
Firenze – Seduta solenne stamane alle 11, per il consiglio regionale toscano al Teatro della Compagnia. Seduta solenne, e non in un giorno qualsiasi: il 30 novembre del 1768 infatti il granduca Pietro Leopoldo emanò il nuovo codice penale, che prevedeva l’abolizione della pena di morte. Un primato per la civilissima Toscana, che nel 2000 fu, con decisione del consiglio regionale, istituito in Festa. Festa della Toscana dunque, e festa dell’umanità.
Una seduta solenne che è ruotata attorno a due fatti: il primo, la lettura della lettera del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, inviata all’assemblea riunita, che è stata eseguita dal presidente del consiglio regionale Eugenio Giani; il secondo, la proiezione di un cortometraggio documentario in anteprima nazionale, “Eye for an Eye” di Steve Bache, Mahyar Goudarzi, Louise Peter. Un evento frutto della collaborazione del Festival dei Popoli (festival internazionale del film documentario) e della Festa della Toscana edizione 2016, dedicata al tema ‘Modernizzazione e riforme dall’età del Granduca Pietro Leopoldo, con particolare riferimento all’istituzione delle comunità, alle bonifiche ed alle infrastrutture”.
Un primato, quello toscano, che il presidente Mattarella non ha mancato di sottolineare nella sua lettera: parlando della “ricorrenza”, il presidente della Repubblica la definisce “particolarmente felice” perché “fa memoria di un passaggio cruciale nell’affermazione dei diritti umani e richiama le coscienze a proseguire sulla strada della dignità umana, della libertà che è sempre legata alla giustizia, della pace che è possibile solo se rispetta il diritto alla vita”.
“L’abolizione della pena di morte – continua la lettera – fissata come pilastro nella Costituzione italiana, è oggi parte degli ordinamenti di tutta Europa, e ancor più della stessa identità europea”.
Tornando al corto, si tratta di una storia narrata col linguaggio dell’animazione che ha come protagonista Frederick Baer, da più di dieci anni nel braccio della morte nella prigione di Stato dell’Indiana State Prison, ancora in attesa dell’esecuzione. Un documentario animato e disegnato a mano sul tempo di un assassino nel braccio della morte e sui conflitti interiori, la colpevolezza e il destino.
Parlando della straordinaria dignità della vita, che va rispettata anche se è stata vissuta in “modo del tutto sbagliato”, il presidente del consiglio Eugenio Giani ha detto: “Duecentotrenta anni fa l’Illuminismo seppe affermare questo principio anche in Toscana, tramite Pietro Leopoldo che abolì la pena di morte, di tortura e anche la confisca dei beni del condannato. La portata di questo gesto appare tanto più grande se si considera che ancora oggi, nel nostro ordinamento, il progetto che prevede il reato di tortura non è stato ancora convertito in legge. Per questo il messaggio della Festa della Toscana non è rivolto alla storia, ma è quanto mai attuale”.
E’ stato il presidente della Giunta regionale Enrico Rossi a soffermarsi sul tema prescelto quest’anno, “Modernizzazione e riforme di Pietro Leopoldo per una Toscana laboratorio di progresso e civiltà”. “Pietro Leopoldo con il suo vasto programma di riforme – ha detto Rossi – seppe trasformare il piccolo territorio della Toscana in uno stato moderno, riformista, all’avanguardia. Le radici autentiche della nostra storia si ritrovano sia nell’Umanesimo che fiorì a Firenze sia nell’Illuminismo e nei suoi principi che si affermarono con il governo del granduca”.
Le riforme, ha spiegato il presidente della Giunta, riguardarono, oltre all’abolizione della pena di morte, tutta la società. Si investì molto nel recupero del territorio e nelle bonifiche, e questo portò a creare posti di lavoro e fece rifiorire l’economia. Furono abolite le corporazioni e create le Camere di commercio, liberalizzati gli scambi, abolita la manomorta a favore della mezzadria. “Questo non solo ha modellato il nostro paesaggio rurale – ha commentato Rossi – ma ha creato quella ‘medietà’, quell’equilibrio a cui noi toscani tendiamo sempre”.
La conclusione è stata affidata Simone Cristicchi a tradurre il messaggio ancora una volta in parole rese potenti dall’arte. Il cantautore ha infatti, con la “compagnia” della chitarra di Gianmarco Nucciotti, regalato un testo inedito all’assemblea e ai tanti giovani presenti. Un testo struggente e pure fiero, che ha richiamato le responsabilità individuali nel dire no alla pena di morte, nel battersi affinché l’incessante torrente di sangue che continua giorno dopo a inondare il mondo in nome della giustizia possa finalmente arrestarsi.
“In dieci anni di carriera ho frequentato molto la vostra regione, a partire dalla memoria degli ospedali psichiatrici al coro dei minatori di Santa Fiora, innamorandomi di questo mistico, santo e profeta di David Lazzaretti”, ha esordito Cristicchi, che è partito dalla Maremma per parlare dei tanti che ogni giorno in 90 paesi del mondo vanno incontro alla morte per mano dello Stato.
Cristicchi è partito dunque dalle accorate parole di un bimbo di Maremma che perde il padre in miniera, dopo averlo atteso, tutte le sere al baluginare delle lanterne di acetilene con cui i minatori si facevano luce, quando, stanchi tornavano dal loro lavoro massacrante e pericoloso. E ogni volta, con un tuffo al cuore, chi aspettava contava le lanterne. “Sempre mi piange il cor quando ci vai, perché ho paura che non torni mai”.
“Quante persone care continuano a perdersi, come nelle cave di marmo di Carrara, l’ultimo si chiamava Mauro Giannetti e aveva 46 anni”, ha ricordato Cristicchi, introducendo il testo inedito per la Festa della Toscana 2016, scritto con l’amico Matteo Belliti. Un testo che racconta una ghigliottina: “Alzati in piè è giunta l’ora… ”, con un giovane che chiede solo di consegnare un biglietto alla madre, invitandola “a dar fine al duol e a darsi pace”, mentre “il capo viene spinto a forza nella mannaia” e attorno “c’è chi ride dell’altrui dolor”.
Alla fine cala il silenzio, come nello spazio tra il fulmine e il tuono, per raccontare ancora “un rigo di sangue umano sulla camicia”, una esecuzione della primavera del 1947, che si ripete ancora nel 1987, nel 1997, nel 2007, fino ai nostri giorni… in più di novanta luoghi diversi nel mondo, per i tanti morti che hanno la sventura di nascere nel momento e nello stato sbagliato.
“Se un giorno questo elenco avrà fine sarà anche merito tuo – ha tuonato alla fine l’artista – quando griderai al mondo che nessuna tortura sia inflitta, che nessuna condanna a morte sia eseguita”; “sarà anche merito tuo se io sarò stato l’ultimo condannato”.
Un invito che già in tanti hanno accolto, come ha dimostrato, in chiusura di seduta solenne, il conferimento di due targhe per la straordinaria opera che la Comunità di Sant’Egidio e l’associazione Nessuno tocchi Caino svolgono in Italia e nel mondo. A ritirare i riconoscimenti Adriano Roccucci ed Elisabetta Zamparutti, rispettivamente segretario generale del movimento di laici nato a Roma nel 1968 e tesoriera della lega internazionale per l’abolizione della pena di morte.
Al monito di Simone Cristicchi: “Sarà anche merito tuo”, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, ha risposto consegnando all’artista il Pegaso della Regione Toscana e, virtualmente, facendolo cittadino onorario della nostra terra.