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Fenton in Crimea: immagini ingannevoli di una guerra sporca Cultura

Parigi – La guerra di Crimea, cui parteciparono anche i bersaglieri del generale Lamarmora, fu una sorta di anteprima della Grande Guerra. Ce lo ricorda un antesignano reportage di guerra del fotografo inglese Roger Fenton riproposto in un’interessante mostra dal Museo Condè a Chantilly.  Fu infatti un conflitto che coinvolse numerose potenze, utilizzò per la prima volta le trincee e per la prima volta non fu interrotto durante i mesi invernali come era accaduto fino ad allora. Fu in  Crimea inoltre che, grazie a Florence Nightingale, fu rivoluzionata l’assistenza infermierisica ai feriti.

Fenton, che prima di diventare il principale fotografo britannico dell’epoca aveva studiato pittura a Parigi e legge a Londra, era stato spedito in Crimea dal suo editore per realizzare immagini  per pittori o stampatori. La sua missione principale era di fare i ritratti dei principali protagonisti in campo che dovevano servire a un pittore, Thomas Jones Barker per una grande composizione sulla guerra.

In Crimea, dove inglesi, francesi, turchi e piemontesi si opponevano con le armi alle mire espansionistiche russe, cFenton era arrivato il 7 marzo del 1855 con due assistenti, settecento lastre di vetro di tre formati, cinque apparecchi fotografici,  ingenti scorte di prodotti chimici nonché una camera oscura trainata da cavalli.  Scambiato per un veicolo militare, il laboratorio ambulante era stato preso di mira dall’artiglieria russa obbligando Fenton a una prudente ritirata. Il fotografo doveva restarvi tre mesi e tornare in patria con 360 clichés che avrebbero incontrato grandissimo successo.

I soggetti erano in gran parte i generali francesi e inglese,  soldati pittoreschi come gli zuavi o turchi e qualche panorama i  cui si intravvedono trincee. Tra le 45 fotografie dell’archivio di Chantilly –museo creato dal Duc d’Aumale che racchiude infiniti tesori tra cui Le tre Grazie di Raffaello – non vi è alcuna immagine del contingente piemontese che però era giunto solo poco prima che Fenton, ammalato e depresso, tornasse a casa.  Torino, convinta che il conflitto  fosse un trampolino di lancio per entrare a far parte del gioco politico europeo in vista delle guerre di indipendenza, aveva inviato nella primavera del 1855 18.000 uomini .

Fenton era costretto a immortalarli all’alba perché le complesse tecniche fotografiche del tempo mal tolleravano le accese temperature primaverili della Crimea. Il fotografo doveva anche battersi contro invadenti sciami di mosche che mettevano a rischio le operazioni. Tra i suoi scatti più celebri vi è il «Consiglio di Guerra il giorno dell’assalto al Mamelon Vert del 7 giugno»  e la veduta del quartier generale francese.  Di azioni militari non c’è traccia. Un po’ certo per la difficoltà delle macchinose riprese fotografiche che imponevano materiali pesanti e lunghi tempi di esposizione.

Ma non solo. Probabilmente Fenton, che era legato a un establishment che la guerra l’aveva voluta, ha sicuramente preferito offrire un’immagine asettica, lontana dagli orrori del conflitto. Un conflitto sanguinoso estremamente impopolare sia nel Regno Unito che in Francia. Mentre Fenton  fotografava Lord Raglan o il generale Bosquet, il corrispondente del Times William Howard Russell mandava in patria allarmanti cronache di cruenti combattimenti con migliaia di morti e feriti. Senza contare le vittime di malattie che come il colera doveva falciare innumerevoli vittime.

Fenton invece, come anche gli altri fotografi che si cimentavano con la neonata fotografia in Crimea, avevano optato  per un’immagine di una guerra  “pulita”, senza combattimenti e vittime. “Sia per ragioni etiche che politiche”, perché spiega la mostra “si doveva dare a un’opinione pubblica molto ostile una immagine positiva della guerra”. Insomma si può quasi parlare di un reportage di propaganda  che pone già, a pochi anni dalla sua creazione,  « la questione della veridicità della fotografia ».

Immagine: Combat dans la gorge de Malakoff, le 8 septembre 1855 (par Adolphe Yvon)

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