Festival della Nuova Città, è la giustizia sociale il vero antidoto alla crisi ambientale

Fiesole –  Sostenibilità e coesione sociale, un rapporto inscindibile, che, dice Alessandro Melis, architetto curatore del Padiglione Nazionale Italiano alla XVII Biennale di Venezia e professore di architettura al New York Institute of Technology intervenendo al Festival della Nuova Città organizzato dalla Fondazione Michelucci, “è il tema più importante in questo momento. Il tema non è risolvere la questione energetica o la questione sostenibilità all’interno delle società come sono strutturate oggi, ma è capire il fatto che questa struttura di società orientata alla produzione dell’energia in certi termini per esempio, ma si potrebbe estendere questo ragionamento anche ad altri servizi come la sanità, queste ragioni che sono la causa della crisi ambientale in realtà risiedono nell’ingiustizia sociale. In breve, maggiore è l’ingiustizia sociale, maggiore è il rischio di aumentare la crisi ambientale”.

Ed ecco cosa significa in concreto: “Uno studio recente compiuto al New York Istitute of Technology che riguarda le conseguenze negative dell’isola di calore, in certe aree, ha visto emergere che l’intensità delle isole di calore è maggiore in certe aree della città più fragili dal punto di vista sociale, laddove addirittura c’è una criminalità molto più elevata. Come spieghiamo il fatto che esista una sovrapponibilità quasi perfetta fra gli effetti negativi ambientali e fragilità sociali? Potremmo usare altri aspetti della fragilità scoiale per indicare questa concomitanza. Per esempio, il tema della salute. Vale a dire: maggiore è l’impatto dei fenomeni ambientali sulla città, maggiori in quelle zone sono le fragilità dal punto di vista sanitario. Semplificando, si potrebbe dire che se riuscissimo a risolvere il problema della giustizia sociale, probabilmente avremmo davanti a noi una maggiore facilità nel risolvere i problemi ambientali”.

Comincia così, alle 10.30, l’appuntamento previsto nel secondo giorno del Festival della Nuova Città della Fondazione Michelucci, a Fiesole nella sala Basolato, in piazza Mino. Comincia andando dritti dritti al cuore del problema messo oggi sul tavolo, quella della sostenibilità e coesione sociale della città, in una breve intervista registrata del professor Melis che si trova a New York fatta da Andrea Aleardi, direttore della Fondazione. Un contributo in un certo senso dirompente, che arriva dopo un altro bellissimo appuntamento, la presentazione di un libro di Nicolò Budini Gattai, che racconta e analizza la vicenda delle genti rom e sinti dal Poderaccio al condominio, in un paradigma di assorbimento culturale nella “normalità dell’abitare”.

Il professor Alessandro Melis

Seguendo l’intervento del professor Melis, una riflessione si impone: è necessario ripensare la politica nei termini della relazione individuata. “Non dico niente di nuovo – prosegue Melis – quando c’è stato il Cop 26 ad Edimburgo, che è stato fallimentare, è emerso che difficilmente si potranno ottenere risultati positivi da parte di un sistema economico e politico che ha causato le condizioni in cui ci troviamo e che non fa altro che difenderle. Mi verrebbe da ricordare il vecchio adagio di Einstein, che diceva che non possiamo risolvere i problemi utilizzando i metodi che quei problemi hanno creati. Dobbiamo essere in questo senso un po’ rivoluzionari”.

Altro tema che si inserisce nella discussione, il concetto di resilienza, nel suo significato complesso. Un concetto che potrebbe anche nascondere il rischio, come sottolinea il direttore della fondazione Andrea Aleardi nel ruolo di intervistatore, di frenare quella necessaria capacità di “rivoluzione” che i tempi nuovi potrebbero e possono richiedere. La questione diventa, secondo Melis, intanto di capacità comunicativa, dal momento che anche il concetto di resilienza, nato in un determinato momento della ricerca, rischia, una volta fuoriuscito dal suo ambito, di essere riempito di concetti “altri” che non ne danno più l’esatta dimensione e significato. “E’ ciò che è successo col tema della sostenibilità – dice Melis – o del greenwashing. E’ chiaro che ogni parola può essere presa e svuotata e riempita nuovamente di contenuti, diventando una sorta di totem. Se dovessi esprimermi, in termini comunicativi la cosa che si può dire per chiarire la posizione del tema della resilienza all’interno ad esempio del Padiglione Italia e della ricerca che deriva dalla biologia dell’evoluzione, si potrebbe dire non esiste resilienza senza rivoluzione.  Il ripiegarsi di una comunità verso se stessa è una forma di resistenza e di mantenimento o ritorno verso un status quo che magari nelle scienze sociali può essere sovrapponibile col termine resilienza, mentre nella biologia dell’evoluzione non può essere così. Quando abbiamo parlato di resilienza abbiamo parlato della necessità di essere aperti il più possibile alle opzioni che ci consentono di rispondere positivamente ai cambiamenti, e queste opzioni indicano la necessità della maggiore variabilità e ridondanza dei sistemi, quindi un sistema resiliente in biologia dell’evoluzione è un sistema capace di rappresentare al massimo la diversità, la variabilità e la ridondanza. Per definizione una comunità aperta diversa e ridondane è una comunità fortemente rivoluzionaria. Il problema è affrontare questi temi in campi di ricerca diversi. In questo frangente storico, le necessità ambientali ci obbligano a essere radicali e rivoluzionari il più possibile. E non credo che si possa considerare lo status quo come un’opzione”.

Insomma un ordine di idee, come sottolinea Aleardi, che viene perfettamente rappresentata dal concetto di Michelucci della città variabile, sempre contemporanea a se stessa. Un concetto di città che ha bisogno di cittadini, anzi, di nuovi cittadini, il che conduce al tema dell’educazione e anche alla costruzione di consapevolezza dei cittadini, partendo dalla scuola alla formazione di chi sarà classe dirigente.

E’ l’educazione in realtà, il centro attorno a cui tutto ruota, sia per accrescere la consapevolezza, prendendo conoscenza di ciò che accade intorno a noi, sia come acquisizione di capacità critica per rimettere in campo un nuovo sistema. “E’ più importante avere la possibilità di essere sollecitati alla creatività, piuttosto che avere conoscenze date del sistema che comunque a questo ci ha portato” coclude Melis. Una forma diversa per un ripensamento del sistema educativo, con la consapevolezza che il modus italiano, da Montessori giù giù a don Milani fino a Michelucci, è veramente di grande validità proprio per quanto riguarda questa capacità di stimolare la creatività, necessaria alla rivoluzione rispetto alle conoscenze “date”.

L’appuntamento si è svolto stamane nell’ambito dei 40 anni dall’anniversario della nascita della Fondazione Michelucci, che regala alla città di Firenze e non solo, un convegno che va a toccare uno dei punti più forieri di tensioni socio-economiche dei nostri tempi, ovvero lo sviluppo della città e il suo adeguamento alle mutate temperie della nostra epoca. Un incontro che si svolge in tre giorni e si tiene a Fiesole nella sala Basolato in piazza Mino da Fiesole, un confronto serrato dal titolo trasparente Festival della Nuova Città, dal nome della nota rivista, che ha visto un primo passaggio ieri venerdì 9 settembre, giorno d’avvio, con al centro la casa e le tematiche dell’abitare e che prosegue oggi, con un incontro che riguarda la presentazione di un libro di Nicolò Budini Gattai alle 9,30 (“Tra il villaggio e il condominio” che tratta la “normalizzazione” delle genti rom e sinti attraverso l’esperienza del Poderaccio), mentre alle 10,30 ha preso inizio un incontro-dibattito che indaga il tema del diritto alla città, come base della convivenza civile e patto dell’identità comunitaria, ponendo la necessità di nuovi modelli che, nella condivisione di valori e progetti comuni, coniughino dimensione urbana, ambientale, economica e sociale. Il Festival è un progetto promosso da Fondazione Giovanni Michelucci e Comune di Fiesole nell’ambito delle iniziative per i quarant’anni della costituzione della Fondazione Giovanni Michelucci, con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Firenze e Comune di Pistoia, realizzato in collaborazione con Ordine Architetti Firenze/Fondazione Architetti Firenze, ADI Associazione per il Disegno Industriale, Delegazione Toscana e con il sostegno di Publiacqua e Città Metropolitana di Firenze.

Molti gli ospiti. La sessione mattutina si è svolta con i saluti della sindaca Anna Ravoni, mentre nel ruolo di coordinatore Iacopo Zetti, professore associato di Tecnica e pianificazione urbanistica all’Università di Firenze, nonché assessore all’urbanistica del Comune di Fiesole. Relatori: Francesco Alberti, professore associato di Urbanistica all’Università di Firenze ed ex-presidente di INU Toscana; Giordana Ferri, architetta e direttore esecutivo di Fondazione Housing Sociale e presidente Comitato Nazionale per l’Housing Sociale; Gianfranco Franz, professore ordinario di Politiche per la sostenibilità e lo sviluppo integrale dell’Università di Ferrara; Simone Gheri, direttore di ANCI Toscana; Perla Gianni, ADI Associazione per il Disegno Industriale, Delegazione Toscana; Alessandro Melis, architetto curatore del Padiglione Nazionale Italiano alla XVII Biennale di Venezia e professore di architettura al New York Institute of Technology; Cecilia del Re, Comune di Firenze, Assessora all’Urbanistica.

Il festival procede nel pomeriggio, con la Conferenza in presenza e in streaming di  Matteo Robiglio, il Nuovo Abitare Sociale: esperienze in Italia e in Europa, Architetto, Professore ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana al Politecnico di Torino e cofondatore dello studio TRA – Toussaint Robiglio Architetti. La diretta steamin si può seguire sul canale YouTube della Fondazione Michelucci

Domani, domenica 11 settembre, il programma prevede: alle ore 9.30 – Conferenza in presenza e in streaming Luca Zevi e la città delle reti: infrastrutture, ambiente ed energia Architetto e urbanista, vicepresidente Fondazione Bruno Zevi e vicepresidente IN/ARCH – Istituto Nazionale di Architettura, sempre a Fiesole, Sala del Basolato – Piazza Mino da Fiesole.

Alle 10.30, il convegno Il mondo: reti, interconnessioni, la comunità globale, sempre in sala Basolato. Coordinatrice Camilla Perrone, professoressa associata di Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università di Firenze e membro del comitato scientifico della Fondazione Michelucci,  relatori:
Ruedi Baur, designer delle relazioni, esperto di “Civic Design” e complessità;
Raffaella Florio, responsabile Consulta Città Medie e Pianificazione Strategica – ANCI;
Luca Garavaglia, professore di sociologia dell’organizzazione all’Università del Piemonte Orientale;
Gianluca Mengozzi, cooperatore internazionale e presidente Arci Toscana;
Silvia Botti, architetta, giornalista, presidente Fondazione Giovanni Michelucci;
Erminia Sciacchitano, Ministero della Cultura e Punto nazionale di contatto per New European Bauhaus;
Simone Siliani, direttore della Fondazione Finanza Etica.

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