energee3
logo stamptoscana
Edizioni Thedotcompany

Calcio Fiorentino: alle sei di sera entra in campo la storia Cronaca, Opinion leader

Firenze – Gran finale del torneo di Calcio storico fiorentino in piazza Santa Croce. Di fronte si troveranno domani  24 giugno i Bianchi di Santi Spirito, che hanno battuto in semifinale gli Azzurri di Santa Croce e i Verdi di San Giovanni che hanno eliminato i Rossi di Santa Maria Novella. Tribune sold out da mesi, turisti in visibilio. Ma perché questa tradizione rimane così forte e amata dai fiorentini e dagli estimatori di tutto il mondo? La nostra collaboratrice Giovanna Focardi Nicita ha realizzato nei mesi scorsi questa inchiesta per dare una risposta.

Sembra impossibile che in pieno terzo millennio, quando una qualunque attività sportiva non può fare a meno di valori come la lealtà, la correttezza, il rispetto delle regole, rimanga forte e consolidato un gioco antico e potenzialmente brutale come il Calcio storico fiorentino, considerato il padre dei giochi della palla: rugby, volley e soprattutto football. Eppure, ogni anno, in un’arena di ferro e sabbia montata nella piazza di Santa Croce,  alle 6 della sera, Firenze risfodera la sua tradizione e attira spettatori che devono prenotare molti mesi prima per sperare di ottenere un posto a sedere.

Il Calcio fiorentino, infatti,  è un enigma la cui soluzione affonda le radici nella storia e nel carattere dei toscani. Nulla a che vedere con il Palio di Siena che attira due volte l’anno d’estate folle di turisti, ma che in realtà fa parte della vita dei senesi la cui identità di cittadini comincia dalla contrada, con le sue alleate e le sue rivali, nell’attesa della grande corsa in Piazza del Campo.

palio caclio storico

il Palio del Torneo di San Giovanni 2015 del Calcio Storico Fiorentino realizzato dal Maestro Francesco Chimenti

I quattro quartieri storici di Firenze, contraddistinti ciascuno da un colore, hanno nature diverse ma quelli del centro storico – San Giovanni (Verdi) e Santa Maria Novella (Rossi) – hanno subito negli anni una mutazione sociale profonda e i loto abitanti hanno visto impallidire il senso di appartenenza. Gli altri due – Santa Croce (Azzurri), di qua d’Arno, e soprattutto Santo Spirito (Bianchi) di là d’Arno – hanno conservato, invece, un’identità che più che nel luogo fisico trova le sue motivazioni nella contrapposizione fra un’ideologia popolare e una “globale”, quella di tutti gli altri,  in nome di una fiorentinità di cui si va ostinatamente alla ricerca e che si esprime anche in forma violenta. Per fare un esempio,  a differenza degli altri tre, i Bianchi hanno anche un Cappellano: Padre Giuseppe che è il Priore di Santo Spirito che è uno dei nostri più grandi tifosi.

Così ogni anno la domanda che si pongono le autorità cittadine è se il torneo arriverà fino in fondo o se, addirittura, si potrà disputare: “Siamo al paradosso che, nonostante provengano richieste da tutto il mondo, non possiamo accettare sponsor perché non possiamo assicurare loro che la manifestazione si svolgerà regolarmente”, dicono i responsabili del settore tradizioni storiche del Comune di Firenze.

La sospensione del torneo è ricorrente e si è verificata anche nel 2014. Niente finale.  La solita indisciplina dei calcianti (così si chiamano i giocatori)? Contrasti fra il Presidente della tradizione storica e i presidenti dei singoli colori? Segnali alla polizia di risse organizzate e quindi di pericoli per l’ordine pubblico? Queste sono situazioni ricorrenti che potrebbero bloccare le partite ogni stagione. La questione è un’altra: non è stato finora possibile redigere un regolamento condiviso da tutti e soprattutto dagli atleti.

Tutto parte nel 2008 quando, per evitare una spontaneità che lasciava libero sfogo alle pulsioni violente, il Comune – proprietario e gestore della tradizione – decise di redigere un regolamento. Fu quasi una rivoluzione che ha fatto del gioco qualcosa di più simile a uno sport, in cui i giocatori devono seguire norme precise e sono sottoposti ad accertamenti come l’antidoping.

calciostorico2

Fino a sei anni fa si seguiva, invece, un rituale che si tramandava dal Rinascimento. Immaginiamo Piazza Santa Croce nel 1530. E più esattamente durante quel 17 febbraio in cui la popolazione fiorentina, assediata dalle truppe dell’imperatore Carlo V, si cimentò in una partita con la palla per dimostrare la propria superiorità morale nei confronti del più forte invasore. Per celebrare quel gesto di scherno, simbolo dell’orgoglio e della libertà del popolo del giglio rosso, ogni anno si organizza un torneo di quel gioco allora originale, con un cerimoniale cinquecentesco. In ogni caso il gioco si radicò profondamente a Firenze ed ebbe il suo periodo di massimo splendore in epoca medicea. Conobbe anche lunghi periodi di decadenza fino al 4 maggio 1930 quando – in occasione del quattrocentesimo anniversario dell’assedio di Firenze – fu allestito il primo torneo ufficiale tra i quartieri della città. L’organizzazione attuale risale ad allora: nel mese di giugno si disputano tre partite, due eliminatorie e una finale, indossando elaborati costumi del XVI secolo. La  finale viene disputata la sera del 24 giugno, festa di San Giovanni patrono di Firenze.

Ogni squadra è composta da 27 calcianti che non possono essere sostituiti, suddivisi in quattro Datori indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani) e quindici Innanzi o Corridori (attaccanti). L’incontro, diretto dal Giudice arbitro, ha inizio quando il giudice detto Pallaio lancia il pallone sulla linea centrale e lo sparo delle colubrine apre le ostilità. Da questo momento e per un’ora il gioco si apre, e icalcianti cercano con qualunque mezzo di portare il pallone in fondo al campo avversario per depositarlo nella rete segnando così la “caccia”, quella che oggi si chiama goal.

Il Calcio storico è figlio solo del bilancio comunale: ha un budget di 300.000 euro annui tutto a carico del Comune: 170.000 spesi in allestimento e installazione di Piazza Santa Croce per lo svolgimento delle partite, 80.000 euro di contributi complessivi erogati ai quattro Colori, 50.000 euro per la manutenzione ordinaria delle sedi, dei costumi e dei campi di allenamento. Senza contare l’impegno, quasi continuativo nel corso dell’anno, degli uffici preposti del Comune. Una piccola risorsa, di 20.000 euro, è arrivata invece dai diritti venduti alla Canon per uno spot pubblicitario e ai produttori del film The tourist del regista Evan Oppenheimer le cui riprese sono iniziate a Firenze il 9 giugno. Dalla vendita dei biglietti, sempre sold out, in genere si pareggiano esclusivamente i costi di allestimento: quest’anno, non essendoci stata la partita finale, sono stati rimborsati biglietti già venduti per 100.000 euro.

Noccioline, se si pensa al giro d’affari del Palio di Siena e, soprattutto, alle immense possibilità del marchio storico rispetto al calcio, numero uno mondiale degli sport di massa: “Il potenziale economico sarebbe interessante – conferma Titta Meucci, ex Presidente del Calcio Storico e attuale Assessore all’Urbanistica del Comune di Firenze –. I turisti ne vanno pazzi e anche quest’anno i biglietti sono stati esauriti il primo giorno della messa in vendita”.

Il problema fondamentale, dunque, è il marketing:  lanciare il marchio che gode già di un posizionamento invidiabile, produrre gadget, sostenerlo con manifestazioni ed eventi attira-turisti. In qualche timido modo lo sfruttamento del brand, con la vendita di oggettistica con i loghi dei Colori, ha preso l’avvio. Una fonte davvero sicura di risorse potrebbe essere esaudire le molte richieste di trasferta delle squadre all’estero. Ma anche qui pesa la natura particolare del calcio storico.

La soluzione dell’enigma sulla carta sarebbe dunque semplice ed è stata tentata: disciplinare i calcianti con un severo regolamento. Finora però le cose non  sono cambiate. A conferma del carattere individualista e cocciuto dei fiorentini, pare finora impossibile trovare un accordo: “Il Calcio storico è una rievocazione non uno sport – dice per esempio Alessandro Marchesi responsabile per il Comune del Calcio storico – esso nasce da un addestramento quasi militare e quindi ha connotazioni rudi e talvolta violente. Ma non si tratta di violenza gratuita”.

Persino Eugenio Giani, Assessore alle Tradizioni popolari del Comune dal 1999 al 2009, riconosciuto custode della fiorentinità, e dunque uomo d’ordine, ha perplessità sui possibili effetti miracolosi di un regolamento: “il problema non è il regolamento” su cui si dovrebbe adottare una certa tolleranza, ma “inserire più sportivi nelle squadre”:  Il bullo di quartiere non ci deve essere. Inseriamo giocatori di rugby, di football e di calcio, e avremo degli incontri duri ma anche il senso del limite e della misura che è tipico del tesserato sportivo”.

I calcianti difendono a spada tratta  la deregulation con argomenti venati dalla passione e da quel conservatorismo inevitabile, trattandosi di una tradizione pluricentenaria. Gabriele Ceccherelli – detto Zena, per quarant’anni calciante e ora Presidente degli Azzurri, uno che non nasconde di entrare ancora in campo dopo 40 anni di partite “con i brividi e le gambe che tremano”,  sostiene che ”basterebbe fossero vietati i colpi in faccia, lasciando sgambetti, placcaggi e lotta”. Insomma renderlo più simile al rugby senza eliminare Il “codice d’onore non scritto che regola le partite”. Mentre il suo avversario storico,  Marco Baldesi, ex calciante e ora Presidente dei Bianchi , che ha concepito la passione per il calcio storico da bambino perché “il calciante è un po’ il Superman del quartiere”, sostiene che “ il Comune non dovrebbe calare le sue regole dall’alto, ma “si dovrebbe responsabilizzare i calcianti chiedendo ai Colori di scrivere il Regolamento”.  Baldesi ha comunque chiaro che la situazione attuale deprime le potenzialità del calcio storico: “Ci vorrebbe una persona che lo segua in modo manageriale tutto l’anno”, dice. Persino il  Presidente del Calcio storico, Michele Pierguidi  è del parere che i problemi non si risolvono con un nuovo regolamento:  “Le violenze nascono per colpa di chi non rispetta le regole e la revisione proposta dal Sindaco non servirà a niente. Il problema non sono le regole ma le persone.”

Intanto aumentano gli spettatori e i tifosi del Calcio storico. Molti i turisti, specie da Stati Uniti e Germania, ai quali non dispiace anche questo aspetto più da circo massimo che da cricket.  Un tempo molti rimanevano scandalizzati dalla violenza in campo, oggi, grazie al Web, tutti arrivano preparati ad uno spettacolo da scontro fisico, fra la lotta libera e la boxe che, a differenza del wrestling porta i calcianti al pronto soccorso. E se vogliono saperne di più basta che si colleghino con i due profili Facebook dei Bianchi che contano quasi quattromila iscritti e oltre ottocento tesserati all’associazione.

.

 

 

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email
Condividi
Translate »