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Bambini di strada: l’impegno di Zakia nel nome di Luca Attanasio Cronaca

Prato – Durante le festività natalizie  il pensiero corre veloce agli “ultimi” e in modo particolare ai bambini di strada che vivono sotto i ponti, in edifici disabitati, senza famiglia, senza casa, abbandonati a loro stessi. Un fenomeno di proporzioni enormi e che riguarda tutti i paesi del mondo ma paradossalmente sembra che questi bambini siano degli “invisibili” perché ignorati dalle politiche sociali dei governi, dall’interesse dei media e dal dibattito pubblico.

Parlarne, invece, con Zakia Seddiki moglie di Luca Attanasio l’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, ucciso quasi un anno fa mentre era in missione, allarga il cuore alla speranza. Perché nonostante il grande dolore, Zakia è determinata a portare avanti come fondatrice e presidente l’associazione umanitaria “Mama Sofia”di cui Attanasio era il presidente onorario.  Un’organizzazione che aiuta i bambini di strada della Repubblica democratica del Congo e che per l’impegno profuso da lei e da Luca, aveva ricevuto nel 2020  il ‘Premio internazionale Nassiriya per la Pace’.

Qual è il primo obiettivo  dell’associazione Mama Sofia? 

“Il principale obiettivo di Mama Sofìa è quello di migliorare la vita a donne e bambini in difficoltà nella Repubblica Democratica del Congo e in altre realtà. Mama Sofia segue diversi progetti in Congo (Kinshasa e Congo Centrale) principalmente nei settori sanitario, educazione e di accesso all’acqua, a principale beneficio dei più piccoli”.

Quanti sono i bambini e le bambine di strade in Congo e in quale modo l’associazione riesce ad aiutarli? 

“È difficile dire quanti sono i bambini di strada, soprattutto nel Paese. Non sono registrati e non esistono elementi per fare un censimento. Tre anni fa è stata organizzata una conferenza con il ministero degli Affari sociali del Congo che ha coinvolto strutture e persone che lavorano direttamente con questi bambini. In quel contesto è emerso che solo a Kinshasa sono oltre 30mila. Il problema è che le cifre aumentano ogni giorno. Situazioni del genere non possono essere risolte da una sola associazione, per questo abbiamo iniziato a collaborare con strutture locali per cercare di reintegrare questi bambini in famiglia. E la cosa non è facile. Quando una famiglia accetta di recuperare i loro piccoli diamo loro un sostegno, altrimenti vengono seguiti tramite orfanotrofi impegnati ad accompagnarli nella crescita”.

Quali sono i progetti che l’associazione ha già portato a termine e quali invece quelli futuri?“Mama Sofia in Congo opera in due modi, in primis per  dare risposta a casi urgenti ma anche per eventi di sensibilizzazione sull’HIV, con la  pianificazione familiare, l’educazione all’igiene intima e con progetti per i disabili. Tra le ultime iniziative, abbiamo lanciato il progetto della clinica mobile con il Cenacle, un gruppo di giovani che studiano medicina portando assistenza  sanitaria ai bambini di strada e anziani nei quartieri più disagiati di Kinshasa. Inoltre abbiamo avviato un centro per bambini denutriti in Congo centrale, in memoria dei caduti del 22 di febbraio 2021, e la formazione dei ciechi mendicanti in memoria di Luca Attanasio e per la loro integrazione, in modo che possano partecipare allo sviluppo come altri e soprattutto per eliminare quanto è possibile il fenomeno dei bambini accompagnatori. E ancora, il progetto “Libri per tutti“ che consiste nell’aiutare le famiglie bisognose affinché non costringano i bambini a  lasciare la scuola perché non possono comprare il materiale didattico. Sulla stessa linea, il progetto “Il dettato francese”, una competizione che permette a bambini di ragazze madri delle zone rurali nel Congo centrale di ‘guadagnare’ il kit scolastico. Non regalarlo permette a questi bambini di impegnarsi per avere il premio. La formazione di ragazze madre per salvarle dalla prostituzione”.

Ma c’è anche dell’altro..

“Abbiamo favorito l’installazione di pompe per l’acqua potabile a Nsioni, un progetto che è stato fermo per un po’ ma grazie al  team italiano di “Mbote papà”’ potrà riprendere con dei volontari pronti ad andare nei prossimi mesi sul posto per il sopralluogo e accompagnarci con la loro esperienza visto che hanno realizzato già progetti importanti per l’aqua in Congo. Infine Mama Sofia ha favorito una donazione italiana per un’idroambulanza, con la collaborazione di “For African children”. Un progetto che Luca Attanasio ha contribuito a realizzare sia a livello personale che diplomatico. Ho già firmato un accordo con la clinica presidenziale. Purtroppo con la nomina del nuovo ministro della Sanità vanno rivisti tanti accordi ma spero che il governo congolese collaborerà a fare presto perché i loro tempi sono un po lenti. Con Fulvio Rostagno, il fondatore / presidente di “For African children” ci teniamo che questo progetto sia operativo il prima possibile per la memoria di Luca a titolo della Cooperazione italiana. Spero che presto possiamo darvi buone notizie perché è molto importante agire per la popolazione che vive sul fiume Congo che è senza assistenza sanitaria”.

L’associazione ha sede in Congo, ma è prevista in futuro una sua registrazione anche in Italia? E quali saranno le sue attività? 

“Mama Sofia è sempre operativa in Congo anche adesso che la fondazione ETS in memoria di Luca Attanasio è stata registrata in Italia a titolo internazionale con una prima sede a Roma. Con la nostra rete favoriremo tutto ciò attraverso  attività culturali di interesse sociale ed opere di informazione, istruzione e formazione alla conoscenza e consapevolezza dei diritti civili di ciascun essere umano. In tale ambito, anche mediante la cultura dell’integrazione, della legalità e della non violenza, promuoveremo la tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici  dei minori e dei giovani socialmente ed economicamente svantaggiati ed in generale dei minori a rischio nei Paesi ad economia in transizione, sottosviluppati e in via di sviluppo, nei quali tale difesa e tutela non è assicurata adeguatamente, favorendo il maturarsi della  “Cittadinanza Universale” come capacità di tutti i popoli non solo di godere formalmente di diritti, ma soprattutto di poterli concretamente esercitare.

Stiamo inoltre portando avanti un lavoro in comune con Forum sad e 14 associazioni operanti in Congo e il nostro media partner Focus on Africa: la rete Congo “I bambini del’ambasciatore” nel segno di Luca, essendo un progetto nato con lui, che credeva nell’unione di italiani impegnati per l’infanzia in diverse città della RDC dove i bambini sono privati dei loro diritti di base”.

Dopo la tragica morte di suo marito lei ha avuto tanti attestati di solidarietà e ne ha ancora oggi. Questo l’aiuta a sentirsi meno sola? 

“La solidarietà è molto importante per ciascuno di noi e ne sono grata a tutte le persone che ci hanno mostrato tanta vicinanza”.

Oggi lei ha deciso di vivere a Roma con le sue bambine. Cosa le piace di questa città, e in generale dell’Italia? 

“Luca mi ha insegnato ad amare l’Italia. Sono stata onorata di rappresentare il mio secondo paese al suo fianco. Non avevo bisogno di un pezzo di carta per sentirlo tale. Ho scelto Roma perché avevamo pensato di mettere radici qui con le nostre bimbe. In questa città dove avevamo già vissuto per essere collegati al ministero per il suo lavoro. Per adesso restiamo qui, in una città dove ho ricordi con il mio Luca”.

Il consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha deliberato nel febbraio scorso di attivare la procedura perché lei diventi cittadina italiana per meriti speciali. Come ha accolto questa notizia? 

“Ringrazio il Consiglio dei ministri per questa iniziativa per velocizzare la cittadinanza. La pratica era già in corso, in teoria si era bloccata ma non è stata mai in discussione. E poi, come ho già sottolineato prima, io sentivo già l’italia come il mio secondo paese”.

A dicembre c’è stato l’importante riconoscimento al Quirinale dell’onorificenza di Gran Croce d’Onore dell’Ordine della Stella d’Italia  dalle mani del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella alla memoria di suo marito l’Ambasciatore  Luca Attanasio, tragicamente  scomparso nel febbraio 2021. Che emozione ha provato quel giorno? 

“È stato un momento di grande emozione. Luca non è tornato a casa ma era importante farlo per le nostre bimbe che devono vivere nella memoria del padre. La giornata è iniziata alla Farnesina con l’intitolazione di una sala molto significativa per il corpo diplomatico e l’annuncio del titolo di ambasciatore di grado per Luca del ministro Di Maio. Tutto ciò conferma che Luca non sara mai dimenticato da quella che è stata la sua famiglia, la sua casa per anni.

Un vero modello per la diplomazia “umana”. Ci sono tanti altri  Luca. Ricevere l’onorificenza dal presidente Mattarella, le sue importanti parole, rappresentano un impegno dello Stato italiano a non fermarsi fino a quando non avremo giustizia e verità per due figli dell’Italia e per un congolese onesto e lavoratore come Mustapha.

Ringrazio anche il premier Draghi per il suo discorso al saluto di fine anno degli ambasciatori che conferma come l’Italia  non possa accettare un atto così grave. La cosa più commovente è proprio questa, che non solo noi familiari e gli amici di Luca, ma tanti cittadini e il governo sono pronti a portare fino in fondo la richiesta di giustizia”.

Lei ha partecipato a Roma,nel mese di novembre nella sede del Parlamento Europeo, all’iniziativa dell’associazione Senza Veli sulla Lingua su metodi e leggi per il contrasto alla violenza di genere. Cosa ci puó dire in proposito ad esempio sulle donne africane che si impegnano sempre di più per un futuro da protagoniste? 

“E stato un piacere questo primo incontro con la famiglia dell’associazione “Senza veli sulla lingua” ,un impegno importante e ci sarà sicuramente una collaborazione per dare voce a queste donne ed aiutarle a riprendere il senso della vita e amare. L’unione fa la Forza. E la violenza non può mai essere nascosta dietro la religione o altro.,È necessario un supporto da parte della comunità internazionale più costante e continuativo. Le donne africane possono farcela ma non devono essere lasciate sole. Bisogna supportarle, affinché siano loro stesse a promuovere, curare e diffondere i valori di pace, giustizia e solidarietà tra i popoli”.

In alto: l’incontro di Zakia con il presidente Mattarella

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