
Firenze – Una questione che riguarda la sicurezza dei dipendenti comunali, in specifico l’idoneità delle mascherine FFP2 distribuite dalle varie direzioni ai dipendenti, rischia di sollevare una nuova bagarre.
Protagonisti della vicenda, l’atto della Procura di Gorizia del 22 marzo 2021, motore della questione , la nota dei Cobas comunali e quelle degli Rls, il Direttore della Direzione Gare Appalti Partecipate Domenico Palladino, oltre ovviamente e in primis l’assessore al personale del Comune di Firenze Alessandro Martini.
La questione dunque viene innescata dall’atto con cui, il 22 Marzo 2021, la Procura di Gorizia disponeva il sequestro su tutto il territorio nazionale di 12 marche di mascherine, prevalentemente cinesi, prive dei requisiti idonei all’utilizzo ed alla commercializzazione. Nel contempo su molti media veniva diffuso l’elenco delle mascherine sotto sequestro, fra cui anche un tipo fornite al Comune di Firenze dalla Protezione civile regionale. E a questo punto le versioni date dai lavoratori e dall’amministrazione divergono.
Infatti, con una nota diffusa stamane, i Cobas comunali affermano che, nonostante le rassicurazioni fornite dal Direttore della Direzione Gare Appalti Partecipate alla nota inviata dagli RLS in data 23 Aprile 2021, le mascherine incriminate continuano a essere distribuite ai dipendenti. Nella nota sindacale si parla di dirette segnalazioni, in particolare da parte di lavoratori che si trovano incardinati alla direzione Servizi Sociali e a quella Patrimonio.
Ma queste affermazioni vengono smentite dall’assessore al personale Alessandro Martini e con dovizia di particolari dallo stesso Direttore Domenico Palladino.
“Sono molto dispiaciuto che circoli questa versione – dice l’assessore Martini – dal momento che le mascherine incriminate non vengono più distribuite”.
“Le mascherine non vengono più distribuite e ciò che affermano i Cobas non risponde al vero – fa eco Palladino – della questione ci siamo già occupati in un incontro con gli Rls (Rappresentanti dei Lavoratori per la sicurezza sul lavoro, ndr) a cui è stata spiegata la vicenda”. La dinamica, come spiegata dal Direttore, è la sequente: a seguito dell’atto della Procura di Gorizia, valido ovviamente per il territorio nazionale, le mascherine presenti nell’elenco sono state messe sotto sigillo e poste a disposizione dell’autorità giudiziaria.
“Si tratta di un ingente quantitativo (circa 100mila pezzi) di mascherine che ci sono state messe a disposizione dalla Regione Toscana – ricorda il Direttore -Dunque, non sono state acquistate. Su queste mascherine abbiamo fatto compiere la certificazione a una società terza, che si è pronunciata per la loro idoneità. Quando siamo venuti a conoscenza dell’atto di sequestro, le abbiamo raccolte e sigillate. Martedì ho inviato una lettera a tutte le Direzioni spiegando che non dovevano più distribuirle, e ciò è stato fatto”. Inoltre, il Direttore ricorda che il Comune di Firenze è stato uno dei primi in Italia a distribuire presidi ai
dipendenti, proprio in riguardo all’attenzione alla salute dei propri lavoratori. Tirando le fila dunque, Palladino è certo: “Le mascherine segnalate dalla Procura di Gorizia non sono più distribuite, sono sigillate e a disposizione dell’autorità giudiziaria”.
Ed è proprio sul punto della distribuzione delle ormai famose mascherine di provenienza cinese, che dai Cobas proviene una versione diversa. “Lunedì scorso agli operatori che sono andati a ritirare le mascherine FFP2 presso la Direzione servizi sociali sono state consegnate quelle che non dovrebbero più essere in circolazione – dice il sindacalista e operatore Giuseppe Cazzato – la stessa cosa ci risulta anche per i colleghi dell’Autoparco. Dunque, perlomeno fino a lunedì, la distribuzione dei presidi segnalati dalla Procura di Gorizia continuava”.
Inoltre, continua Cazzato, “siamo a conoscenza della verifica fatta fare a dicembre 2020 da una società terza, ma già nella relazione di questà società veniva rilevato che le mascherine risultavano prive di adeguata certificazione e quindi dovevano essere ritirate e non si doveva continuare a distribuirle. La richiesta dunque è: immediato ritiro delle mascherine incriminate e fornitura ai lavoratori di mascherine idonee, dotate di regolare certificazione, secondo la vigente normativa in materia di sicurezza. Operazione tuttavia che, secondo l’assessore Martini e il Direttore Palladino, è già stata effettuata.
Infine, sulla sicurezza dei lavoratori, conclude il sindacalista dei Cobas, “rileviamo, per quanto riguarda la nostra categoria di assistenti domiciliari, ma lo stesso vale anche per gli assistenti sociali, una minore attenzione della nostra Direzione rispetto a quella avuta dai datori di lavoro degli operatori in appalto per i servizi domiciliari. Pur avendo la possibilità sin da dicembre 2020 di sottoporre a screening operatori domiciliari e assistenti sociali come da delibera regionale, a oltre un anno dalla pandemia ci sono stati fatti solo 2 test sierologici, ad aprile e ad ottobre 2020 e un tampone molecolare 15 giorni fa. Ancora, come operatori del sociale, non abbiamo comunicazione di essere inseriti stabilmente nel programma di screening secondo delibera regionale 1645 del 21 dicembre 2020 (allegato C), e quindi se a maggio saremo richiamati a fare il prossimo tampone o ci toccherà aspettare altri 6 mesi. Il paradosso è questo: gli operatori sociali delle cooperative sono stati inseriti nel programma di screening e da tempo vengono monitorati mensilmente e non solo, la maggioranza ha anche già ricevuto il vaccino, mentre gli operatori del Comune hanno fatto solo un tampone 15 giorni fa e non sappiamo ancora nulla riguardo alla vaccinazione”. Con gli evidenti pericoli che ciò comporta per operatori e utenti.