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Accordo TTIP, le Regioni difendono i prodotti Dop, Igp e Stg Economia

Roma – Ieri un’audizione di rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome presso la commissione Agricoltura della Camera in merito alle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell’Accordo di partenariato trans-atlantico su commercio e investimento (TTIP, Transatlantic Trade and  Investment Partnership) tra Unione Europea e Stati Uniti d’America. Temi fondamentali sollevati dalle Regioni: tutela analoga a quella europea per i prodotti delle indicazioni geografiche”, considerando che la tutela nel territorio statunitense è garantita solo attraverso complesse e costose iniziative legali, un regime di equivalenza delle misure sanitarie e fitosanitarie fra le analoghe normative europee e statunitensi, l’armonizzazione degli standard microbiologici e di sicurezza alimentare stabiliti da USA e Unione Europea” e un’ etichettatura chiara e completa.

A guidare la delegazione e ad illustrare la posizione delle Regioni è stata l’assessore della Regione Emilia-Romagna, Simona Caselli, che ha lasciato agli atti un documento approvato dalla Conferenza delle Regioni e due risoluzioni, la numero 453 e la numero 826, approvate il 25 giugno dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.

Richiamandosi alle conclusioni contenute nella nota di approfondimento “Indagine conoscitiva sulle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell’accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti (presentato da Paolo De Castro alla Camera sulle esportazioni agroalimentari italiane verso gli USA) totalmente condivisa, la Conferenza delle Regioni e delle province autonome ha, in aggiunta, consultato alcune rappresentanze del mondo imprenditoriale del settore agricolo e alimentare al fine di raccogliere ulteriori informazioni in merito alle difficoltà che si riscontrano attualmente nelle relazioni commerciali fra Europa e Stati Uniti, affinché anch’esse possano trovare soluzione nell’ambito della trattativa.

Il primo tema affrontato dall’assessore Caselli è il riconoscimento delle indicazioni geografiche il cui valore in termini numerici ed economici è molto alto, “per questo è necessario che sia garantita una tutela analoga a quella europea”.  Secondo recenti indagini – sottolinea il documento della Conferenza –  il valore alla produzione complessivo delle Dop, Igp e Stg italiane è oggi stimato in 6,6 miliardi di euro, che corrispondono a 13,2 miliardi di euro fra mercato nazionale ed esportazione, mentre il settore coinvolge oltre 80.000 imprese, 75.000 delle quali agricole. L’Emilia-Romagna rappresenta una parte notevole di tali valori: l’8% delle imprese agricole concorrono a realizzare oltre il 40% del valore delle Dop e Igp”.  “Il problema – ha spiegato Caselli –  è che la tutela nel territorio statunitense è garantita solo attraverso complesse e costose iniziative legali” ed è quindi quanto mai  “opportuno fare in modo che la normativa USA conceda alle produzioni Dop e Igp registrate le stesse garanzie vigenti in Europa”.

Altra questione sollevata dall’assessore dell’Emilia-Romagna è quella relativa alle misure sanitarie e fitosanitarie. Anche in questo caso – ha sottolineato la Caselli – “sarebbe opportuno assicurare un regime di equivalenza fra le analoghe normative europee e statunitensi. Occorre evitare che il diritto delle parti di valutare e gestire il rischio conformemente al livello di tutela che ciascuna considera appropriato possa  trasformarsi nella possibilità di decidere arbitrariamente misure di protezionismo.

Altro tema fondamentale – sollevato dalle Regioni – è quello della sicurezza alimentare. Sarebbe opportuna l’armonizzazione degli standard microbiologici e di sicurezza alimentare stabiliti da USA e Unione Europea”. In questo ambito, particolarmente spinose sono le questioni, relative alle coltivazioni OGM, alla clonazione, all’utilizzo negli Stati Uniti di ormoni della crescita nella zootecnia, all’uso di antibiotici e altre sostanze difficilmente compatibili – almeno in misure eccessive – con la produzione di alimenti, anche se questi argomenti non rientrano nel negoziato.

L’assessore dell’Emilia-Romagna ha poi ricordato la necessità del rispetto del principio di reciprocità ed equivalenza, il cui mancato rispetto impone frequentemente la duplicazione dei controlli  e un appesantimento burocratico, spesso a spese degli esportatori/produttori e “di fatto si tratta di un innalzamento di barriere doganali”. Di particolare delicatezza è anche la questione della risoluzione delle controversie. Preoccupa l’ipotesi che l’accordo imponga ai cittadini europei, singoli e in associazione, a rivolgersi non al giudice nazionale, ma a un tribunale di natura privata per tentare un arbitrato lottando a proprie spese – presumibilmente – contro gli staff legali delle multinazionali. “Tale soluzione dovrebbe quindi essere evitata”.

L’ultimo richiamo delle Regioni e per l’etichettatura: “è fondamentale – ha sottolineato la Caselli – che le informazioni in etichetta siano chiare e dettagliate, per mettere il consumatore in grado di comprendere con chiarezza le informazioni e poterle utilizzare nelle proprie scelte di acquisto”.

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