Ballare è sempre stata considerata attività disdicevole, o quanto meno fatua, a meno che non si svolga in occasioni “controllate” e rigorosamente con il proprio partner di vita. Pregiudizi radicati da secoli nella mentalità comune, e il fatto che – ormai da anni – il ballo sia ufficialmente uno sport non ha inciso su credenze e preconcetti.
Certo, negli ultimi anni dire che “il ballo fa bene” è diventato quasi una moda e medici di varie specialità – non sempre con totale consapevolezza tecnica – lo suggeriscono ad anziani, disabili o a persone colpite da patologie neurologiche. Sembra che la danza stia vivendo una seconda giovinezza, quasi un riscatto rispetto alla sua cifra specifica, l’inaffidabilità e la pericolosità dei luoghi in cui si svolge: quelle sale da ballo, in cui si trovano più elementi che possono “creare le condizioni per uscire dai canoni dell’ordine e della compostezza”. (cit. Tonelli)
D’altra parte pochi percepiscono che i luoghi in cui si balla e gli obiettivi che motivano il danzare determinano la distinzione tra ballo inteso nella sua dimensione ludica e sociale e ballo nella sua accezione sportiva e tecnica. Una differenza non da poco, visto che la danza sportiva è un’attività che richiede un grande impegno fisico e mentale, per lo più sottovalutato. Anche dagli stessi ballerini – come emerge dalla tesi di laurea triennale in Scienze motorie da poco discussa a Firenze da Federica Mordini – che spesso trascurano la complessità del proprio fisico e della propria salute.
L’assunto della tesi è semplice ma non scontato: il ballo è uno sport, e come tale richiede un allenamento finalizzato a porre l’atleta in condizioni ottimali per affrontare e vincere le gare e per non incorrere in gravi infortuni (la polemica sul suo essere arte o sport è ancora in voga: non potrebbe essere un’arte sportiva o uno sport artistico?).
Nello specifico, la tesi tratta di ballerini di Danze Standard (Valzer inglese, Slow Foxtrot, Quickstep, Valzer viennese e Tango) i quali, sembra, si allenano esclusivamente ballando e tralasciando una preparazione atletica più ampia.
Questo non è sempre vero: i ballerini professionisti di alto profilo in genere hanno un preparatore atletico, così come sono seguiti da un dietologo e da un fisiatra. Molto più casuali sono i dilettanti e gli amatori che di solito ritengono si possa raggiungere una perfetta forma fisica esclusivamente allenandosi danzando. Anche se, naturalmente, tutto dipende dall’insegnante-preparatore e dalla sua capacità di guidare l’allievo verso percorsi fisici e artistici ottimali.
Ma la tesi di Mordini va oltre, perché propone un protocollo di allenamento che può influire positivamente sulle performance. Si tratta di un protocollo composito, che parte da una necessaria preparazione mentale, tale da garantire un buon autocontrollo in gara. I mental coaches che si occupano di ballerini sono ancora pochi – si dice giustamente – sempre perché la danza è ritenuta un “non sport”. Eppure la tensione psico-emotiva a cui sono sottoposti i competitori è altissima per molti motivi: primo fra tutti la necessità di danzare con un altro che si deve sostenere, coordinare e agevolare nei movimenti e a cui è indispensabile comunicare informazioni. Il tutto mentre si offre a giuria e pubblico un’immagine di armonia, fluidità e naturalezza.
Impresa ardua, ma la danza sportiva è uno “sport tecnico-combinatorio” e in quanto tale basato sulla corretta esecuzione dei movimenti da parte dei componenti della coppia: basta un braccio troppo aperto a rovinare l’insieme e far escludere da una competizione. Dunque, nervi saldi, memoria e autocontrollo diventano premesse indispensabili, anche perché in gara le piste sono affollate da coppie e la necessità di variare i programmi e improvvisare diventa prassi. Ma non solo. Se nella danza sportiva si attivano tutti i muscoli del corpo, è opportuno sottoporsi a un rafforzamento muscolare, oltre che all’allenamento della capacità aerobica.
Non entriamo in dettagli, ma la campionatura proposta da Mordini risulta completa: dall’allenamento della forza a quello della resistenza, velocità, rapidità ed equilibrio fino alla coordinazione, imposta dalla necessità di compiere più movimenti contemporaneamente.
Certo, si tratta di un impegno notevole che chi balla solo per divertimento e non si impegna in gare e competizioni può ritenere troppo pesante. E le scuse per evitarlo non mancano mai: troppo il tempo da dedicare agli esercizi, troppa la fatica e il dispendio di energie. Ma il rimedio esiste e un po’ di vanità non fa mai male: basta pensare che finalmente avremo un corpo tonico e asciutto e ridurremo i livelli di stress. D’altra parte, l’importante non è la quantità ma la qualità degli allenamenti. Da farsi, ovviamente, a tempo di musica.
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Referenze fotografiche: pourfemme.it