
Livorno – La notizia giunge dalla testata livornese, che stamattina si è vista giungere in redazione, indirizzata al direttore del Tirreno Luciano Tancredi, una busta con all’interno un proiettile. Oltre al proiettile, anche un foglio a quadretti, in cui era vergato un messaggio: “Se Alfredo Cospito muore i
giudici sono tutti obiettivi. Due mesi senza cibo. Fuoco alle galere”.
Il messaggio recava anche la firma, una “A” maiuscola. Il proiettile, la busta e la lettera sono stati sequestrati dalla polizia che ha aperto una inchiesta per ricostruire la provenienza del messaggio.
Alfedo Cospito, anarchico, è giunto a circa 100 giorni di sciopero della fame. E’ in condizioni estreme, nei giorni scorsi è caduto provocandosi una forte fuoriuscita di sangue che l’ha ulteriormente debilitato. Lo sciopero della fame che lo sta ammazzando, è una protesta forte contro il regime del 41 bis, che da norma transitoria introdotta nel 1992 nei reati delle stragi di mafia, è non solo ancora presente nel nostro ordinamento ma viene applicato come ulteriore inasprimento della pena, e l’ergastolo ostativo, ovvero un ergstolo che non prevede benefici penitenziari se il condannato non collabora con la giustizia. Nel caso specifico, la condanna all’ergastolo senza gradazioni avverrebbe per un attentato compiuto da Cospito e altri nel 2006, quando furono posti due ordigni a basso potenziale nel cassonetto accanto alla scuola di allievi Carabinieri di Fossano, che esplosero nella notte senza provocare morti o feriti. L’attentato fu giudicato dalla Corte d’Appello di Torino di strage semplice, mentre la Cassazione si pronunciò per la strage politica (uno dei reati più gravi del nostro ordinamento, che non fu applicato, tanto per fare un esempio, neppure nel caso della strage di Bologna, 85 morti e 200 feriti); la Corte d’Appello però ha sollevato questione di costituzionalità davanti alla Suprema Corte, e il procedimento è pendente.
Per quanto riguarda l’applicazione del 41 bis, è stato applicato a partire dal maggio del 2022. Motivazioni, il fatto che il condannato intrattenesse relazioni epistolari con altri anarchici e scrivesse interventi e articoli sulle riviste dell’area. Attività che però si protraeva da ben dieci anni, senza che nessuno fosse mai intervenuto. Infatti Cospito si trova in carcere da dieci anni, in quanto ha nel frattempo scontato altra pena legata al ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Circa il regime duro cui è sottoposto, il suo avvocato ha fatto appello, ma la Corte di Cassazione ha fissato l’udienza il 20 aprile prossimo. Ovvero, quando, ragionevolmente, sarà troppo tardi. Intanto, sul caso Cospito si sono mossi giuristi e rappresentanti della cultura e società civile con la sottoscrizione di una petizione che, pur non minimizzando le azioni dell’anarchico, chiede almeno di salvare la sua vita con temporaneo annullamento della misura del 41 bis.
Nel frattempo si stanno registrando numerosi presidi e manifestazioni in solidarietà con Cospito, con episodi di danneggiamento anche in ambito Europeo. Fra i vari episodi, tafferugli, 41 denunciati, un agente di polizia leggermente ferito alla testa ieri sera, sabato 28 gennaio, a Roma. Nella notte si registra il lancio di un ordigno molotov contro il distretto di polizia Prenestino, sempre a Roma.
A proposito della busta contenente il proiettile con il biglietto di minacce ai giudici, si è alzata un’onda di solidarietà da parte di politici e rappresentanti istituzionali, verso il direttore e la redazione del Tirreno.