
E' stato ed è ancora l'uomo per tutte le stagioni del balletto italiano. Si è diviso per oltre trent'anni con grande capacità tra balletto classico, varietà televisivo e musical e sia che ballasse con Heather Parisi o che declinasse un’ardua variazione accademica o cantasse e recitasse nelle vesti di Gene Kelly. La sua innata vivacità e una preparazione artistica di tutto rispetto gli hanno garantito sempre successo e benevolenza da parte dei suoi spettatori.
E' questo il segreto di Raffaele Paganini, danzatore dall'inconfondibile “parlata” romanesca, noto anche al grande pubblico, grazie alle sue prove da show man in varietà tv e alle numerose esperienze nel musical con titoli come Un americano a Parigi, Cantando sotto la pioggia e Sette spose per sette fratelli, la cui carriera è un concentrato di tutto il danzabile che c'è, vissuto, come lui stesso racconta, con assoluto divertimento.
Paganini ha vissuto la sua carriera passando, con la medesima disinvoltura di uno dei suoi celebri grand jetes, dai palcoscenici dei teatri lirici (in cui è stato étoile del Corpo di Ballo dell'Opera di Roma e stella ospite di compagnie internazionali), ai set televisivi, agli spazi dei festival e dei teatri su e giù per l'Italia.
Poi, nel 2006, ha fondato una compagnia di balletto moderno che porta il suo nome, ed ha così potuto concretizzare la sua visione della danza che deve essere coinvolgente, teatrale, accattivante e attirare con la sua gioiosa bellezza anche il pubblico meno esperto. Così è stato nel programma realizzato per il “Florence Dance Festival” che ha riunito alcuni cavalli di battaglia della lunga sua vita artistica coreografati da Luigi Martelletta, amico da quando studiavano insieme alla Scuola di danza di Roma.
Lo spettacolo ha avuto inizio con un estratto dal suo musical preferito, Un americano a Parigi, da lui ripetutamente eseguito in una rielaborazione che segue il doppio binario della celeberrima opera originale scritta da Gershwin durante il suo soggiorno parigino e della versione cinematografica di Minnelli, con brani danzati sulle musiche irresistibili di George Gershwin, in un melange tra danza jazz e tocchi classici e un tratteggio che rimanda alla Parigi anni ’30 ispiratrice con la sua vitalità e gioia di vivere di tanti artisti e intellettuali americani.
A seguire, sulle musiche di Astor Piazzolla, una sequenza di tango il ballo che Paganini ama per il suo essere un insieme di passionalità, rigore e emozione, ma anche malinconia e ricordo, in cui il rapporto tra uomo e donna diventa un perenne corteggiamento carico di promesse.
Dopo un brano squisitamente concertante e di stampo neoclassico, la serata si è conclusa con un altro leitmotiv di Paganini, il Sirtaki, danza resa popolarissima da Zorba il Greco, per molti anni campione di incassi tra gli spettacoli di danza. Qui la travolgente danza popolare greca, guidata da un Paganini danzatore-demiurgo, è divenuta un inno alla fratellanza, alla comunione di spirito e a quella gioia di danzare che il ballerino continua ancora a cercare e a regalare.
crediti fotografici: Enrico Della Valle