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Elena di Sparta, il diritto di scegliere della donna più bella Cultura

Firenze –  Un libro non solo suggestivo ma emozionante: un romanzo che appassiona mediante una rilettura originale del mito greco. Elena è sempre stata “oggetto” nelle narrazioni, sia che prevalesse la tesi del rapimento sia quella della fuga volontaria e perfino se si accettasse la palinodia di Stesicoro che a Troia sarebbe andato solo un “simulacro”.

In questo racconto, invece, vengono alla luce con forza la sua personalità e le vere ragioni della sua scelta di vita. Emergono così l’angustia di essere la bambina più bella del mondo alla quale impartivano un solo insegnamento: “cura il tuo corpo”. E la premonizione dell’ancella: “ tu sei una cosa grande e terribile”.

“Se la bellezza era davvero potere” – si domandò Elena –“perché non potevo far nulla senza consultare qualcuno che fosse sopra di me? Non riuscii tuttavia a maledire la mia bellezza. Non lo feci mai. Mi piaceva essere bella e non mi biasimo per questo. Qualsiasi ragazza al mondo, allora come oggi, avrebbe venduto la propria anima pur di essere me.”

Elena di Sparta, la più bella del mondo, rivendica il diritto di tutte le donne di esprimersi non rimanendo imprigionate nel proprio corpo.

In questo romanzo (Elena di Sparta, Baldini+Castoldi 2020) si legge, con una significativa dose di suspense, come fin da piccola l’idea di essere considerata una dea le era parso qualcosa di grandioso, ma presto quella illusione s’infrange. Assistiamo al rapimento da parte di Teseo che la stupra, alla liberazione da parte dei fratelli Castore e Polluce a quando viene data in sposa a Menelao. Poi Paride e l’arrivo a Troia, la città in cui le donne contano, in cui possono scegliersi i mariti. Presto però si rende conto che è sempre una straniera, Elena di Sparta.

Leggendo il IV canto dell’Odissea sorprende trovare Elena di nuovo sul trono di Sparta. Ebbene questo romanzo racconta anche quanto accade dopo caduta e il saccheggio di Troia…Elena viene riportata in patria, Menelao ha solo una domanda da farle: perché? Perché ha deciso di scatenare una guerra?

Loreta Minutilli è nata nel 1995 in provincia di Bari, dove ha conseguito la laurea triennale in Fisica. Il suo racconto L’universo accanto si è classificato tra i cinque finalisti del Premio Campiello Giovani 2015. Il romanzo Elena di Sparta è stato uno dei nove finalisti della XXXI Edizione del Premio Calvino. Vive a Bologna dove studia Astrofisica. Parliamo con lei del suo romanzo in questa intervista

Come è nato questo  libro ?  

Ho scritto la prima versione di Elena di Sparta quando ero al primo anno di università, ma questo personaggio mi affascinava già dai tempi del liceo classico. Perché Elena è sempre associata al concetto di colpa? E perché, tra tutte le riscritture della guerra di Troia che si sono succedute nei secoli, nessuna l’ha mai riscattata dal ruolo di antagonista? Queste domande mi hanno spinta a cominciare a scrivere: la voce di Elena, sempre più pressante, mi imponeva di raccontare la sua versione della storia.

Perché ha usato l’appellativo Elena di Sparta invece di quello più consueto ?

Per me la scelta del titolo è stata naturale, non ho dovuto pensarci neanche un momento: Elena di Sparta mi sembrava l’unico modo possibile per definire il suo personaggio. Di solito la ricordiamo come Elena di Troia, ma il suo luogo di nascita è Sparta, è lì che ha passato la maggior parte della sua vita e che la sua storia è cominciata. Elena di Troia, invece, è un epiteto che inchioda il personaggio ad unico momento della sua storia: quello della sua colpa. Il mio obiettivo era proprio raccontare Elena al di là di Troia, come una persona completa con un prima e un dopo. Poteva quindi solo essere Elena di Sparta.

Come lo possiamo definire  romanzo storico … romanzo mitologico…. ?

In realtà, Elena di Sparta non è nelle mie intenzioni un romanzo storico: anzi, quando ho cominciato a scrivere lo immaginavo come un monologo fuori dal tempo, senza un contesto intorno. Anche nella versione finale, l’antica Grecia è per me una cornice necessaria per parlare al contemporaneo. In quest’ottica la definizione di romanzo mitologico mi piace di più, perché il mito ha la facoltà di farsi rimaneggiare e ri-raccontare da prospettive diverse in epoche diverse, ed è esattamente quello che ho provato a fare con la storia di Elena.

Potremmo  parlare  di  un’ Elena fuori dal mito  o fuori dagli stereotipi ?

Sì, volevo creare una Elena diversa, che fosse tridimensionale: la versione “classica” del personaggio non viene negata, ma arricchita di carattere e spessore. Quest’operazione ha funzionato bene per tanti personaggi letterari, che tra le mani di scrittori contemporanei sono riusciti a parlare alla nostra epoca: Antigone, Cassandra, Ulisse… ho provato a trasmettere un messaggio ai contemporanei anche da parte di Elena.

Come riescono a coesistere  la sue due attività, di astrofisica e di scrittrice ?

Sono per me inevitabilmente legate: ho bisogno di avere più attività in corso contemporaneamente, non riuscirei a scrivere se non avessi stimoli che vengono anche dal mondo scientifico.

Da  l’Universo accanto a  Elena di Sparta … come si realizzato  questo  percorso   da un mondo futuribile   al passato  segnato dal  mito greco ?

La mitologia mi ha sempre affascinata per la sua capacità di reinventarsi e, quando mi sono cimentata con la mia prima opera non in forma breve, è stato confortevole per me ritagliarmi un posto in quel mondo. La fantascienza e la distopia non sono tanto diverse, secondo me: offrono una base comune – il mondo in cui viviamo – da modificare a piacimento per esprimere il messaggio desiderato.

La  “sua”  Elena rivaluta   il ruolo della  donna  nel mondo ellenico ?

Elena è un personaggio sicuramente inconsueto per il contesto della Grecia antica e non pretendo che risulti credibile o storicamente accurato: il mio scopo, infatti, non era tanto parlare delle donne nel mondo ellenico, ma delle donne di oggi, e di come la tendenza femminile al silenzio e alla passività sia ancestrale e radicata. Spero che il mio personaggio sia in grado di scatenare un dibattito vivo ancora oggi.

Foto: Loreta Minutilli

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