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Educatrici nido, “Siamo allo stremo”, mentre il governo prepara un cambio di passo Breaking news, Cronaca

Firenze – Saranno sotto Palazzo Vecchio, in presidio, educatori ed educatrici degli asili nido, lunedì prossimo, 13 dicembre, alle 14.30, in costanza di consiglio comunale. La mobilitazione è stata lanciata dalla Rsu, e le richieste che vengono rivolte all’amministrazione da questi lavoratori così importanti sono tante. Ma la situaizone in ogni caso resta complicata e in evoluzione. Si sta parlando di educatori e educatrici che sono stati in presenza fin dai primissimi giorni del dopo lockdown stretto: su base volontaria nei parchi, educatrici ed esecutrici  hanno avuto i primi contatti con le famiglie durante il mese di maggio 2020; da luglio tutto il personale è tornato in presenza. I cuochi hanno lavorato anche durante il lockdown in collaborazione con la Protezione Civile.

Ma cosa significa lavorare come educatrici o esecutrici nei nidi? “Essere in presenza per noi significa lavorare con bambini e bambine 0-3 anni senza mascherine e senza distanziamento; la nostra utenza ha bisogno di coccole e abbracci, di essere accudita fisicamente  il che ci mette  a stretto contatto con materiale organico. L’esposizione al rischio contagio covid è veramente alta”, dicono i lavoratori. Educatrici ed esecutrici lavorano 6-7 ore con la mascherina ffp2 e con quella si canta, si raccontano storie, si gioca e si salta. Tanta fatica, ma i nidi hanno riaperto e hanno funzionato regolarmente( con le chiusure per quarantene o malattie covid) da settembre 2020.

Però le cose non vanno. I punti critici riguardano vari aspetti, come denunciano le associazioni sindacali. Intanto, l’individuazione dei responsabili covid, la cui scelta è andata a planare sulle responsabili della sicurezza, già gravate da altre mansioni, cui è richiesto di comunicare con l’ufficio in ogni giorno della settimana, nel caso si verificassero casi di positività nell’utenza o nel personale del nido, “ma nessuno- denunciano le Rsu – ha mai messo nero su bianco questa reperibilità”. La mancanza di certezze e regole chiare rilevate dai lavoratori, aggiunta al non aumento di educatrici a fronte di un aumento di lavoro e alla necessità di lavorare per “bolle” come presidio contro il covid, hanno “profondamente fiaccato” l’intero sistema. “Da parte sua – si legge in una nota dell’Usb – l’Amministrazione  non mai risposto alle numerose richieste di chiarimenti sulle varie situazioni che si vengono quotidianamente a creare, lasciando di fatto solo il personale a prendere decisioni, talvolta molto delicate, per poi comunicare a posteriori che la procedura era errata”. Altro punto dolente e connesso, che introduce un altro spigolo rilevante, è la decisione di proseguire con la modalità dei colloqui tra personale e nuclei familiari dell’utenza “a distanza”, nonostante la particolarità del servizio in questione. 

“Si rendono di cosa sono i colloqui con le famiglie in un nido d’infanzia e cosa rappresentano per la costruzione del rapporto di fiducia? Per la costruzione di  quell’alleanza educativa di cui tanto si sciacquano la bocca i nostri dirigenti?”, si chiedono i lavoratori. Un argomento che introduce un altro punto molto sensibile, vale a dire l’uso di device e connessioni personali per lavoro.

Su questo infatti, l’Amministrazione sembra abbia dato per scontato, come denunciano i sindacati, che il personale adoperasse i propri strumenti e le proprie connessioni, da casa o al lavoro, per fare colloqui con le famiglie, fare colloqui di continuità e negli altri casi. “Questa è una evidente anomalia, una situazione di cui l’Amministrazione ha approfittato senza dare niente in cambio( solo da poco è stata fornita una telecamera da applicare al computer dell’ufficio che non cambia la situazione)”, precisano gli operatori.

Infine, “come corrispettivo dello sforzo che il personale dei nidi d’infanzia ha fatto e sta facendo per mandare avanti il servizio nel migliore dei modi”, denunciano i sindacati, “l’Amministrazione comunale ci ha tolto una parte dello stipendio, senza alcuna spiegazione, senza una circolare, senza che i nostri dirigenti abbiano sentito il bisogno di dire niente ai lavoratori, senza mai metterci la faccia”.

Negli ultimi mesi, sottolineano le educatrici, le mancate sostituzioni del personale assente, “non solo aumentano il carico di lavoro  alle altre esecutrici, ma a tutto il complesso del lavoro del nido, in quanto sistema fortemente interconnesso”.

Eppure giunge proprio dal governo, come spiega e sottolinea il consigliere comunale di Spc Dmitrij Palagi, un importante passaggio nei confronti dei servizi degli asili nido. Infatti, nel Ddl di bilancio 2022, si assisterebbe a un cambio epocale nei confronti dei servizi degli asili nido,  che verrebbero promossi fra le prestazioni essenziali, con livelli definiti (Lep), che spostano il servizio garantito su base territoriale, cancellando la modalità della “domanda individuale”, in uso finora, che porta il servizio a soggiacere all’erogazione da parte dei municipi, in base alle richieste e alle risorse disponibili. Il cambio di rotta prevede un finanziamento ai Comuni di 1,275 miliardi aggiuntivi fino al 2026, mentre, dal 2027 in poi, saranno erogati 800 milioni all’anno in più. Nell’articolo 44 del DDl Bilancio, inoltre, si menziona la necessità per i Comuni di raggiungere gli obiettivi per step, fino al punto in cui tutti comuni, anche queli più svantaggiati tenuti in particolare conto, non avranno raggiunto un pari livello di prestazioni. Nel DDL c’è anche risposta  a una delle questioni più scottanti, ovvero le risorse no solo per costruire nuovi asili nido, ma anche per mantenerli. Così, si legge che i fondi stanziati dovranno andare a coprire le spese delle strutture, anche assumendo personale necessario,  mentre, per quanto riguarda la costruzione fisica di nuovi edifici, verrà in soccorso anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel Pnrr sono infatti 4,6 i miliardi complessivi stanziati fino al 2026, che potranno dar vita a ben 228mila nuovi posti per i bambini da zero a sei anni. “A fronte delle criticità elencate dalle Rsu – incalza Palagi – e ai concreti messaggi che giungono dal governo, vorremmo portare la questione anche in consiglio comunale, alla luce delle novità che arrivano dal governo”.  Per lunedì prossimo, 13 novembre,  è stato convocato, all’ “ultimo tuffo”, un incontro fra le Rsu e i rappresentanti istituzionali. 

 

 

 

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