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Cambiamenti climatici, per le città l’unica alternativa è la “resilienza” Cronaca

Firenze  –  Cambiamenti climatici: non c’è alternativa alla resilienza, che è insieme prevenzione e adattamento, ma soprattutto rinnovamento. Sono queste le risposte che le città possono dare al clima che cambia per mantenersi vive, funzionali, migliori. Il guanto di sfida lanciato dagli eventi atmosferici ai centriurbani del futuro ha una portata e un significato ormai noti. Lo dicono i sempre più frequenti episodi dismottamenti, frane, alluvioni e temporali “tropicali” che anche in Toscana, negli ultimi anni, hanno lasciato ilsegno indelebile dell’imprevedibilità mista a furia che trova impreparati. Occorre adattarsi, difendersi,riconvertirsi. Occorre, in poche parole, assumere una mentalità resiliente.

Se ne è parlato oggi, 22 febbraio, nel corso del convegno “Le città resilienti: interventi per la mitigazione e l’adattamento climatico”, organizzato da Ance Toscana e riunito nei locali di Confindustria di Firenze, a cui hanno partecipato Mauro Grassi (Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico del Consiglio dei Ministri), le docenti dell’ateneo fiorentino Mariella Zoppi e Cristina Martelli, Angela Colucci (Politecnico di Milano), Simone Gheri (Anci Toscana) e l’assessore all’ambiente e alla difesa del suolo Federica Fratoni. Presente anche il Comune di Bologna con l’assessore all’urbanistica Patrizia Gabellini, che ha presentato i risultati di Blueap, il Piano triennale di Adattamento al Cambiamento Climatico del capoluogo emiliano, appena concluso.

resilienzaLe contromisure al dissesto idrogeologico sono del resto da tempo al vertice delle priorità ministeriali. Il Piano nazionale 2015-­2020 contro le alluvioni nelle città metropolitane prevede 132 interventi in tutto il paese, per un budget di oltre 1,3 miliardi di euro. I progetti sull’area fiorentina riguardano le casse di espansione di Figline, i lavori di mitigazione del rischio idraulico sul torrente Mensola, l’adeguamento idraulico dell’alveo del Mugnone, oltre che interventi sulla piana empolese e adeguamenti della diga di Levante, per un investimento di 73,7 milioni (di cui 55,5 finanziati da delibera Cipe). Accanto a questa serie di provvedimenti, va avanti il Piano Italiasicura con interventi per la difesa del suolo e il Protocollo d’intesa stato­regioni sulle emissioni.

La sfida sta nel rispondere creando nuove opportunità, anche imprenditoriali, nel nome della sostenibilità. Federica Fratoni:La dialettica che vede lo sviluppo non andare d’accordo con la tutela dell’ambiente è ormai superata. Oggi si apre un nuovo orizzonte di politica di prevenzione e programmazione rispetto a un patrimonio comune, che non è soltanto di contrasto ai cambiamenti climatici, ma di adattamento e responsabilità. Resilienza deve essere sinonimo di consapevolezza: un approccio che deve tenere tanto il singolo cittadino in casi emergenziali, quanto l’amministratore locale. C’è bisogno di un approccio a 360 gradi che veda gli enti locali collaborare sempre più tra loro e con il governo; in quest’ottica i Piani non devono essere interpretati come una cessione di sovranità e di autonomia dei territori ma come una volontà di predisporre una regia unica e coerente, che non può fare a meno del contributo fondamentale che viene dai territori”.

La Regione Toscana ha già approvato il nuovo piano di gestione del rischio alluvioni e il piano del paesaggio, oltre che predisposto la nuova Legge 65 sul governo del territorio. “Abbiamo raggiunto importanti traguardi, adesso abbiamo di fronte una fase ulteriore, che vede un’evoluzione della normativa sul consumo zero del suolo, in cui i sindaci sono chiamati a un nuovo ruolo di responsabilità. È un impegno che offre opportunità concrete e che vede la disponibilità di risorse sia comunitarie che regionali. Ma i filoni sono del resto moltissimi. Accanto al piano di sviluppo rurale in chiave ambientale della Regione, c’è la partita sull’efficientamento energetico, sulla quale il ruolo di Ance è fondamentale. Abbiamo 64 milioni da impiegare, accanto ai quali sono già accordati 40 milioni l’anno per la difesa del suolo. Tuttavia, questi sono solo tasselli di un di un disegno complessivo che chiama in causa attori pubblici e privati e i cittadini per l’assunzione di buone pratiche”.

Foto copertina: https://www.psicologionline.net

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