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Disagio abitativo, Albanese: “Rete fra istituzioni, allo studio anche strumenti inediti” Breaking news, Cronaca

Firenze – Un fenomeno complesso e, causa pandemia, tristemente inedito, quello dell’emergenza abitativa collegata allo sblocco degli sfratti, che le istituzioni locali si troveranno a fronteggiare. Ma un punto è chiaro, come dice l’assessore alla casa del Comune di Firenze Benedetta Albanese, che ha voluto fortemente la prima convocazione della commissione per il disagio abitativo che si è riunita ieri,  ed è quello della volontà di tutte le istituzioni, dai Comuni del Lode Fiorentino agli altri soggetti che ieri erano presenti alla convocazione, di mettere in rete competenze, punti di vista, contributi per far sì che il fenomeno goda della più ampia visione e comunione d’intenti. Il fine, quello di gestire in modo il più possibile aperto una questione che ad oggi, pur configurandosi come pesantissima, offre ancora varie zone di indeterminatezza, a cominciare dai numeri alle modalità con cui avverrà lo sblocco, fino alle conseguenze future. Se tutto ruota attorno allo sblocco degli sfratti, che avverrà, se niente cambia, a fine giugno, non è pensabile che si esaurirà una volta finita l’emergenza conseguente. Lo stesso fatto che non si conoscano ancora nè entità nè modalità con cui il via libera verrà dato, comporta che il lavoro che ha preso il via ieri con l’apertura di una commissione attesa da tanto tempo, sia necessariamente tutto da vagliare nei modi e negli strumenti eventuali d’intervento.

“Si tratta in buona sostanza – dice l’assessore – di costruire strumenti e modalità inediti per un futuro che non sarà solo di qualche mese, ma che con ogni probabilità ci accompagnerà almeno fino a tutto il 2022. Il primo passo, ovvero la convocazione della commissione, è stato molto utile per mettere sul tavolo la necessità di un’azione il più possibile allargata e interistituzionale, nella consapevolezza che la complessità della questione non può essere gestita da soggetti isolati proprio per la sua pervasività nei vari piani, da quello politico, economico, sociale, tecnico-burocratico;  ora, nelle tappe successive, è necessario non solo il confronto, ma anche lo studio di cosa e in che modo si potrà costruire”.
Tirando le fila, la questione appare in itinere, in particolare dopo che si è accertata la volontà da parte di tutti i soggetti di fare rete; da ora in poi è il momento della costruzione. Le proposte stesse che sono emerse nel corso del primo incontro, vale a dire l’ipotesi del protocollo d’intesa ed eventualmente una sottocommissione che potrebbe rappresentare uno strumento più agile rispetto alla commissione così come prevista dalla legge regionale, devono passare da una verifica attenta, tecnica, circa la loro fattibilità e la loro utilità reale. Il messaggio che tuttavia è emerso con forza è la consapevolezza da parte di tutti della natura dirompente del problema, a un tempo sociale, economico e politico e che la volontà è quella di affrontarlo con la messa in campo di strumenti adeguati e necessariamente inediti. In particolare, dopo la commissione di ieri, è evidente la convinzione generale che non si potranno dare soluzioni adeguate restando isolati. “La messa in comune delle diverse visioni determinate – ha concluso Albanese – dai ruoli diversi dei vari attori sarà essenziale”.
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