
Firenze – Non c’è da stare allegri, davanti ai dati che snocciola via via Andrea Francalanci, relatore del terzo Rapporto sull’abitare che l’Osservatorio regionale ha emesso in questi giorni. Anche se il tono è quello impersonale del tecnico e si evidenziano i punti di “forza” da cui riparte la Regione Toscana, vale a dire la funzione sociale dell’abitare e la particolare attenzione dedicata al mondo universitario degli studenti fuori sede, tuttavia i dati non cambiano: una serie di segni meno per quanto riguarda un mercato immobiliare che, dopo “l’abbaglio” del 2010, di ripresa non vede neppure l’ombra in lontananza. Eccoli: dati del 2011, diminuisce il volume complessivo dei fabbricati per cui i comuni hanno rilasciato i permessi per costruire, -18,4%, seguito da un -20,9% per il numero di abitazioni previste; giù le compravendite che dopo il +2,2% che aveva fatto girdare alla fine della discesa nel 201, perdono il 5,1% nel 2011 e il -26,7% nel 2012. Peggio della media nazionale, che si assesta, sempre nel 2012, sul – 25,7%.
Emergenza? Sì, almeno a stare a quanto spiega il vicepresidente della Regione Stefania Saccardi, vera esperta del settore, dal momento che ha retto nell’incarico precedente, il difficile assessorato alla casa del Comune di Firenze. Un’esperta, dunque, a cui non sfugge ciò che rimane uno dei punti più critici e per ora senza speranza della situazione: vale a dire, il “crollo” degli acquisti con accensione di mutuo ipotecario soprattutto in Toscana. Una motivazione, la più evidente ma anche quella decisiva, è enunciata proprio dalla stessa vicepresidente, che punta il dito sul dato oggettivo del ridimensionamento non avvenuto dei prezzi delle case in Toscana. Insomma, le case continuano a costare tanto, nella nostra regione, nonostante la crisi, e producono il cosiddetto indice di accessibilità negativo per le famiglie. Vale a dire, come spiega Saccardi, che quando il rapporto fra la rata del mutuo eventuale e il reddito famigliare supera il 30%, la famiglia non ce la fa. In parole povere, stipendi bassi e prezzi alti fanno in modo che il mercato immobiliare rimanga in stallo. Spiegato in numeri, se nel 2010 si era assistito a quella che pareva la rincorsa per la ripresa, passando al +12,1% , la scivolata del 2011 e il crollo del 2012 (-38,2% in valori assoluti) avevano seccato le speranze.
La conseguenza? Eccola. Nonostante la Toscana rimanga terra di proprietari, conservando un numero molto alto di cittadini che vivono in “casa propria” (nel 2011 erano oltre il 71% e ,se si considerano le famiglie in usufrutto o comodato gratuito, si sfiora l’82%), l’attenzione delle istituzioni si va rivolgendo sempre più sulle locazioni. Infatti, si mantiene e cresce l’intenzione da parte dell’istituzione Regione di investire risorse nel fondo per la locazione, che significa rafforzare l’istituto degli affitti a canoni sociali. Un fondo in cui vanno a confluire 6 milioni di provenienza statale, più 4 milioni di contributo sfratti (lo speciale fondo sfratti costituito dal precedente assessorato alla casa e riconfermato a tutt’oggi), più i contributi regionali veri e propri, fino a pordurre un “tesoretto” di circa 20 milioni. Con la speranza, come annota Saccardi, che il Patto di stabilità, che contempla anche queste misure emergenziali sull’abitare, non frustri i tentativi di alleviare la situazione di tante famiglie in difficoltà.
Già, perché il vero problema della locazione è il capitolo sfratti. Nonostante la nostra Regione contempli ormai da qualche anno la categoria della “morosità incolpevole” cui soccorre in parte col famoso fondo di cui sopra, tuttavia la modalità dell’esecuzione con forza pubblica non solo non è contenuta, ma è in crescita. Complice la crisi che toglie spesso in modo repentino il sostentamento alla famiglia (particolarmente grave la situazione dei nuclei a monoreddito), gli sfratti in Toscana sono in aumento: le richieste tra il 2011 e il 2012 sono cresciute del 3,1%, i provvedimenti emessi sono cresciuti del +10% e le esecuzioni vere e proprie del +1,7%. A conti fatti, nel 2011 le famiglie che vivevano con la spada di Damocle dello sfratto sopra la testa erano in Toscana quasi tre famiglie su 100, conteggiando quelle che vivevano in locazione reperita sul libero mercato e escludendo quelli che alloggiavano in alloggi Erp.
E l’Erp, ovvero l’Edilizia residenziale pubblica, meglio conosciuta come “case popolari”, merita un discorso a parte. Circa 50mila unità immobiliari, la parte del leone la fa Firenze dove sono concentrate circa il 25,7% dell’intero, seguono Livorno col 17% e Pisa col 12,8%. Milleduecento le unità in costruzione. Ma le energie, come spiega Saccardi, sono concentrate sul recupero dell’invenduto e il ripristino delle cosiddette unità di risulta, vale a dire quelle abitazioni vuote che hanno perso le caratteristiche di abitabilità che vanno ricostituite. Una serie di positività, l’utilizzo di queste abitazioni ce l’ha: “Il fatto di trovarci con abitazioni già costruite che consentono il risparmio di altro suolo pubblico”. Quante sono le abitazioni di risulta? Quante quelle occupate senza titolo? Eccole: su 50mila alloggi, 1500 sono sfitti, di cui 700 occupati senza titolo (esempio classico, l’assegnatario muore e rimangono i parenti) o abusivi (lo “sfondamento”). Una percentuale, nonostante le periodiche levate di scudi, tutto sommato molto contenuta.
Infine, occhio particolare al settore delle residenze universitarie, su cui anche si appuntano gli investimenti e le attenzioni regionali. Anche perché “occuparsi delle situazioni ambientali degli studenti”, come ricorda Francalanci, è sicuramente di interesse “sociale” e rientra a pieno titolo nel capitolo edilizia sociale.
Ancora, e il dato fa comunque pensare, non dimentichiamo che a Firenze, attorno alle “occupazioni” più o meno recenti, c’è un “giro” di circa mille persone, fra cui una buona percentuale di minori. E anche questi, che piaccia o no, rientrano a pieno titolo nel capitolo “emergenza abitativa”.