
Firenze – Amazzonia, devastazione ambientale, responsabilità del sistema economico attuale. Sono stati questi i temi che oggi, nella sede dei Cobas di via dei Pilastri a Firenze, sono stati affrontati nel corso di un incontro organizzato dal collettivo studentesco del liceo Michelangiolo, in collaborazione col Fronte di Lotta No Austerity. Molti gli interventi, fra cui quelli di Natalia Tucunduva (Mulheres em Luta Cap Conlutas Brasile), Ines Abdeihamid, studnetessa di Friday for Future, Fabiana Stefanoni, insegnante, e Pablo Bartoli Flna Firenze.
Un confronto pacato e a molte voci, che ha visto posizioni anche differenti, con il contributo critico sia degli studenti che di alcuni insegnanti. Il dibattito ha proposto sostanzialmente una riflessione, vale a dire il riconoscimento della stessa radice di lotte che solo apparentemente sono lontane: da temi green come il cambiamento climatico o la deforestazione selvaggia, la qualità dell’acqua e dell’aria, al tema dei diritti del lavoro sempre più brutalizzati, ai diritti delle donne o a quelli fondamentali della casa, dell’istruzione, tutto nasce da un ormai ineludibile sfruttamento sistematico dell’ambiente e delle persone. Un dato emblematico, lo iato che intercorre nella distribuzione mondiale della ricchezza: secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in 18 paesi OCSE il 40% più svantaggiato detiene solo il 3% della ricchezza, il 10% più in alto nella distribuzione detiene il 50% e l’1% più ricco ne detiene un quinto.
Dati che fanno rabbrividire, ma che certificano, secondo quanto spiega Fabiana Stefanoni, un dato oggettivo: la ricerca del profitto come finalità prioritaria e assoluta ha gli stessi effetti sia sullo sfruttamento delle persone che dell’ambiente. In altre parole, il sistema attuale, mettendo, come naturale per un sistema basato sul capitale, al primo posto il profitto indivduale, è assolutamente inadatto a raccogliere istanze collettive come il concetto di beni comuni, o interessi appunto collettivi.
Dunque, il passo ulteriore della riflessione è che non è possibile scorporare le lotte per il lavoro da quelle per il diritto alla salute o per i diritti dell’ambiente. “Serve – è la conclusione dei relatori – la costruzione di un’alternativa che possa scongiurare il prevalere di interessi privati o oligarchici su quelli comunitari”. Anche perché in palio, come è evidente dallo sbandamento climatico o dalle folle di lavoratori gettati in uno stato che assomiglia molto alla schiavitù, c’è il futuro dell’umanità.