
Firenze – Affitti brevi, la passione e il danno. Da anni, in tutte e città europee, si dibatte dell’impatto che l’ondata di affitti brevi tusitici produce sulle città, i particolare quelle d’arte: innalzamento incontrollato dei prezzi, spopolamento della popolazione residente, una serie infinita di case-spot vuote e tutte uguali che accolgono il turista e poi un altro e un altro ancora, come una grande macchina da soldi e divertimento. Quanto di più lontano da un lato alla vita vra delle città, dall’altro a quel miraggio di “piccola economia famigliare” che per anni è stata narrata come lo spirito vero del fenomeno.
A fare giustizia di tale idilliaco paravento, ieri sera in piazza dei Ciompi a Firenze, sono stati i numeri e le analisi basate sui numeri. Intanto, la fotografia emersa dalla ricerca del professore dell’Università di Siena Antonello Romano, esposta ieri all’evento organizzato dai promotori del referendum cittadino ‘Salviamo Firenze – Firenze nella giungla degli affitti brevi’, illustra la dinamicità del fenomeno. Nel 2023, come spiega Romano mentre scorrono le slides, l’offerta di alloggi a Firenze sulla piattaforma online Airbnb propone il 78% di appartamenti interi, il 19,8% di stanze private, l’1,8% di affitti a lungo termine e lo 0,4% di stanze condivise. Se questa è la natura del fenomen, il suo impatto
In sintesi, la fotografia emergente dalla ricerca di Romano, “mostra che Airbnb determina effetti trasformativi alla scala intra-urbana e amplifica le dinamiche di spopolamento in termini di popolazione residente”.
“La de-strutturazione spaziale del fenomeno Airbnb è utile a decodificare processi che sottostanno alle dinamiche al centro del dibattito odierno – spiega il professore – le trasformazioni avvengono in chiave intra-urbana, amplificando le dinamiche di spopolamento in termini di popolazione residente. La polarizzazione di offerta e domanda avviene non solo per l’attrattività del centro in quanto tale ma anche per processi e meccanismi ‘poco visibili’ che la allargano in altre zone. Inoltre la crisi da Covid-19 – continua – ha mostrato una flessione dell’offerta ma al contempo alcune aree di attivazione di nuovi Airbnb. In generale, il centro storico di Firenze decresce del -3% tra il 2019 e il 2020 nell’offerta di affitti brevi mentre altri quartieri (es. Campo di Marte) hanno disattivato gli annunci in quota maggiore rispetto al centro nello stesso periodo (-9.5%). Al netto delle fluttuazioni del mercato, la polarizzazione al centro rimane elevata (anche se lievemente minore rispetto ai livelli pre-covid), pertanto la questione della conversione diretta di appartamenti interi per affitti brevi rimane centrale. Infine la fotografia attuale conferma la trasformazione del mercato degli affitti brevi di Airbnb (es. crescita di Corporate Hosts ma anche ‘Hotel rooms’ che offrono i propri servizi – le camere – via Airbnb). Ad oggi a Firenze la maggior parte dell’offerta di Airbnb fa riferimento a interi appartamenti (78% del totale) per affitti brevi mentre solo 1.8% fa riferimento a long-term rentals via Airbnb”.
Un fenomeno destinato a crescita infinita, proprio in virtù del fatto che la sua natura è capace di trasformarsi via via che cambiano le situazioni ambientali? No, se si riesce a giungere a una regolamentazione. Ne è convinto il professore della Sapienza di Roma Filippo Celata, che ha analizzato la regolamentazione degli affitti brevi.
“Le città italiane in Europa sono le uniche a non aver introdotto alcuna regolamentazione degli affitti brevi. Il fenomeno dovrebbe essere un’attività svolta in modo non professionale, da tenere distinta rispetto a quelle ricettive. Il nostro Paese potrebbe “semplicemente” copiare quanto funziona nel resto del continente – dice Celata – Il nostro studio si occupa anche delle conseguenze. Non neghiamo che la questione sia complessa. Le competenze sulla materia sono divise tra Stato, regioni ed enti locali: il tema è la volontà politica di volerla risolvere. Due settimane fa il governo Portoghese ha dato una stretta alle politiche di attrazioni per chi è in pensione e il blocco delle licenze per locazioni turistiche. In Italia non abbiamo neppure le licenze. Dal nazionale basterebbero due righe di norma”.
Dai numeri e dalle slides, emerge infatti, che le regolamentazioni e i limiti psti dalle città del resto d’Europa al fenomeno, pur non sconfiggendo l’iper turistificazione, ne hanno però ridotto in maniera visibile l’impatto. Intanto, per quanto riguarda la riconversione di appartamenti residenziali in affitti brevi dedicati ai turisti, il dato presenta un -30%, mentre, per quanto riguarda la spinta a favorire l’affitto di stanze piuttosto che di interi appartamenti ci si aggira sun -25% che si allinea con la capacità della regolamentazione di favorire i gestori non professionali piuttosto che i grandi operatori (-25%). L’unica eccezione sono ormai le città italiane”.
La strada dunque sarebbe una e una sola, seguire la necessità ormai impellente di mettere in atto regolmentazioni al fenomeno. In quali direzioni, lo indicano, fra i presenti, Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, di Sinistra progetto Comune, lanciando la necessità di prendere in considerazione concreta “le proposte sul territorio che esistono, a partire da quelle avanzate da Sunia e Associazione Progetto Firenze. Lavoreremo per studiare quali osservazioni al Piano operativo potranno aiutare”. Fra gli strumenti capaci di portare il problema sotto i riflettori della città, ricorda Massimo Torelli, del comitato promotore del referendum “Salviamo Firenze”, “la presentazione dei quesiti, che è uno straordinario strumento per riaprire una discussione sulla nostra città e i suoi mali. Oggi mettiamo i riflettori su un fenomeno che ci sta avvelenando: gli affitti brevi turistici non regolamentati e privi di controllo che stanno allontanando residenti sia dal centro che dal resto della città”.
“Serve una volontà politica chiara, che non può limitarsi a esprimersi con una raccolta firme o una richiesta di dibattito parlamentare “di parte” (soprattutto con l’attuale maggioranza) – incalzano Bundu e Palagi – confidiamo che eventi come quello di oggi possano aiutare anche gli altri gruppi consiliari a sostenere la causa dei quesiti referendari, in attesa del parere di ammissibilità da parte del Collegio eletto nel Salone de’ Dugento. In tal senso ci teniamo a ringraziare il Movimento 5 Stelle, presente anche oggi, con il capogruppo Roberto De Blasi”.
Fra i relatori, Grazia Galli di Progetto Firenze, che inizia richiamandosi all’ottimismo indotto dai dati emersi nella ricerca del professor Celata, che “mostrano che laddove si mettono regole, le cose funzionano, tanto più tenendo conto del fatto che i dati di Celata provengono da situazioni in cui le regole esistono da non mlti anni, e hanno resitito a una pandemia e ai ricorsi di Airb&b. Partiamo, nel caso italiano, dal fatto che nel nostro Paese serve una legge nazionale, che faccia rientrare gli affitti brevi nella definizione di attività recettive, per renderli regolamentabili. Una proposta di legge nazionale c’è, nata per iniziativa di un movimento venziano, ATA, acronimo diAlta Tensione abitativa, che insieme ad Ocio ( Osservatorio CIvicO sulla casa e la residenza) si sono attivati lavorando per circa un anno insieme e confrontandosi con varie realtà fra cui, nella nostra città, Sunia e Progetto Firenze. Lavoro che ha permesso di mettere in piedi una proposta che anche se non perfetta, permetterebbe di agire anche sul pregresso che già c’è nelle città, non solo affitti brevi”.
“Questi meccanismi insegnano ad alzare l’attenzione su meccanismi che si allargano anche con la nostra collaborazione ma che poi vanno fatalmente a ricadere sugli spazi vitali ed erodono la possibilità di controllo democratico sulla spesa pubblica, come nel caso della tassa di soggiorno, che andrebbe abolita in quanto ingiusta iniqua e distorsiva del rapporto fra pubblica amministrazione e industria del turismo”, conclude Galli.
Foto: un momento dell’intervento del professor Filippo Celata