
Firenze – Si è riunita oggi pomeriggio, per la prima volta dopo la previsione della legge regionale 2/2019, la commissione contro il disagio abitativo, cogliendo due palme: è infatti la prima riunione dopo la sua istituzione a livello di legge regionale in Toscana ed è la prima, secondo quanto si è potuto sapere, in Italia. Presenti all’incontro, che si è tenuto online, i sindacati degli inquilini Sunia e Unione Inquilini, i rappresentanti di Confedilizia, la presidente del Tribunale di Firenze, la viceprefetto fiorentina, i rappresentanti di Casa spa, l’assessore del Comune di Firenze con i funzionari dell’Ufficio Casa, i funzionari dei comuni della Lode, fra cui Scandicci, oltre all’assessore alla casa del comune di Campi Bisenzio, Calenzano e Lastra a Signa e il dirigente Unet degli ufficiali giudiziari Bernardini. Una nutrita schiera di attori fondamentali del processo che vede salire in primo piano una delle questioni più pesanti ma anche dai contorni più sfumati (e per cui ancora più inquietanti) del territorio locale e anzionale, ovvero il problema del disagio abitativo che fra tre mesi subirà un’impennata improvvisa al momento dello sblocco degli sfratti, che ad ora ha tenuto in frigorifero tantissimi casi (si parla di oltre mille, ma i numeri reali e precisi non sono noti a nessuno, per il meccanismo per cui le richieste di esecuzioni di sfratto giacciono, vista la sospensione, sui tavoli degli avvocati e dunque non è possibile averne precisa contezza).
Un incontro in cui, in buona sostanza, si è messo sul tavolo un punto in comune, vale a dire la preoccupazione che la vicenda comporta per la tenuta sociale del territorio oltre che per quella economica, e svariate ipotesi anche organizzative per procedere insieme nel tentativo di costruire una regolamentazione che consenta una gestione il più possibile indolore del problema, recuperando un vecchio principio sempre attuale, quello del passaggio casa a casa. Fra gli strumenti per riuscire a intervenire nel prossimo futuro, in primo piano la proposta della costruzione di un protocollo d’intesa.
“Tutti abbiamo manifestato la consapevolezza che la situazione che si sta delineando a partire da dicembre a oggi e nel prossimo futuro sia pesantissima dal punto di vista sociale – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – un momento storico in cui l’affitto purtroppo è diventato una delle tante spese che le famiglie non riescono più a sostenere. Con un altro elemento, emerso con forza nell’incontro odierno, che riguarda la difficoltà per le persone di onorare i canoni per le sedi di lavoro, incorrendo in morosità dei locatari di fondi commerciali. La situazione è complessa, ed è necessario affrontarla a 360 gradi, anche se, precisiamo, la commissione si occupa dei soli usi abitativi”. Senz’altro si tratta di un luogo privilegiato per le amministrazioni, come spiega Grandi, per “avere il polso reale della situazione, cercando quindi di mettere in campo strumenti reali come ad esempio potrebbero essere maggiori investimenti per gli alloggi di risulta, iniziative per cercare abitazioni a costi sostenibili, anche se il problema non è certo di facile soluzione”. Nel corso della riunione, è stato anche lanciata la necessità di mettere in atto un protocollo d’intesa come strumento per la gestione del problema. Senza scordare due banali ma fondamentali dati: “Lavoro e casa vanno a braccetto, da luglio si rischia un’esplosione, da un lato, ma dall’altro bisogna contemperare anche le ragioni dei piccoli proprietari, che non devono sobbarcarsi il peso sociale di una famiglia in difficoltà”. Senza contare il fatto che, conclude Grandi, “il temporale si avvicina e non possiamo permetterci il lusso di arrivare senza strumenti predisposti per affrontarlo”.
“Intanto, è importante che il primo step sia stato compiuto, con l’incontro odierno – dice Pietro Pierri, segretario dell’Unione Inquilini – ritengo un dato importante che ci fosse la presidente del tribunale di Firenze, l’Unet e la viceprefetta. La gravità del momento è chiara a tutti, tanto che si può affermare che la commssione da strumento di natura ordinaria previsto dalla legge, non può non assumere, visto la straordinarietà della contingenza, natura straordinaria. La preoccupazione è legata a ciò che potrà accadere dopo il primo luglio, dato che ad esempio sui numeri non siamo in grado di dimensionare il fenomeno, che vede confluire gli arretrati del 2019 – 2020 con tutto ciò che è continuato a maturare dal periodo di sospensione degli sfratti. Senza dubbio, il protocollo di intesa di cui oggi sè è parlato, con la costituzione di una sottocommissione che avanzi proposte e dia vita a criteri, potrebbe ed è uno strumento utile. E’ vero che la commissione non può graduare gli sfratti, ma ha la funzione di assicurare il principio del passaggio da casa a casa”.
Intanto, nei tre mesi che rimangono prima dello sblocco degli sfratti (“ma tre mesi sono un soffio, bisogna fare presto”, dice Pierri) sarebbero previste nuove riunioni, in cui costruire il protocollo d’intesa, avanzare contributi e proposte. “Si tratta di mettere in campo strumenti e alternative” conclude Pierri. Intanto, gli sguardi di tutti vanno inevitabilmente al governo, da cui ci si aspetta aiuto per la gestione di un fronte temporalesco sempre più buio e ormai prossimo.