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Boccaccio e il mare, passando per Venezia Cultura

Firenze – Roberta Morosini, certaldese, è docente di Lingua e letteratura italiana alla Wake Forest University, North Carolina (USA). Autrice di numerosi saggi su Boccaccio, la docente – che è stata anche vice-presidente dell’American Boccaccio Association – ha contribuito in modo significativo a far crescere in America l’interesse per Boccaccio e per la sua opera. “Una volta – disse qualche tempo fa – essere studiosi del Boccaccio spesso generava sorrisi, perché uno studioso “serio” si occupa di Dante o Petrarca. Ma oggi non è più così».

I suoi studi le hanno dato notorietà internazionale come attestano i molteplici tour europei: da Madrid a Barcellona, Venezia e Copenhagen, alla Sorbona di Parigi.

Proprio in una di queste occasioni l’ho intervistata, prendendo spunto dal suo più recente lavoro in italiano: la pubblicazione come co-curatrice (insieme a Luciano Formisano) di Boccaccio veneto. Settecento anni di incroci mediterranei a Venezia, Atti del Convegno internazionale ideato e promosso dalla stessa Prof.Morosini.

 Morosini-VeneziaUn libro che parla di Venezia ma soprattutto del mare

In questo mare in cui viaggiavano merci, spezie, uomini, donne e pirati, hanno viaggiato anche i testi,” ed è la storia di questo viaggio che abbiamo qui voluto raccontare.” Luciano Formisano, professore ordinario di filologia romanza presso l’Università di Bologna che ha accettato di seguire la curatela di Boccaccio veneto con me, ci racconta nel volume del gusto per la geografia che Boccaccio aveva anche ereditato, ma non solo, da Paolino, con un suo saggio sul De Canaria, di notevole interesse per tutti coloro che son appassionati di Boccaccio e di geografia.

Nel ripercorrere la lunga storia della Serenissima, Fernand Braudel scriveva che il destino l’ha collocata nel punto d’incontro dei due universi in cui si è spaccato l’impero romano dopo il crollo della sua unità, così che dai due imperi ha tratto vantaggio; Venezia quindi come sintesi di incroci mediterranei, da e verso l’Italia. Ho inteso Venezia quindi come il punto di arrivo e di partenza del viaggio dei testi latini di Boccaccio che nel 1500 venivano tradotti in volgare. In analoga prospettiva, da Venezia inizia anche il viaggio dei testi di Boccaccio verso la Francia con Christine de Pizan. Da Venezia e dalla Francia a Firenze e a Napoli: questo il viaggio intrapreso dalla tradizione epica d’oltralpe e dalla Grecia l’eco del romanzo alessandrino, amato e parodiato dal Certaldese, giunge a Boccaccio tra Napoli e Venezia”.

 Come è nata l’idea del Convegno su Boccaccio veneto?

 “Dal mio interesse per il Mediterraneo come mare che racconta la storia di uomini e donne che hanno bagnato i piedi in quelle acque e mare che racconta storie di libri in viaggi attraverso, il Mediterraneo quindi come spazio privilegiato della storia umana e la storia della trasmissione del sapere.

Nel 2013, anno del Centenario della nascita del Boccaccio, l’invito da me rivolto a studiosi italiani e stranieri era di incontrarsi a Casa Artom, sede veneziana della mia università in North Carolina, Wake Forest University, per rievocare insieme il viaggio compiuto nelle acque del Mediterraneo da tradizioni, storie e leggende che costituiscono il sapere trasmessoci da Boccaccio. Tra gli studi di Fernand Braudel che cercava l’unità a quelli più recenti di Peregrine Horden e Nicholas Purcell che individuano delle “connettività” non solo ambientali, come la pianta d’ulivo di Braudel per intenderci, tra le regioni di questo che loro chiamano, “corrupting sea,” per la sua capacità di corrompere e minacciare profondamente le radici delle civiltà che vivono sulle sue coste, io mi pongo sulla scia di Dante che lo intese per quello che è, cioè acqua, una superficie liquida, «maggior valle in che l’acqua [dell’oceano] si spanda» (Pd., IX 82), una superficie liquida“.

 Roberta MorosiniCome cambia il ruolo del Mediterraneo nel Decamerone?

 “Questa è una bella domanda davvero. Son appena tornata da NYC dove ho tenuto alla Columbia University una conferenza sul ruolo del mare nel romanzo medievale e nel Decameron. Dal mare meramente ‘decorativo’, perché la storia nel romanzo cortese si svolge nella foresta, al mare periglioso e da evitare della tradizione biblica che diventa il mare amaro del poemetto del Duecento il Mare amoroso, spazio dell’esilio e sineddoche della sofferenza d’amore, fino al mare testimone di piraterie e schiavitù, vera e propria scacchiera di scambi politici ed economici nelle novelle del Decameron che diventa un osservatorio privilegiato per lo studio di storia culturale e della schiavitù nel Mediterraneo. Una delle prime pubblicazioni per la nuova collana “ Circolarità mediterranee” che dirigo per l’Erma di Bretschneider con lo storico delle antichità greche Lorenzo Braccesi, saranno proprio atti di un convegno organizzato dagli amici del CNR di Napoli sulla schiavitù nel Mediterraneo”.

 Qual è il rapporto tra Boccaccio e Venezia?

“La sua presenza a Venezia si lega soprattutto alle visite al suo amico e maestro Petrarca. Nella primavera del 1363 è con Petrarca che visita la città, una visita che ispirò il poeta a una riflessione sulla letteratura in volgare trasmessa poi dall’ epistola Senile 5.2.“.

 Hai curato l’unica edizione in italiano delle Fables del XII secolo di Maria di Francia. Si può fare un raffronto con le novelle del Boccaccio?

 “Certo. Entrambi raccontano il mondo e le sue contraddizioni e questo si vede in modo anche più immediato con le favole di Maria di Francia proprio perché il genere favolistico si presenta come specchio dei tempi (potremmo raccontare i cambiamenti epocali e sociali attraverso le favole da Esopo e Fedro a La Fontaine e Gianni Rodari e altri narratori di favole dei nostri tempi). Ma con Boccaccio succede qualcosa di straordinario perché lui ‘inventa’ un genere letterario , la novella che si presta al racconto del mondo e che nel mare trova un luogo deputato per raccontarlo in tutte le sue contraddizioni e in tutta la sua umanità, visto che, come scrivo nel libro che sto cercando di ultimare Tales of the Salt Sea (L’Erma di Bretschneider) ne condivide le stesse caratteristiche di mobilità, ibridità e estraneità. Ma il mare è elemento strutturale del Decameron e spazio privilegiato dell’ umanesimo civile del Boccaccio. Mi spiego, dallo studio del viaggio di uomini e donne nel Decameron il mare è quello spazio che fa venire a galla le aporie della città alle prese con la ricostruzione dopo la peste, a volte è luogo di divisione, a volte di unione, quasi mai spazio di risoluzione dei conflitti ma soprattutto non sono le tempeste o gli elementi atmosferici a plasmare il destino dei personaggi, ma le decisioni che ogni personaggio prende. In questo senso, il mare è spazio politico , cioè estensione della riflessione civile della brigata che non si è rifugiata in campagna per passare semplicemente il tempo ma per porre le basi di un nuovo vivere civile grazie a cittadini, uomini e donne, che non si sottraggono alle loro responsabilità nella comunità in cui vivono”.

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