
Firenze – Pandemia e guerra in Europa, inflazione e aumento del costo dell’energia, cambiamento climatico: nonostante ciò, la Toscana continua a crescere per quanto riguarda le esportazioni di beni, che nel 2022, a prezzi costanti, hanno registrato un + 8,4% rispetto all’anno prima. Lo mette in luce l’Irpet nella sua nota congiunturale resa pubblica il 10 maggio.
I prezzi alla produzione sono stati spinti verso l’alto in conseguenza all’aumento del prezzo dei prodotti intermedi importati. L’aumento dei prodotti medi importati era già in corso nel 2021, ma nei primi mesi del 2022 ha ricevuto una grossa spinta dovuta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il picco dell’aumento dei prezzi è stato raggiunto a metà anno, mentre la discesa durante la seconda parte è stata lenta. Tutto ciò, insieme all’incertezza che le imprese hanno dovuto sostenere nella prospettiva di futuri aumenti del costo delle materie prime, “ha contribuito a spingere verso l’alto i prezzi alla produzione. Aumenti di prezzo che in parte sono stati necessari a coprire i maggiori costi, in parte si sono concretizzati in un aumento dei margini di profitto”, come spiega la nota dell’Irpet.
Tirando le fila, sebbene il quadro internazionale sia incerto, i numeri resi noti dall’Irpet configurano una crescita molto visibile delle esportazioni, nell’ordine, a prezzi correnti, del 16.9%. “Scontata la dinamica dei prezzi”, necessaria dal momento che le oscillazioni sono state molto ampie nel corso dell’anno, “la crescita dell’export regionale si è attestata sul +8,4%, al di sopra della media italiana (+7,8%) e di quella delle tre altre principali regioni esportatrici: Emilia-Romagna (+3,8%), Veneto (+5,3%) e Lombardia (+6,1%)“.
I settori dove l’esportazione cresce di più sono quelli dei prodotti farmaceutici, industria della carta, e meccanica di precisione. Per quanto riguarda il comparto moda, molto bene le dinamiche dei gioielli, delle calzature e dei capi di abbigliamento mentre si conferma il segno positivo per le vendite estere delle produzioni dei grandi marchi della moda fiorentina, in particolare, abbigliamento e calzature. Ma positivi sono anche i risultati fatti registrare anche dall’export di filati e tessuti.
Ad andare invece in negativo sono i macchinari. “I risultati sono stati particolarmente negativi per le vendite di macchine per impieghi generali (-15,5%), fortemente esposte alla domanda di investimenti russa. Ha tenuto, di contro, l’export di macchine per impieghi speciali, legate alle specializzazioni produttive dei diversi distretti industriali toscani”, si legge nella nota.
L’export di mezzi di trasporto (+7%) nasconde una certa eterogeneità interna. “Le criticità registrate lungo le catene di fornitura hanno provocato un forte arretramento delle vendite estere della camperistica senese (-30,8%), mentre sono cresciute a ritmo sostenuto le esportazioni di imbarcazioni (+9,0%) e di altri mezzi di trasporto (+36,9%). In crescita anche le esportazioni di prodotti dell’industria ferro-tranviaria”.
L’industria agroalimentare tiene. Cresce l’export del vino (+5,0%), arretra leggermente quello di olio (-1,4%). Per l’olio, l’impatto negativo è dovuto all’aumento dei prezzi, dato che la dinamica a prezzi correnti ha fatto registrare un +23,4%. Per i prodotti agricoli, scendono le esportazioni per quanto riguarda l’industria vivaistica, -27,5% a prezzi costanti.
L’inflazione si abbatte in particolare sulle produzioni di base. “Se valutate a prezzi costanti, le vendite estere di prodotti chimici, di quelli in gomma e plastica e delle produzioni della metallurgia di base. In crescita, invece, le esportazioni dei prodotti dell’industria lapidea; in particolare i prodotti lavorati (+7,6%). Stabili rispetto al 2021, infine, le vendite estere di mobili”.
I mercati di destinazione vedono in crescita soprattutto “l’area NAFTA, anche in virtù dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro, mentre sono calate le esportazioni verso le economie BRIC, per effetto della flessione delle vendite verso Russia (-10,5%) e Cina (-16,4%). Se sulle esportazioni verso la Russia hanno evidentemente pesato la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni, sul mercato cinese hanno giocato un ruolo le restrizioni governative alla mobilità imposte per frenare i contagi da COVID-19”, si legge nella nota Irpet. Crescono i volumi di esportazione verso i Paesi UE, in particolare verso quelli al di fuori dell’area Euro, in particolare la Polonia, +30,9%. In area euro, il mercato più positivo è quello spagnolo, al +20,3%. In crescita anhe “le vendite estere verso Francia (+9,6%) e Germania (+5,8%). Al di fuori dell’Unione Europea, ha tenuto l’export verso il Regno Unito (+2,9%), mentre sono risultate in calo le esportazioni verso la Svizzera (-4,2%). Quest’ultimo mercato di destinazione è stato superato da Stati Uniti (+25,0%) e Francia come prima area di destinazione delle produzioni toscane”. Le esportazioni verso i Paesi produttori di petrolio corrono sull’onda dei gioielli, in particolare per il Qatar che segna +85,5% e Arabia Saudita con +26,7%. Sono entrati in sofferenza invece i mercato asiatici per quanto riguarda le esportazioni toscane. In flessione Cina e Hong-Kong, che segna -11,5%. Tengono le vendite estere verso la Corea del Sud +2,0% e il Giappone +3,3%.
Le realtà provinciali vedono 3 aree territoriali entrare in una dinamica negativa: Massa-Carrara, Grosseto e Livorno. “Sulla prima hanno inciso fortemente i risultati della meccanica per impieghi generali, a fronte dei buoni andamenti che hanno registrato le esportazioni del settore lapideo e, soprattutto, dei prodotti chimici. Prodotti chimici che sono invece alla base della flessione dell’export della provincia di Grosseto. Livorno ha invece sofferto il calo dell’export della siderurgia e del comparto automotive, non bilanciati dalla contestuale forte crescita delle vendite estere di imbarcazioni e dalla buona
affermazione del vino”.
Firenze si ritrova con numeri dell’export appena al di sotto del risultato medio regionale, in correlazione, dicono dall’Irpet, con i “risultati, molto negativi, delle esportazioni di macchinari” di Massa Carrara. Numeri positivi emergono per le esportazioni del comparto moda, “trainate da abbigliamento, calzature e gioielleria, e quelle di prodotti farmaceutici, che hanno superato la soglia dei 3 miliardi di euro nel 2022. Bene anche
meccanica di precisione e prodotti dell’industria agroalimentare, sia olio che vino”.
Positive le performance di Siena, Pisa e Arezzo, sopra la media regionale anche Pistoia, Lucca e Prato.
Per quanto riguarda il futuro, il Fondo Monetario Internazionale prevede un sostanziale rallentamento della crescita del commercio mondiale per l’anno in corso, che vedrebbe, a fronte delle importazioni di beni da parte delle maggiori economie avanzate, i principali paesi partner delle imprese manifatturiere toscane, un calo della crescita che passa dal 5,2% nel 2022 all’1,2%per l’anno in corso (e solo in lieve ripresa negli anni successivi). La relativa debolezza dell’euro sul dollaro potrebbe confortare la Toscana, come le altre regioni europee, spiegano dall’Irpet, “della maggiore competitività offerta dalla relativa debolezza dell’euro sul dollaro. Inoltre, almeno in passato, il prezzo del petrolio su livelli più elevati ha influenzato positivamente le esportazioni di macchine della regione”. Tirando le fila, secondo le stime dell’Irpet e di fronte allo scenario prospettato, “le esportazioni della Toscana dovrebbero continuare a
crescere a un ritmo relativamente sostenuto sia nel corso del 2023 (7,7%) che negli anni immediatamente successivi”.