
Pisa – L’enciclica di Papa Francesco sull’ambiente, “Laudato si’, sulla cura della casa comune” è un testo di grandissimo interesse per tutti, credenti e non credenti, destinato a lasciare un segno non solo nella vita della Chiesa, ma nell’agenda politica mondiale dei prossimi anni. La prima cosa che colpisce è la scelta del Santo Padre di indicare con chiarezza il tema ambientale globale come “punto centrale” della riflessione dei credenti e non solo delle istituzioni internazionali, con una scelta di campo chiara e forte: custodire il Pianeta, il creato che geme e lascia segnali di sofferenza è compito dei credenti e della Chiesa, di tutti, e diventa imperativo di comportamento.
Qualcosa di simile a quanto fatto anni or sono con l’enciclica “Pacem in Terris” di Papa Giovanni XXIII dedicata ai temi della guerra e della pace. Oggi al centro c’è il degrado ambientale, il rischio di crisi globale e bisogna intervenire rapidamente. Il Pontefice è chiaro: nella cultura della Chiesa non ci può essere alcun equivoco sulla presunta superiorità dell’uomo sulla Natura, la cultura cattolica si basa sulla cura della casa comune, da coltivare ma anche da custodire. Il Papa chiama Chiesa, cattolici e altri fedeli e le organizzazioni internazionali ad un cambio di passo e di paradigma, un nuovo Governo mondiale capace di fronteggiare la crisi, trovare soluzioni eque e condivise. Un’enciclica che dedica tre capitoli all’analisi teologica, ma che ha un fortissimo sapore politico.
La seconda cosa che colpisce è la serietà e la profondità dell’analisi tecnico scientifica, forse una novità nelle encicliche. Volutamente, il Pontefice fa precedere le riflessioni di carattere teologico e le proposte di cose da fare da un capitolo di analisi della situazione basato sui risultati della ricerca scientifica più aggiornata. Suggerisco di leggere almeno questo capitolo a tutte le persone impegnate in azioni di governo o nella vita politica, è un testo accurato ed equilibrato che potrebbe stare alla base di qualsiasi programma di Governo delle nostre Istituzioni democratiche e civili.
Un’analisi non faziosa, che illustra i dati con rispetto per le diverse opinioni e i diversi punti di vista anche della comunità scientifica, che non vuole trasformare la Chiesa in un istituto di ricerca, ma che consente al Pontefice di inquadrare bene la crisi ambientale e i suoi rischi, che non possono non essere affrontati tutti insieme. Chiaro e sorprendente l’elenco delle priorità: i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico, il degrado dell’acqua e i limiti nella sua distribuzione a tutti, la terribile evidenza dei rifiuti simbolo di stili di vita dissipativi e ingiusti, la perdita di biodiversità. L’enciclica non si limita a richiamare le responsabilità di Governi ed Istituzioni internazionali, pur denunciandone lentezza e inconcludenza con parole forti. Chiama in causa le responsabilità di ognuno di noi, nei nostri comportamenti quotidiani dai più piccoli ai più grandi. Una scelta importantissima a livello del messaggio ai fedeli, chiamati esplicitamente ad avere uno stile di vita sobrio, a non sprecare risorse, a non inquinare, a non farlo anche se sembra normale. Un atto che schiera la Chiesa direttamente in campo nell’indicare stili di vita responsabili, come nel campo della educazione ambientale a cui è dedicato un lungo capitolo.
Ma il cuore dell’enciclica è il nesso fra crisi ambientale e crisi sociale, fra problema degli ecosistemi e la povertà di molte parti del mondo. Qui l’enciclica elabora un pensiero complesso ed originale anche se radicato nella dottrina sociale della Chiesa. Il Pontefice è chiaro, la crisi ambientale si scarica prima di tutto sui poveri e sui paesi poveri, producendo un’ingiustizia insostenibile. Il richiamo agli stili di vita dei ricchi in contrasto con le necessità dei poveri è una chiave di lettura centrale, così come l’invito ai paesi ricchi a ridurre i propri standard di vita per consentire a quelli poveri di vivere con decenza. Infine, l’invito ancora ai paesi ricchi a non scaricare sui paesi poveri i problemi ambientali come nel caso dell’acqua, dei rifiuti e degli effetti dei cambiamenti climatici. Insomma l’uomo nel suo rapporto con la Natura ma anche i rapporti fra gli uomini nel cuore di questa enciclica destinata a fare storia e ad avviare un ciclo di decisioni inevitabili da parte di Governi, delle Istituzioni, come di noi tutti.
Una “spallata” della Chiesa, e della sua saggezza, ad un governo mondiale che continua a sottovalutare il tema ambientale e non fa ancora abbastanza.
Alfredo De Girolamo (@degirolamoa) presidente Confservizi Cispel Toscana