
E' sbagliato su un punto fondamentale che non viene esplicitato. Se in un paese c'é un solo emporio e se la domanda cresce perché i redditi della popolazione del paese aumentano, il padrone può aumentare i prezzi. In questo caso permettere l'apertura di un altro emporio sarebbe giustificato. Nel caso in cui vi sono già molti punti di vendita e la domanda non cresce, se non per prodotti particolari come gli I-Pad e gli smartphones, l'apertura di nuovi negozi o la liberalizzazione degli orari di apertura, non cambia niente. Non crea nuovo lavoro, bensì crea una pressione su commessi e commesse allo scopo di farli lavorare più a lungo anche rinunciando a compensi aggiuntivi.
Il pubblico non comprerà di più perché i negozi stanno aperti anche di notte, cambierà solo la distribuzione temporale degli acquisti.
Se il negozio è a conduzione familiare, i proprietari dovranno sottoporsi ad un autosfruttamento, per così dire. Se il negozio é localizzato in una zona movimentata potranno assumere del personale ma a scapito di altri negozi, sempre in base alla considerazione che gli acquisti TOTALI dipendono dai redditi dei clienti e non dagli orari di apertura e chiusura. In realtà l'anarchia degli orari, oltre ad aumentare la cacofonia della vita cittadina, creerà tante situazioni differenziate e quindi permetterà posizioni di rendita oligopolitisca per quelli nelle posizioni più favorevoli.
Il punto che viene nascosto da chi argomenta come Grassi, forse per mancanza di conoscenze adeguate, è che l'occupazione complessiva e quindi un’eventuale creazione addizionale di occupazione non nasce da attività micro bensì dipende dalla dimensione macroeconomica, cioè dalla spesa totale. Tralascio i possibili commenti sulle banalità circa la ricerca alternativa, rispetto ai centri commerciali, di luoghi di socialità: la bellissima piazza ove si é svolta l'assemblea Occupy Firenze viene regalata al degrado da anni. Di che cosa sta parlando il Grassi, a Firenze poi?! …
Joseph Halevi, economista