
Tardo pomeriggio di sabato. Mentre rimbalzano le voci delle dimissioni “in massa” dei ministri del Pdl, e si apre di fatto la crisi del governo Letta I, la sala del circolo Arci di Pisanova è gremita. C'è tanta gente in attesa di ascoltare il candidato alla segreteria del Partito Democratico Gianni Cuperlo. . L'incontro inizia con un certo ritardo, sono ore febbrili per la politica. Il collasso del governo è un dato di fatto. Le larghe intese si sono talmente ristrette da non lasciar passare nemmeno uno spillo. Intanto il primo partito del Paese è entrato in una fase di conta interna, è il lungo percorso che dovrebbe portare al Congresso di Dicembre. In gara oltre a Cuperlo ci sono Civati e Renzi. Tre politici per tre visioni della politica e del partito che poco collimano tra loro.
La base del PD pisano accoglie calorosamente l'ultimo segretario della Fgci. Cuperlo a Pisa è di casa. Nella XVI legislazione è stato eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Toscana. Quando sale sul palco della manifestazione democratica il primo lungo applauso. Occhiale con montatura rossa, camicia bianca, adesivo con il simbolo del suo partito appiccicato sulla giacca nera, all'altezza del cuore. Ai giornalisti pochi secondi prima ha rilasciato pesanti dichiarazioni sulla situazione governativa: “Quello del Pdl è un atto d'irresponsabilità e gravità. L'aumento dell'IVA è una loro responsabilità.”
Ora è il momento d'incontrare la gente, la base del partito. Confrontarsi con i mal di pancia di tanti. Ricostruire il rapporto di fiducia degli elettori del centro sinistra. Infatti fioccano le domande e le critiche. Si rischia di andare lunghi e allora interviene il Presidente Enrico Rossi che taglia corto e con una battuta –E' usanza pisana andare a cena alle otto – apre il palcoscenico ad un Cuperlo visibilmente emozionato: “Non sono abituato alla folla delle platee. Ma le vicende personali talvolta ti mettono nelle condizioni in cui qualcuno ti chiede di prenderti delle responsabilità che non avevi previsto. Mi chiedo se sarò in grado di convincere, di rispondere alle domande che mi verranno fatte.”
Cuperlo elenca i drammi e gli errori commessi in questi mesi a partire dalla guerra elettorale, passando per le dimissioni del segretario, la mancata elezione di Prodi e la nascita del governo di scopo: “ Dobbiamo riconoscere gli errori commessi. Il vero problema è quando subentra un atteggiamento di abbandono silenzioso da parte della gente. Io vi dico che il PD non si è arreso.” Scatta l'applauso. Il politico triestino non perde tempo e spiega la sua idea di partito e di confronto politico interno: “Il conflitto è un elemento vitale della democrazia, è ossigeno. Una democrazia epurata dal conflitto è fragile. Un partito non è una coalizione elettorale che si tiene assieme con un programma di governo. È la sua storia, è l'idea d'interpretare il tempo in cui viviamo. Sono valori.”
Arrivano le prime stoccate al rivale Renzi: “Sono un uomo di sinistra. Sono orgoglioso di militare in un partito dalle tante sensibilità. Siamo l'unico grande partito popolare italiano.” La voce di Cuperlo sale di tono, dal “nemico” interno muove verso quello esterno ed eterno: “Termini come colpo di stato, aventino, l'aggressione verbale aspra e dura contro il Capo dello Stato. Sono il segno che siamo di fronte ad un attacco che viene da un pezzo del sistema. È stato archiviato il concetto di rispetto che nella politica è essenziale. È in atto un tentativo di colpire un patto tra i cittadini, l'essenza dello Stato. La nostra colpa è che abbiamo lasciato abbassare troppo la soglia della tolleranza di fronte a tutto ciò.” Cita Gramsci e il sovversivismo dall'alto: “La destra ha fallito la scommessa degli ultimi 20 anni. La loro storia è legata ad un passato che si ostina a non passare. Nel Pdl prevale il partito padronale. Noi voteremo la decadenza di Berlusconi per un principio di legalità. La rottura è che una parte della destra ha respinto la legittimità della sentenza. In democrazia non funziona così. Se prendi milioni di voti sei sottoposto alle leggi e non il contrario. In Italia è in corso una deriva verso l'assolutismo di fronte alla quale noi non possiamo arretrare di un passo.”
Dalla crisi morale ed etica della politica Gianni Cuperlo affronta quella ancora più pesante per il Paese, i numeri li conosciamo bene tutti, gli effetti anche: “Siamo al sesto anno di crisi economica, la più grave dal dopoguerra. 4,8 milioni di persone sotto la soglia della povertà. 3,3 milioni di precari. Milioni di famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese. La sinistra deve operare per l'introduzione di un reddito minimo, per trasferire risorse alle famiglie, per alleggerire il patto di stabilità che strangola gli enti locali. Nella fase più acuta della crisi la destra italiana è stata l'unica in Europa a tagliare i fondi per i disabili. Hanno tagliato i fondi alla ricerca. Questa crisi è il collasso della loro concezione, della loro politica. Hanno fermato la crescita del Paese. Hanno trasformato l'economia in una scienza esatta. Hanno cambiato il senso della storia. Hanno portato l'Italia al disastro.” Cuperlo delinea gli orizzonti per la sinistra di domani, ci sono le parole dell'attuale Pontefice: “Insegnaci a lottare per il lavoro”. Poi la filosofia di Bobbio: “Discutere del proprio destino e della propria natura”. E termina con l'idealismo di J.M. Guenassia: “Quello che conta nella terra promessa non è la terra. È la promessa”. È il motto della campagna di Cuperlo. È un appello alla sinistra. Nel suo cammino c'è un ostacolo, tutto fiorentino. Intanto Cuperlo lascia Pisa da leader.