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Pittori e poeti protagonisti della Liberazione di Firenze

Firenze – Difficile penetrare nei fatti e nelle vicissitudini recenti senza una distanza temporale, lo spazio che permette di inserire in un ampio contesto situazioni e personaggi abbastanza vicini alla nostra realtà. A smentire questa premessa c’è Nicola Coccia e il suo ultimo, avvincente libro. Come un raffinato mosaico, unisce le infinite tessere che raccontano i risvolti, anche quelli più inediti, delle persone che hanno preso parte, in vari modi e a vari livelli, alla rinascita dopo il fascismo, una delle pagine più tristi e buie della storia italiana.

Il suo libro “Strage al Masso delle Fate. Ottone Rosai, Bogardo Buricchi ed Enzo Faraoni dal 1933 alla Liberazione di Firenze”, Edizioni ETS, è la storia vera, frutto di un’eccezionale documentazione e ricerca durata quindici anni che hanno dato nuova luce ad alcuni protagonisti della resistenza antifascista e alla loro coraggiosa attività, di artisti come Ottone Rosai ed Enzo Faraoni, il poeta Bogardo Buricchi ma anche il giovane ventiquattrenne gappista Bruno Fanciullacci.

Tante persone coinvolte in molti avvenimenti temerari, come incursioni contro sedi fasciste, assalti, liberazione di antifascisti, sempre rischiando la vita, tra cui uno in particolare carico di suspense, ricostruito nei minimi dettagli, quando un gruppo di otto partigiani fece deflagrare un treno al Masso delle Fate, Carmignano,  con otto vagoni carichi di esplosivi, pronti per raggiungere quattro destinazioni, ed essere utilizzati dai tedeschi per rallentare l’avanzare degli alleati e seminare morte e distruzione fra la popolazione. “Sembrava la notte dell’Apocalisse”. L’attacco compiuto tra il 10 e l’11 giugno 1944 finirà però in tragedia e la metà di loro salterà in aria.

Grazie all’intenso lavoro di ricerca l’autore ha scoperto tra le carte dell’Archivio di Stato quali fossero i quattro luoghi a cui erano destinati gli esplosivi.

Le altre, tante, imprese documentate in una Firenze sfinita dalla guerra, con descrizioni vivide e con i nomi di quelli che rischiarono o persero la vita per combattere il fascismo, permettono di delineare più precisamente quel periodo. Il libro stesso diventa memoria storica. In quel contesto estremamente duro e violento si inseriscono alcuni scorci di vita degli esponenti dell’arte del periodo prebellico le gesta di Ottone Rosai, fascista della prim’ora che ripudia successivamente il partito di Mussolini e permette a tanti partigiani di rifugiarsi nella sua casa in via de’ Benci o nello studio in via San Leonardo. Qui trovano riparo Enzo Faraoni dopo la devastante impresa al Masso delle Fate dove fu ferito e Bruno Fanciulacci che poco dopo finirà nelle mani di Carità, e dopo torture indicibili si suicidò senza aver mai fatto i nomi dei compagni.

Il libro racconta anche l’epilogo di tanti partigiani. E la fine dei loro carnefici. Come Mario Carità delle SS italiane, il mostro che torturava e uccideva a Villa Triste nel tentativo di estorcere informazioni ai prigionieri, spesso partigiani. La sua fine si compie in un casolare vicino al confine. Infine l’uccisione di Giovanni Gentile a opera dei partigiani fiorentini. Nel contesto si trovano personaggi che faranno parlare di sé nel futuro, come Oriana Fallaci, Paolo Cavallina e Vasco Pratolini.

Un libro di grande valore storico, complesso e impeccabile che si legge con entusiasmo e curiosità. Una scoperta interessante della Firenze di quel tempo.

Nicola Coccia, giornalista e scrittore, ha collaborato all’Avanti nel 1966. Ha lavorato nella redazione fiorentina del “Lavoro” di Genova, diretto da Sandro Pertini e successivamente alla Nazione nell’estate 1978, si è occupato dei principali fatti di cronaca che hanno segnato la storia di Firenze negli ultimi 30 anni.
Nel 2016 ha vinto il premio nazionale Carlo Levi con il libro “L’arse argille consolerai: Carlo Levi dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti”, Edizioni Ets.

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