
Firenze – 27 settembre – Barriere architettoniche: un’app ci aiuta. Intervista a Valentina Piattelli.
No Barriere, una App sviluppata grazie all’Associazione Luca Coscioni, serve a segnalare facilmente le barriere architettoniche in cui capita di imbattersi (vedi: https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/comunicati/app-no-barriere/).
Si tratta di uno strumento per smartphone, Iphone, tablet e pc “volto alla pubblicazione e geolocalizzazione delle barriere architettoniche e sensoriali, perché possano essere segnalate pubblicamente alle amministrazioni competenti alla loro rimozione”.
Abbiamo intervistato Valentina Piattelli dell’Associazione Luca Coscioni per capire a che punto siamo con l’applicazione della legge che prevedeva l’abbattimento delle barriere architettoniche, che interessa non solo ai disabili, ma anche alle mamme con i passeggini, alle persone che hanno subito interventi o vittime di incidenti, temporaneamente invalidi e in generale persone con altre difficoltà fisiche e motorie.
Cara Valentina, in base alle informazioni di cui sei in possesso a che punto siamo con l’applicazione della legge n. 13/1989, che stabilisce i termini e le modalità in cui deve essere garantita l’accessibilità ai vari ambienti, con particolare attenzione ai luoghi pubblici. Si parla di “Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata”. Potresti parlarne?
“In Italia la legge è stata fatta bene e al momento giusto. L’unico problema – non piccolo – è che poi non è stata applicata. E’ vero, tutti i Comuni avrebbero dovuto adeguarsi, e mettere in atto le disposizioni entro l’anno successivo (al 1989) o comunque al più presto. Ma in realtà non è andata così. Adesso, quello che stiamo cercando di fare come Associazione, è cercare di esigere l’applicazione della legge, fino a far sì che un commissario ad acta riceva l’incarico di mettere in atto quello che ancora non è stato fatto. Immagina quindi che, ad eccezione di poche decine, tutti i Comuni d’Italia sono tutt’ora inadempienti e quindi dovrebbero essere commissariati. ”
Come stanno di fatto le cose?
“In particolare i comuni italiani, da oltre 30 anni inadempienti, non solo hanno disatteso le disposizioni in materia, ma non hanno neppure realizzato il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche richiesto dalla Legge, il P.E.B.A..
Da parte delle amministrazioni è stata dimostrata tanto interessamento, è stata millantata tanta sensibilità al problema e buona volontà ma in realtà, consapevoli dello stato attuale delle città in cui le barriere architettoniche sono tante e ovunque, sembrano più che altro scoraggiate ancora prima di fare il P.E.B.A.. Anche se questo non farà sparire immediatamente tutte le barriere architettoniche, è necessario perché è comunque la base per cominciare ad eliminare le barriere.”
Ma forse non ci sono i soldi per realizzare questo progetto?
“No, non è questo il problema. Di recente a Tarquinia è stato eletto consigliere uno dei nostri iscritti, Marco Gentili, affetto da SLA, e a Tarquinia hanno fatto il P.E.B.A. con una spesa di 200 mila euro. A Firenze che ha molti più abitanti la spesa sarebbe sicuramente superiore ma tale da poter essere inserita nel bilancio di un Comune.”
Come funziona il P.E.B.A.?
“Il primo passo, che Firenze ha già fatto, è il rilevamento delle barriere architettoniche. Non è un lavoro entusiasmante ma è fondamentale e non costoso. Sono due i modi per farlo: farlo fare ai tecnici del comune che rilevano innanzitutto le barriere pubbliche, perché quelle dei privati non competono al comune. Nelle abitazioni ognuno è libero di progettare l’appartamento come vuole, anche senza tenere conto delle barriere, ma in un condominio è obbligatorio rispettare la normativa e consentire a tutti l’accesso agli spazi e ai servizi comuni. I negozi, i cinema o altri luoghi aperti al pubblico devono rispettare la legge che impone che siano accessibili ai disabili, così come impone certe regole sulla tenuta e sicurezza dell’impianto elettrico e simili regole normative.”
Cosa deve fare il Comune per le aree pubbliche?
“Semplicemente deve assicurarsi che i marciapiedi e i luoghi pubblici, come ad esempio le stazioni, siano facilmente accessibili alle carrozzine e a tutti coloro che devono avvalersi di dispositivi e ausili. Quindi installando ascensori, servo scala e via discorrendo. Anche salire sul treno non è sempre facile, anche se adesso, prenotando per tempo, un accompagnatore delle Ferrovie è a disposizione per aiutare le persone disabili a salire sul treno. Comunque è un servizio non immediato che richiede una grande disponibilità e capacità di adattamento anche al disabile, che deve comunque prenotare il servizio almeno 24 ore prima.”
Quali sono i punti critici?
“Il problema non sono le scale del ‘600 del centro storico, quanto gli immobili nuovi delle periferie, anche quelli costruiti ai giorni nostri. Questo è un problema tipicamente italiano perché nelle periferie di altri paesi chiunque, in qualsiasi condizione sia, riesce a muoversi.”
Quindi c’è qualcosa che non va in fase progettuale
“E sì, il nostro compagno, l’architetto Cerradini ripete sempre che i principali responsabili delle barriere architettoniche sono proprio gli architetti. Infatti in architettura si parla di Universal Design, ovvero di Progettazione per tutti, metodologia progettuale che ha come obiettivo fondamentale la progettazione e la realizzazione di edifici, prodotti e ambienti accessibili a tutti, anche quando sia presente una condizione di disabilità.
Non bisogna pensare all’eccezione, la progettazione non deve essere aggiustata successivamente ai disabili, al contrario deve essere in partenza accessibile per tutti.”
Probabilmente in Italia è difficile passare dalla teoria alla pratica
“Penso che il problema consista nel fatto che ormai da anni in Italia tutto è fermo, si realizzano tutt’oggi progetti vecchi. La tramvia è accessibile perché il progetto è recente, ma con il fatto che da diverso tempo non vengono realizzate nuove opere pubbliche, e quando si fanno si basano su progetti vecchi.”
Quindi poche cose nuove e se vengono fatte sono su progetti vecchi. Cosa posso fare io? Come posso essere d’aiuto?
“Per quanto è possibile bisognerebbe comunicare ai cittadini che ci sono iniziative in atto per cercare di risolvere il problema. Ad esempio che esiste l’app No Barriere, di cui hai parlato all’inizio, che permette a chiunque di segnalare le barriere architettoniche in cui le persone hanno occasione di imbattersi.
Certo, se puoi fare questo, è molto importante. L’idea è che la mappa delle barriere architettoniche potrebbe facilitare la rimozione di ostacoli con operazioni poco costose per l’Amministrazione comunale, ad esempio riposizionando i cassonetti della spazzatura piazzati sulle rampe. Queste sono cose su cui potrebbe intervenire direttamente la polizia municipale. Comunque, anche se un po’ lentamente, piano, piano, sta crescendo la sensibilità per questo tipo di problemi e qualcosa sta cominciando a cambiare. Finché non lo si prova di persona è più difficile rendersene conto, solo quando si è dentro al problema se ne realizza la gravità.”
Quindi un invito a tutti i cittadini a guardarsi intorno, osservare l’ambiente e segnalare tutte le barriere che impediscono ai disabili di muoversi liberamente. Lo si può fare tramite l’app gratuita “No Barriere”, scaricabile da Google Store per Android o Apple market per Iphone. (https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/comunicati/app-no-barriere/ )”.
Ma ci sono casi di persone che non sono in grado di uscire di casa a causa di barriere architettoniche?
“Purtroppo di casi di persone costrette in casa ne sono stati segnalati diversi, ma sicuramente molte altre situazioni devono ancora emergere. I casi sono diversi, ma ne cito qui solo un paio. Quello di una signora di Napoli a cui è stata amputata una gamba: una volta ricondotta nel suo appartamento non più stata in grado di uscire e tuttora, dopo due anni, è ancora bloccata a causa delle scale. Un caso analogo è stato segnalato a Porretta Terme dove, a causa delle numerose barriere architettoniche, una signora disabile ha rinunciato ad uscire, dal momento che con la carrozzina poteva spostarsi solo per pochi metri. Di casi come questi appena citati ce ne sono numerosi altri, segnalati molto spesso proprio tramite l’app No Barriere”.
Quello che si chiede agli amministratori è semplicemente di rispettare la legge, che è una buona legge, solo che non viene applicata. Le amministrazioni pubbliche potrebbero iniziare con piccoli passi, come quello di non concedere licenze ai locali non accessibili. Nei locali pubblici come bar e ristoranti si trova quasi sempre un bagno adatto, ma è più difficile trovare una rampa. Né fissa né mobile.”
Quali sono le situazioni più gravi che richiedono al più presto un intervento?
“Nell’elenco dei luoghi non accessibili redatto dal comune di Firenze si trovano spesso le Aziende sanitarie, e questo dovrebbe essere uno scandalo. Nelle scuole almeno si tende a soddisfare il bisogno al momento in cui si presenta il problema, quando uno degli studenti o dei docenti è disabile, anche temporaneamente.
Di tutti i capoluoghi di regione l’unico che ha fatto il PEBA è Venezia, che non significa aver risolto i problemi ma avere lo stato della situazione oggettiva e avere il piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche rilevate.
In Toscana l’ha fatto Pisa, ma solo il centro storico. Milano è arrivata vicina, ma ancora non l’ha portato a termine.”
Treni, spiagge accessibili, e altro ancora
“Esistono spiagge accessibili, non ho la mappa ma so che esistono. Comunque Iacopo Melio (http://www.iacopomelio.it/), studente disabile che abita in provincia di Livorno, ha lanciato sul web una campagna contro le barriere architettoniche #vorreiprendereiltreno e poi un’altra battaglia a sostegno del diritto per tutti di andare al mare “Al mare tutto è possibile“. “Dal treno ai divertimenti, sogno per tutti noi una vita normale” afferma Iacopo Melio.”
Secondo me ci vorrebbe anche “voglio salire in autobus”: non si capisce come mai sono così pochi gli autobus facilmente accessibili e le pensiline. Lancerei un invito ai conducenti, che siano più attenti e sensibili: siamo in molti ad avere difficoltà, a doverci aiutare con un bastone, ad avere gli arti doloranti e pericolosamente fragili. Perché l’autobus deve fermarsi sempre un po’ troppo discosto dalla pensilina? Così si rischiano pericolose cadute. Muoversi in auto è forse più facile
“In effetti solo un autobus su quattro è dotato di un predellino basso, che consente di salire e scendere più facilmente, ma uno su quattro è troppo poco. Va a finire che si ripiega sulla macchina il cui uso, devo dire, è molto più facilitato degli altri mezzi. Sgravi fiscali, parcheggi riservati ai disabili etc. C’è perfino un servizio della FIAT che si chiama Fiat Autonomy (https://www.fiatautonomy.com/) che offre soluzioni personalizzate a chi deve acquistare un macchina adattata, in base ai bisogni di ognuno, con la possibilità di usufruire di agevolazioni fiscali e altri vantaggi. A Firenze si può fissare un appuntamento con un consulente presso il centro di Mobilità, che si trova all’interno del Presidio Sanitario della A.S.L. presso la struttura “Villa Fiorita”.
C’è da aggiungere poi che in Italia neanche i taxi sono accessibili ai disabili. Su 654 licenze per i taxi a Firenze, solo 5 sono accessibili, ma 4 di queste sono in deposito. Quindi solo una vettura è in servizio e chiaramente avere la fortuna di trovarla disponibile nel momento in cui se ne ha bisogno è molto difficile. Di solito bisogna telefonare con molto anticipo, uno o due giorni prima, per essere sicuri di potere prendere il taxi …”.
Grazie Valentina Piattelli per le preziose informazioni e per il lavoro che stai portando avanti con l’Associazione Luca Coscioni sia sulle barriere architettoniche che, più in generale, sui diritti dei disabili. Restiamo in contatto.
30 settembre – 1 ottobre, a Torino – l’Associazione Luca Coscioni organizza il XIV Congresso Scienza e Nonviolenza Disobbedienza Civile e Ricerca per Nuove Libertà. Programma del congresso: www.associazionelucacoscioni.it/congressi/xiv-congresso.’