatrici”.
E poi ricordi altrettanto tragici del secondo conflitto mondiale con l’occupazione tedesca e le esecuzioni sommarie dei partigiani ; vicende indelebili che hanno scavato le nostre coscienze e che restano vivi anche in questa società per altri versi così immemore
Poi storie più recenti come l’avvistamento di un Ufo e più antiche come le peripezie di un pittore del XIII secolo. Ma il motivo dominante è l’immaginario collettivo tipico dei paesi di campagna che per i nostri vecchi rappresentavano “ un mondo intero dove vivere tutta una vita immuni da quella che è oggi per noi un’esistenza frenetica che ci imbruttisce!”
In effetti, fino alla diffusione della radio e della televisione non si conosceva quello che succedeva nel resto del mondo oppure si trattava di notizie vaghe, remote. Spesso per quanto riguardava la cronaca nera non si sapeva nemmeno quello che accadeva a venti –trenta chilometri di distanza. Oggi che le paure sono di altro tipo, il terrorismo, la criminalità, l’inquinamento, le catastrofi naturali, le storie del tipo di quelle narrate in questo libro ricco di suggestioni, di retaggi ancestrali sono dimenticate ed è importante recuperarne la memoria ritrovare le atmosfere di un mondo perduto.
Insomma un testo denso di racconti “spiritosi, piacevoli ma anche intensi e toccanti” come ha scritto Lucia Pugliese nella prefazione – che spingono a indagare i tanti “misteri” di leggende che si tramandano da secoli nello scenario di una terra ricca di straordinarie bellezze paesaggistiche.