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“Nostra Patria è il mondo intero”, vita di Antonio Gamberi, minatore e poeta

Da scrittore a scrittore, Graziano Mantiloni recensisce per Stamp “Nostra Patria è il mondo intero” di Alessandro Angeli.

Grosseto – Ho un modo per giudicare il valore di un libro che probabilmente è molto personale: se dopo le prime trenta pagine non mi ha comunicato nulla mi comincia a suonare un bip bip interno, simile al sensore di parcheggio delle auto, e se dopo altrettante pagine sento ancora suonare finisco per parcheggiare il libro stesso senza appello. Ma se alla fine della lettura avverto un alito vitale pervadermi e, chiuso il libro, le sue pagine mi tornano alla memoria e non mi abbandonano per giorni, allora vuol dire che in quel libro c’era poesia, c’era la vita.

Mi è accaduto leggendo il libro di Alessandro AngeliNostra patria è il mondo intero, edito da Stampa Alternativa, 2016. Angeli, per inciso, è un autore grossetano, una penna facile come direbbe qualcuno, tra l’altro vincitore del “premio letterario città di Grosseto 2013” con un’opera che rievocava la vita del brigante Tiburzi.

Ma come è avvenuto che provassi un’attrazione così forte nei confronti di questa nuova narrazione che riprende, ricostruendola nel dettaglio, la vita di un maremmano ormai dimenticato, Antonio Gamberi, poeta, minatore, antifascista, scomparso nel 1944?
Pasternak diceva: “in ogni cosa ho voglia di arrivare […] al tumulto del cuore”, ovvero intendeva ricercare il piccolo per esprimerne la grandezza. E la storia narrata da Angeli segue pari pari questo percorso: si fa piccola, minima, povera fino a toccare le corde del cuore. Ammalia e rapisce, vibra di profonda inquietudine, tra ideali anarchici e socialisti di fine Ottocento, dell’amarezza dell’esilio, di profonde convinzioni pacifiste, si muove tra le gallerie nere di carbone, nell’ansia disperata di poter tornare fuori a rivedere la luce, le stelle, il verde della vegetazione.

E’ un’opera di finzione che, come scrive Alberto Prunetti nella prefazione, riesce a colmare il vuoto o le “zone d’ombra della ricerca storica, quelle che i ricercatori non hanno messo in luce, ad esempio il rapporto col mondo femminile, sempre in ombra nelle vite dei militanti dell’epoca”. Ma alla finzione Angeli affianca la ricerca paziente dei fatti e ricostruisce con efficacia i tratti della psicologia di un personaggio acuto e buono, sicuramente dall’intelletto non comune, svelandone i sentimenti più reconditi, e lo fa con la verosimiglianza che un vero scrittore sa produrre.

Altra caratteristica che vorrei sottolineare è costituita dal linguaggio. Angeli è uno scrittore che ci ha abituato, grazie alla sua ormai vasta produzione letteraria, a varie sperimentazioni linguistiche ed espressive (dal linguaggio dei bassi napoletani fino all’ultimo lavoro “musicale” intitolato Trasmission, vita morte e visioni di Ian Curtis – Joy Division), e in questo libro si avverte fortissima la sua capacità camaleontica di immergersi nel tempo, tra le pieghe della miseria quotidiana di poveri minatori dei primi del Novecento, che usano un dialetto spinto (il tu’ poro marito…), una costruzione della frase tipicamente locale (vai e guarda di movetti che sennò ci fai passa’ i guai a tutti), sciolta e carica di timbri orecchiabili, colloquiali, tipici di una toscanità i cui rimasugli si possono udire ancor oggi visitando qualche paesino sperduto della provincia. E’ attraverso il linguaggio, dialettale, rozzo e incisivo, che Angeli staglia il tondo di una figura popolare, misera, povera fino al patir quotidiano della fame, che però ci offre una ricchezza di sentimenti e di valori da costituire un monumento all’idealità.

antornio gamberiNel narrare la storia di Tonio, intercalata sapientemente con le poesie originali, l’autore ci invita, usando l’arte della ricostruzione esistenziale, a gustare la vita di questa figura marginale della società. Ce la offre palpitante in un ambiente descritto con precisione e suggestiva efficacia coloristica. La grandezza del narratore credo sia proprio in questo, saper far scorrere la vicenda fondendola, in un tutt’uno, con la descrizione dell’ambiente, una Maremma aspra, in cui la suggestione narrativa ci fa cogliere gli odori di una cucina di campagna, le luci fioche delle candele, le sensazioni del caldo o del freddo.

La vicenda potrebbe assumere il vago sapore dell’epopea sia per come l’autore ce la introduce e sia per le vicende che si susseguono e si intersecano con la figura di Antonio Gamberi. Ma quello che colpisce del protagonista è la sua straordinaria voglia di emancipazione culturale, le lotte per i diritti dei minatori, l’esilio in Francia, l’avversione viscerale alla guerra, fino all’antifascismo. Nonostante sia un libro il cui contenuto ci riporta indietro nel tempo, è ancora straordinariamente attuale per i valori che vi sono espressi e per i quali oggi si potrebbe ampiamente discutere. Basti a condensarne il pensiero quel grido semplice e lacerante che Tonio ebbe a scandire alla testa di un nutrito corteo di persone nel maggio del 1915: “abbasso la guerra”. 

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