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La danza sportiva, questa sconosciuta

Se ne parla, anche sulle pagine di questo giornale, ma pochi sanno cosa è realmente la danza sportiva. Eppure si tratta uno sport a tutti gli effetti:  semplificando, potremmo dire che è il mondo del ballo che diventa agonismo, con tante danze, suddivise nei due comparti delle danze di coppia (solitamente definite "sportive") e danze artistiche.
L'età migliore per cominciare a praticarla è tra i 4 ed i 5 anni, momento in cui si è molto mobili, ed è possibile sviluppare simmetricamente tutta la muscolatura ed aumentare l'agilità ed il coordinamento. Ma non esistono limiti di età, sia per iniziare che per continuare a ballare: come sostengono i grandi campioni, l’importante è volere fermamente il massimo, ovviamente in relazione all’età e alla condizione fisica, e le vittorie non mancheranno.
Come in tutti gli sport, sono previste competizioni che vengono organizzate in più livelli: dall'amatoriale, all'agonismo di base e agonismo vero e proprio, fino alla classe  Master, riservata ai tecnici competitori.
Nel tempo, dalla dimensione ludica della danza, che è quella immediatamente più attraente, si è passati allo sport propriamente detto, e quindi all'agonismo.
E' stato un percorso lungo: dalle prime gare di ballo, basate su regole semplici, si è giunti al confronto e, infine, alla ricerca di vittoria competitiva.
D'altra parte per attribuire alle esibizioni una reale valenza di gara è stato necessario mettere a punto molte norme: si sono stabilite suddivisioni dei competitori per discipline, livelli di età e classi relative alle fasi d’apprendimento, ed oggi le gare di ballo sportivo presentano grandi atleti valutati da giurie molto qualificate.
La cultura delle competizioni di danza si afferma a partire dagli inizi del ‘900, sia sul piano della elaborazione di teorie e tecniche sia come confronto atletico sulle piste: il ballo diventa progressivamente impegno e business e si connota sempre più come attività artistico-sportiva.
La necessità di una standardizzazione ne è stata la logica premessa e conseguenza, pur realizzata gradualmente e segnata da contrapposizioni forti come quella storica tra scuola francese e inglese, ed ancor oggi da polemiche ed affermazioni di ruolo tra federazioni, anche all’interno del nostro paese.
L'Italia, nel quadro di questo difficile percorso di  revisione e adattamento delle principali danze, ha svolto infatti un ruolo determinante mentre sorgevano i primi Organismi internazionali intesi come autorità preposte a gestire le discipline della danza.
Sono stati perfezionati ed unificati regolamenti e statuti, sono sorte le attuali Associazioni dei Maestri di Ballo finché si è giunti alla costituzione delle Federazioni Nazionali di Danza Sportiva ed alla loro confluenza nella IDSF (International dance sport federation).
La danza da competizione è divenuta sport ufficiale in Italia nel 1995 grazie alla nascita della FIDS (Federazione italiana danza sportiva), l'unica riconosciuta dal CONI, ed è stata inserita tra gli sport olimpionici nel 2007.
Ma anche per le Olimpiadi del 2020 le scelte sono già state fatte. E' una notizia che ha avuto poca risonanza, ma l'esecutivo del CIO ha già steso la shortlist dei nuovi sport  che vi parteciperanno: baseball, softball, karate, wushu kung-fu, roller, arrampicata sportiva, squash, wakeboard.
Niente danza alle Olimpiadi, eppure è uno sport che non ha affinità con altri presenti nel programma olimpico e che introdurrebbe un’autentica novità, anche  culturale. Quanto ancora dovremo aspettare?


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