
Pisa – Il rapporto di Legambiente sulle Ecomafie rappresenta una fotografia importante ed inquietante del fenomeno degli ecoreati che la recente legge perseguirà finalmente con più forza ed efficacia. I numeri del rapporto sono impietosi. Stiamo parlando di poco meno di 30.000 reati accertati per un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro; aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3); numeri eclatanti nell’agroalimentare, che fattura 4,3 miliardi di euro per 7.985 illeciti e nel racket degli animali che colleziona 7.846 reati.
La Puglia è in testa alla classifica regionale degli illeciti, mentre il Lazio è sempre la prima regione del centro Italia e la Liguria è la prima del Nord. Cresce l’incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria), dove si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736). Crescono, infine, i reati nel ciclo dei rifiuti (+ 26%).
E proprio in questo delicato settore industriale, analizzando le tipologie di reato, il rapporto Ecomafia 2015 evidenzia, un boom di infrazioni accertate che superano la soglia delle 7mila, per la precisione 7.244, quasi 20 al giorno. Alto è stato anche il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006), ben 35 nel 2014, facendo salire il bilancio a 285 a partire dal 2002. Impressionante anche il quantitativo di rifiuti sequestrati in questo ultimo anno e mezzo: in appena 16 inchieste di questo tipo sono stati bloccati da provvedimenti giudiziari più di 3 milioni di tonnellate di veleni.
I traffici di rifiuti corrono anche lungo le rotte internazionali dove a farla da padrone sono i materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo o a un approssimativo recupero energetico: rottami di auto e veicoli soprattutto (38%) per il recupero dei materiali ferrosi, scarti di gomma e/o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili.
In campo ambientale, quindi, il tasso di illegalità appare ancora elevato, specie nel settore dei rifiuti, anche se probabilmente occorre fare qualche distinzione. La concentrazione dei reati nelle regioni del sud ci dice che il fenomeno è molto legato alle attività delle organizzazioni criminali in regioni in cui la gestione dei rifiuti (non solo quelli speciali ma anche quelli urbani) è ancora spesso ad uno stato molto poco trasparente. E’ possibile che una parte dei reati legati ai rifiuti, specie nelle regione del centro nord, non siano riconducibile ad attività di organizzazioni criminali, ma siano l’effetto di normative complesse e contraddittorie, difficili da rispettare. Anche su questo punto la nuova normativa sugli ecoreati ha introdotto una distinzione più chiara fra comportamenti criminali e comportamenti non intenzionali o colposi.
Colpisce comunque, il dato sul quantitativo dei rifiuti sequestrati, 3 milioni di tonnellate, su 30 di rifiuti urbani e 100 di rifiuti speciali.
E’ evidente che si tratta di un fenomeno da combattere ed estirpare, con una attività repressiva oggi facilitata dalla nuova norma, ma anche da una attività di prevenzione che rimuova il terreno di coltura delle attività criminali. Per fare questo occorre completare rapidamente il processo di riorganizzazione e modernizzazione del settore dei rifiuti urbani, con l’organizzazione delle Ato, l’affidamento in gara dei servizi, il completamento degli impianti, il superamento della discarica e gli incentivi al riciclaggio. In un settore organizzato in modo moderno e tecnologico c’è meno spazio per azioni illegali e attività criminali.
Occorre poi riorganizzare il sistema dei controlli e delle sanzioni, a partire dalla riforma delle Arpa, in discussione in Parlamento, consentendo, come già la nuova legge sui reati ambientali fa, di non procedere subito alla contestazione del reato al pubblico ministero in caso di controllo da parte delle Arpa, a fronte di un aspetto illegittimo, ma di scarso valore ambientale.
E’ possibile è doveroso, anche alla luce di questo prezioso rapporto che Legambiente consegna alla discussione pubblica, immaginare una nuova stagione in cui i reati ambientali verranno individuati meglio, distinguendo azioni criminali da banali errori gestionali, scoraggiati grazie ad una regolazione efficace di queste attività (per esempio migliorando i meccanismi di tracciabilità e superando il SISTRI) e soprattutto contrasti con forza chi davvero persegue attività criminali.
Alfredo De Girolamo
(@degirolamoa)
Foto: www.meteoweb.eu