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Decreto sostegni, commercianti: “Indennizzi scarsi, mancano interventi strutturali” Breaking news, Economia

Firenze – Il nuovo decreto sostegni in uscita sulla Gazzetta Ufficiale solleva la protesta dei commercianti. Misure inadeguate e un meccanismo, quello con cui verranno erogati gli indennizzi, che secondo gli operatori non riuscirà che a dare briciole senza un vero sollievo per le imprese.

A fare “due conti” sulle imprese reali è stata Confesercenti Toscana, come spiega il presidente Nico Gronchi: “Con il nuovo decreto sostegni in uscita sulla Gazzetta Ufficiale e le percentuali mirabolanti, regole, medie, che vengono annunciate, abbiamo fatto i conti su imprese reali, e il risultato sono indennizzi dal 5% al 7% del fatturato perso (ipotizzando anche perdite molto alte)”. 

Secondo Confesercenti, le conseguenze sarebbero pesantissime soprattutto per le imprese familiari, in media di minori dimensioni: sommando tutti i ristori, secondo i calcoli dell’associazione, “un’attività che fatturava 100.000€ nel 2019 e ne ha persi 80.000€, otterrà in tutto tra i 6-7000€. E se per caso non avesse ricevuto le prime tranche, perché esclusa dal codice ATECO, riceverebbe in tutto appena 4.000€: il 5% delle perdite”.

Per Claudio Bianchi, Presidente Confesercenti Firenze, ci sono due passi da compiere al più presto: “Dare seguito, quanto prima, al già annunciato ulteriore scostamento di bilancio, per mettere immediatamente in campo nuove risorse solo ed esclusivamente per la piccola e media impresa e al più presto mettere in campo un provvedimento di taglio e/o calmierazione degli affitti, che vada a colpire la rendita e favorire al contempo le attività”.

Ma il problema reale, secondo quanto spiegano da Confesercenti Toscana, sarebbe la mancanza di un intervento strutturale per quanto riguarda questo particolare settore. “Nel testo del decreto, trovano spazio anche sostegni ad hoc per la montagna, per gli stagionali, per il turismo, per i lavoratori dello spettacolo e il rifinanziamento della cassa integrazione ed è evidente che non si tratta di basare tutto sugli indennizzi, ma su tutta una altra serie di interventi”.

“È in arrivo, ad esempio – ha continuato Gronchi – un prossimo intervento su moratorie, credito e fisco, ma poiché i numeri sono numeri, se ricevo il 5% di indennizzo, l’altro 95% di perdita perché sono rimasto chiuso come dovrei ammortizzarlo? Se l’obiettivo è salvare il settore – ha poi continuato – c’è bisogno di misure ben più consistenti e robuste”. 

Gronchi ha sottolineato il fatto che, sebbene le richieste avanzate dall’associazione, vale a dire togliere i codici Ateco e calcolare il calo di fatturato effettivo per tutti , siano state accolte, le aspettative dei commercianti siano state deluse. Tirando le fila, se i decreti legislativi non si mostrano capaci di incidere sulla vita delle imprese, allora rimane un’unica soluzione: tornare a lavorare, ovviamente in sicurezza.

“Con questo decreto non si interviene strutturalmente su uno dei comparti motore dell’economia nazionale – conclude Gronchi – negozi, pubblici esercizi, bar e ristoranti, ambulanti, turismo, ricevono forse un placebo con questo decreto. Allora, visto che i provvedimenti legislativi, di fatto, non incidono sullo stato di salute delle aziende, diventa fondamentale che il settore sia messo nelle condizioni di lavorare. In sicurezza. Aprendo i propri esercizi con tutte le regole del caso. Questo se si vuole davvero salvare le aziende, il lavoro, l’economia reale di questo paese. Non si può assistere alla perdita dell’occupazione in centinaia di migliaia di aziende ed alla cancellazione di un settore costruito dalle generazioni che ci hanno preceduto”.  

 

 

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