
Parigi – Per il “Muttertag” il ministero della famiglia tedesco ha inviato un tweet a tutte “la care madri” per ringraziarle di tutto “il formidabile lavoro che svolgono ogni giorno e ancor di più in questi difficili giorni”.
Il messaggio non basterà però a calmare gli spiriti di madri e massaie che nel corso della quarantena hanno sopportato praticamente da sole le cure dei figli e della casa assieme ai loro impegni professionali. Sul net imperversa infatti un hashtag “CoronaEltersRechenenAB”, cioè i genitori del corona fanno i conti, il cui obiettivo è di calcolare quanto è costato loro prendersi a carico i figli durante il lockdown e inviare la fattura alle autorità.
Cure che in stragrande maggioranza sono state quasi esclusivo appannaggio femminile. Questa iniziativa, che rilancia anche il dibattito sulla remunerazione del lavoro domestico, ha subito suscitato reazioni ironiche sul fronte maschile con internauti che si chiedono perché mettere al mondo dei figli se poi ti pesa occupartene.
Secondo un sondaggio della fondazione Hans-Boeckler su chi occupava di più dei figli, oltre il 50% delle madri hanno risposto” io sola” contro il 10% dei padri. Dallo studio emerge anche che l’epidemia ha operato in Germania un ritorno ai vecchi schemi di ripartizione del lavoro, aggravando così le ineguaglianze esistenti nella cura dei figli e rendendo così più difficili gli avanzamenti di carriera.
Il ridotto ruolo dei padri nell’occuparsi della prole emerge anche da un altro studio secondo cui le donne che lavorano e hanno un partner o marito in casa consacrano lo stesso tempo ai figli delle madri single.
Intanto al ministero dell’educazione della Renania del nord è arrivata la prima “fattura” : l’ha inviata Karin Hartman, la madre single di tre figli che ha lanciato l’iniziativa. Patricia Cammarata è più precisa: non solo reclama 22.296 euro ma chiede anche che le vengano raddoppiati i punti della sua pensione.
Con la crisi sociale ed economica in arrivo a causa della lunga battuta d’arresto provocata dall’epidemia, in Germania , e non solo, si teme che a pagarne la fattura siano soprattutto le donne, già in prima linea per quanto riguarda la riduzione dell’orario di lavoro.