
Firenze – “Sono sempre riuscito a trovare dentro di me una forza, la forza della vita, il mio amore per la vita e per gli altri. Ciò che conta è davvero l’energia. E l’energia è semplicemente non avere paura. È guardare la gente dritto negli occhi con amore. La bellezza che è nell’anima è sempre nello sguardo. È lo sguardo che parla. Ci sono sguardi più o meno pesanti, ma uno sguardo deve sapere reggere. Niente è più bello e più stimolante di guardare l’anima dell’altro”.
E’ questa grande vitalità di Gérard Depardieu che ti colpisce quando leggi il suo libro “Innocente”, un memoir, uscito nel 2015 in Francia ( Paris, Le Cherche Midi) e pubblicato, in Italia, nel 2016, da Edizioni Clichy, Firenze.
Un’autobiografia fuori dagli schemi, in cui l’attore, con uno sguardo consapevole sull’oggi e nessun rimpianto per il passato, parla della sua vita e delle sue emozioni.
Con grande sincerità, Depardieu fa nomi e cognomi, esprime la sua indignazione e non risparmia nessuno, soprattutto il potere in tutte le sue forme, da quello delle grandi case di produzione cinematografiche e televisive, a quello dei media che hanno raccontato da vicino i suoi amori, i suoi problemi con l’alcol e molto altro.
“Nella letteratura, nell’arte, nel cinema, mi sembra che l’artista o il poeta stiano perdendo terreno. C’è sempre più calcolo e meno verità”, afferma Depardieu.
L’attore svela anche le sue fragilità, i vuoti interiori incolmabili, la generosità insaziabile, la capacità d’intuizione negli altri. Racconta la sua infanzia, i suoi amori, le amicizie, i suoi sbagli.
Depardieu scrive che è meglio vivere piuttosto che rinunciare, meglio sbagliare, ma assumersene le responsabilità, piuttosto che avere paura di fallire. Però non dice mai di fare come lui. Eccetto una cosa: vivere fino in fondo la propria vita.
“Rivendico- afferma l’attore- totalmente la mia stupidità e i miei casini. Perché c’è qualcosa di vero. Spesso solo gli idioti non ne fanno. Io non so gestire. Seguo l’andare e, qualche volta, subisco l’amore verso la vita e verso gli altri. Quegli amori che, come diceva François Truffaut, sono gioia e sofferenza. Non cerco di essere un santo. Non ho niente in contrario, ma fare i santi è faticoso. La vita di un santo è noiosa. Preferisco essere quello che sono. Continuare a essere chi sono. Un innocente.”
Depardieu sa giocare con lingua, coi registri e le espressioni, ne dosa le pause e i ritmi, sa come produrre ironia e, fin dall’inizio, si capisce che vuole arrivare alla gente, ma mai impoverendo il parlato, bensì padroneggiando il linguaggio in tutte le sue sfumature.
“Innocente”, un libro complesso e contraddittorio ma necessario perché sincero e coraggioso.
Gèrard Depardieu – “Innocente”- traduzione di Paola Checcoli- Edizioni Clichy- pag.163- euro 15