
Io ho vissuto da rappresentante di una parte sociale, tutta la stagione concertativa aperta dagli accordi del 1993. Eravamo partiti con il piede giusto, ma poi ci siamo persi per strada. In Toscana si era partiti bene e avevamo coniugato la concertazione con i temi dello sviluppo territoriale e della pianificazione strategica. Già prima del 93 ci erano stati casi di dialogo sociale con risultati eccellenti per lo sviluppo del territorio. Cito i due casi più rilevanti. La realizzazione dell'acquedotto industriale di Prato e del depuratore misto civile industriale di S. Croce. Due opere realizzate grazie agli accordi tra parte sociali e Autonomie locali. Due gestioni miste pubblico-private affidate ai privati con vantaggi per i cittadini, le imprese e l'ambiente.
Poi sono venuti gli accordi per l'utilizzo dei Fondi strutturali, la garanzia fidi, il PRS e le infrasrutture per l'internazionalizzazione e l'innovazione. Poi ancora la pianificazione strategica territoriale con i Piani strutturali, le aree vaste, le città metropolitane. Temi irrisolti da anni per gli egoismi di parte. A mano a mano che ci siamo allontanati dalla realizzazione di accordi basati sulle risorse finanziarie messe sul tavolo da un soggetto pubblico, la concertazione è evaporata nel nulla. E' diventata un rituale dispersivo, tendente alla divagazione, caratterizzato dalla mancanza di concretezza, con risultati minimi, ridotti al lumicino per i veti che hanno limitato l'esercizio della politica.
Se ci limitiamo al caso di Firenze si potrebbe stendere un lungo elenco di risultati nulli e conseguenti occasioni perdute. Al primo posto metterei la sistemazione urbanistica e istituzionale dell'area metropolitana fiorentina con annessi problemi dell'aereoporto, termovalorizzatore, parco della piana, mobilita' dell'area ecc . Eppure la scommessa da vincere era proprio quella di accordarsi per far pagare allo sviluppo il conto per tutti. Quindi accordarsi pur se costretti a pagare un costo iniziale per la propria parte, perché sicuri che poi lo svilupo scaturito dagli accordi avrebbe ripagato tutti. Lo spirito del 93 era questo e si è perso per strada.
Seguendo questo indirizzo si poteva innovare anche la logica della rappresentanza: sia quella di interessi che quella politica.
Si poteva passare dagli egoismi corporativi e di partito allo spirito di squadra tanto enfatizzato negli 90. Ma non è andata cosi. Sono prevalsi gli interessi di parte e la concertazione nel migliore dei casi è diventata una fastidiosa negoziazione. E la schiera dei politici anticoncertazione si e' allargata. Monti e' solo l'ultimo arrivato. E Renzi? Ha sostituito la concertazione con i Barcom, iI web, le cento piazze, i cento progetti (promessi e non realizzati), i big bang. La squadra degli anti concertazione vede anche il ritorno in campo del redivivo Cavaliere, principe dell'affabulazione e dei contratti con gli italiani mai rispettati. Risparmio parole su Grillo.
Siamo avvolti da un turbine di parole in libertà, di promesse che si dimenticheno il giorno dopo. La nuvola, il cloud del web e' diventata nebbia e non sappiamo piu' come orientarci. Bisogna reagire, non e' il momento di dissertare sulla concertazione, quella buona di Ciampi, quella cattiva degli anni successivi. Poviamo a fare. Proviamo a mettere insieme le nostre energie e a facciamo sistema dal basso, dando ai vecchi e nuovi politici e rappresentanti di interessi la prova che nella nostra societa' ci sono le risorse per superare l'egoismo di parte.
Il nostro progetto si muove in questo solco. Diamoci da fare, la campanella dell'ultimo giro sta suonando.
Vincenzo Bonelli
www.lavoronuovo.org
Foto: www.consorzioparsifal.it