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Elezioni: c’è anche Potere al Popolo, una sinistra che riparte dal basso Breaking news, Opinion leader, Politica

Firenze – Rappresentanza e politica, ormai sembra che niente riesca a colmare la frattura che si è creata fra la “gente” e il “palazzo”. Niente, se non a costo di “creare” altre forme di partecipazione e rappresentanza, che riescano a ridare vitalità alla inclusione delle persone in quel “gioco” complicato ma entusiasmante che gestisce i rapporti sociali ed economici fra esseri umani, i loro cambiamenti, la distribuzione delle risorse secondo priorità di volta in volta stabilite dal corpo sociale. Duecento assemblee territoriali, 51mila firme raccolte alla Camera in due settimane, migliaia di persone alle assemblee, fanno dire che, accanto al Movimento 5Stelle, antesignano nella ricerca di nuove forme di partecipazione, Potere al Popolo si prospetta come uno dei progetti più interessanti sulla piazza.

Intanto, è necessario ricordare che la genesi di Potere al Popolo si sviluppa all’interno di un’occupazione, quella di Jè so’ Pazzo, dell’ex-opg di Napoli. E’ in questa sede infatti che le speranze deluse del Brancaccio si coagulano e prendono forma. Una nascita interessante, dal momento che si riverbera, e per ora con un successo che sta nei numeri, nella redazione del programma e nella “costruzione” delle liste.

Niente passa attraverso segreterie di partito. Come spiegano due fra i candidati dei collegi fiorentini, Erica Massa e Lorenzo Alba, il programma è “collettivo”: “”E’ stato scritto in maniera collettiva, in circa 4 settimane, un mese di tempo circa. La prima bozza è stata emendata con i suggerimenti delle assemblee territoriali. Intanto, continuiamo ad assorbire suggerimenti, dal momento che la definizione del programma andrà di pari passo con la crescita di Potere al Popolo. Più il progetto ingoierà competenze, saperi, più si potrà rispondere in maniera precisa e sistematica ai problemi”. Da sottolineare che si tratta dell’unico programma che mette il lavoro al centro e propone la reintroduzione incondizionata dell’art. 18, anche per le imprese al di sotto dei 15 dipendenti: “chi è stato ingiustamente licenziato deve essere reintegrato. E’ la costituzione sul luogo di lavoro”.

Dunque un programma che si avvale della partecipazione dei cittadini. Quali cittadini? Quelli che rispondono all’appello sul territorio, che comportano un’esperienza concreta di impegno politico, che corrisponde di fatto, ad avere il polso della situazione, a conoscere le dinamiche di criticità e le richieste che vengono dalle comunità. Un “sistema” che mette di fronte due elementi: da un lato, nessuna astrattezza, dall’altro, persone che in qualche modo sono già riferimenti precisi. E che sono accompagnati dalla conoscenza in presa diretta delle criticità.

Allo stesso modo, avviene la scelta dei candidati. I candidati vengono scelti ed “eletti” nelle assemblee territoriali. “Il vantaggio – spiegano Alba e Massa – è che non ci sono lotte all’ultimo sangue, da un lato, dall’altro si configurano candidature che sono già addentro alla dinamica territoriale. Nessuna scelta o nomina avanzata da vertici attenti a giochi di forza e potere interni al partito, magari messi in atto in “segrete stanze””. Chi sceglie i candidati sono le assemblee dei territori. 

Un sistema che non solo, per ora, si è rivelato coinvolgente ma che ha dato subito i primi frutti: l’esperienza, partita appena due mesi e mezzo fa, settimana più settimana meno, ha raccolto molte più firme di quante ne servissero per presentare le liste: a Firenze, tre volte tante.

E tuttavia, Potere al Popolo si configura come molto di più di una “sperimentazione”. Intanto, alla fatidica domanda “che differenza c’è fra Potere al Popolo e le altre liste di Sinistra”, senz’altro c’è il metodo di “costruzione” del progetto.

Ma la domanda, tutta politica, rimane: d’accordo la differenza di metodologia, ma cosa fa dire ai suoi rappresentanti che Potere al Popolo è una forza di sinistra e le altre, ritenute comunemente tali, no? “Intanto – risponde Massa – considerare di sinistra una forza come il Pd, che ha fatto il Jobs Act o che si presenta a Bologna con Casini, è poco più di una battuta ironica. Senza dimenticare che Leu era presente in tutti i momenti in cui il governo del Pd si è trovato a votare leggi che non consideravano l’interesse dei lavoratori. Per noi, “sinistra” è un concetto di identificazione forte, ed è quella parte politica che rappresenta gli interessi popolari”.

“Si tratta di un altro modo di concepire la politica – interviene Alba –  non è un argomento nuovo, ma la sfera politica e ciò che è fuori dal palazzo è separato da uno scollamento enorme. Pensiamo che la mutazione genetica della sinistra storica risieda nella perdita della capacità di interpretare ciò che serve alla gente comune. Noi siamo fuori da questa sfera, conosciamo bene la situazione che vivono le classi popolari, le loro lotte e aspettative. Siamo sindacalisti, attivisti dei movimenti studenteschi, siamo presenti nei comitati e nelle associazioni, abbiamo acquisito competenze e consapevolezza sul campo. Dunque, noi siamo legittimati ad essere la sinistra: solo chi vive sulla propria pelle i problemi e si è attrezzato per risolverli, può porsi credibilmente come rappresentante di qualcun altro che è, allo stesso tempo, “noi””.

lorenzo albaEppure detta così, sembra di sentire qualcosa di già ascoltato: la polemica con la “casta” è infatti stato il cavallo di battaglia del Movimento 5Stelle. Ma la differenza, non solo costitutiva ma anche politica, c’è. Risponde Massa: “Come primo punto, i 5Stelle continuano a dire che non esisterebbe più né destra né sinistra, una posizione che li rende un movimento “liberale”. La nostra prima, marcata differenza, è che noi non vogliamo “accontentare tutti”; il nostro scopo è rispondere alle esigenze della classe dei lavoratori”.

“Il nostro blocco sociale riguarda ancora gli operai che non è vero che siano scomparsi, ma hanno semplicemente svestito la tuta blu per rivestire la divisa dei lavoratori della logistica, ad esempio, o quella di un dipendente delle cooperative, oppure quella di uno qualsiasi di questi lavori dei”servizi””,  sottolinea Alba. Magari, tolto il nome “operai”, con quello è venuto a cadere anche quel sistema di diritti che, in anni di lotte, difendeva il lavoro.

Non solo. “C’è anche una parte, rappresentata ad esempio dagli “indipendenti” mascherati partite Iva, che impersona la piccola borghesia che è stata esclusa dai processi di accumulazione – continua Lorenzo – parliamo anche del piccolo commercio, stritolato dalle gdo e dalle leggi promosse bipartisan che hanno consentito la totale liberalizzazione del mercato (aperture continuate, tanto per dirne una) che hanno stritolato non solo i lavoratori dipendenti, ma anche il commercio al dettaglio. In parte, la logica neo liberista ha colpito duramente anche l’artigianato”

E poi, ci sono “i giovani”. “In generale, qui si affronta un problema generazionale che va oltre il lavoro dipendente. Si tratta del prevalere di un sistema economico-sociale che costringe i giovani, nella visione della propria esistenza, a vedersi precari per sempre. Le giovani generazioni sanno che vivranno peggio dei loro padri, e i loro figli peggio di loro. Dobbiamo invertire la tendenza”.

Circa il rapporto con i 5Stelle, ampia comprensione dei motivi che spinge “un elettore, di fronte  a un sistema consociativo, di dare forza a un movimento politico che si propone di metterlo in crisi. Ma ora Di Maio che fa? Il Movimento si sta normalizzando, per scegliere un ministro all’economia chiede consigli a Bankitalia e al Fondo Monetario Internazionale, fa campagna elettorale sulla sicurezza contro l’immigrazione con temi della Lega, la proposta di fiscalità dei 5Stelle è molto simile a quella della destra. Si tratta di una visione astratta della società, non una visione concreta, che parte dal fatto che gli stessi che hanno generato la crisi sono quelli che ci si arricchiscono, manca l’analisi”.

erica massa usbUn dubbio tuttavia permane: di fronte a una possibilità molto bassa di “far risultato” il rischio è quello di dare un voto “inutile”.

“A parte il fatto che si tratta dell’unica lista che dichiaratamente rappresenta e difende gli interessi delle classi popolari, è la sola che fa di questo obiettivo un progetto- dicono Alba e Massa – visti i risultati di questa prima mobilitazione, riteniamo che ci sia il  segnale che la potenzialità c’è. Bisognerà farlo lievitare, ma il problema non sarà raggiungere il 3%, che magari rimarrà al di fuori della nostra portata a questo giro, ma riversare la rete che stiamo creando, nel dare voce in concreto alle vertenze, lotte e bisogni sociali del territorio. Nessuno ha un progetto così di lunga prospettiva. E comunque, ne siamo convinti:  il 3% può essere possibile”.

“Siamo agganciati al territorio. nasciamo dal basso – conclude Alba –  ci proponiamo di diventare uno strumento al servizio degli interessi della maggioranza della popolazione”.

Per concludere, alcune notizie sui candidati: Erica Massa, 39 anni, 10 anni di precariato nelle biblioteche fiorentine, gli ultimi otto anni alle Oblate. Attualmente, disoccupata e sindacalista Usb.

Lorenzo Alba, trent’anni. Dottorando alla Normale di Pisa di storia contemporanea, proviene da un’esperienza di migrazione: si è mantenuto agli studi facendo il cuoco, a Marsiglia. Col dottorato è ritornato in Italia. Il suo sogno? “Insegnare a scuola”.

Foto: copertina: assemblea territoriale fiorentina di Potere al Popolo; interno: Lorenzo Alba, Erica Massa

 

 

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