
Firenze – Mentre oggi va in scena il terzo giorno di sciopero dell’Ikea, domani, ferragosto, a mandare giù i bandoni sarà il commercio. Si prospetta rovente dunque laa contrapposizione fra i i sindacati e i datori di lavoro circa le condizioni dei dipendenti non solo nella grande catena svedese, ma anche per quanto riguarda il più generale tema delle liberalizzazioni di orari, quelle, prer intenderci, che hanno fatto saltare festività e orari di chiusura ai vari esercizi commerciali e soprattutto ai loro dipendenti.
Due temi che si presentano in un certo senso legati, in quanto attengono alle condizioni in cui si svolge l’attività dei lavoratori del commercio. E se la giornata di sabato sarà concentrata proprio sul generale rifiuto delle liberalizzazioni su orari e festività messe in atto negli ultimi aanni, liberalizzazioni che, dicono i sindacati di categoria Filcams, Fisascat e Uiltucs regionali, “non hanno portato nessun beneficio all’occupazione, nessun aumento dei consumi”, stamattina i dipendenti dell’Ikea inaugureranno il terzo giorno di sciopero con cartelli, manifesti e finte vendite.
Il punto, per quanto riguarda i dipendenti del colosso svedese, riguarda la rottura delle trattative attuata dalla dirigenza di Ikea. La richiesta dei sindacati è non solo che l’azienda torni al tavolo delle trattative, ma anche che tolga dal tavolo due dei quattro punti messi unilateralmente, e che riguardano il taglio degli stipendi per quanto attiene alle maggiorazioni domenicali e festive e il premio aziendale. Oltre alla disdetta del contratto integrativo aziendale. Quanto inciderebbe il taglio alle festività e al premio aziendale su stipendi al 70% part-time, lo dice il sindacato: si tratterebbe di una decurtazione (a partire da settembre) pari a circa il 20% dello stipendio.
Lo sciopero generale del commercio lanciato per sabato 15 agosto invece prende di mira, come sottolineato più sopra, le liberalizzazioni di cui sono state fatte oggetto aperture e chiusure degli esercizi commerciali. Da sempre contestate dai sindacati, previste dall’aart.31 del decreto legge “Salva Italia”, in realtà, contestano i sindacati, non fanno altro che aumentare la precarietà e l’assenza di regole minime di concertazione sulla programmazione delle aperture e degli orari di lavoro”, senza d’altro canto dare vita ad apprezzabili risultati in termini di aumento dei consumi o dell’occupazione. La richiesta è quella di modifica della legge attraverso un confronto fra le parti sociali e istituzionali, “per normare la materia delle aperture domenicali e festive e degli orari, demandando ai territori e alla contrattazione la loro definizione”, allo scopo di giungere a un modello sostenibile del lavoro.
Lo sciopero di Ferragosto durerà l’intera giornata.