
Firenze – Fa bene Prandelli a chiedere scusa ai tifosi, come fa bene Pirlo a chiedere scusa ai suoi, e Fonseca a quelli della Roma. Come può succedere che squadre di rango “non scendano in campo” in partite clou del campionato? Credo che la 18sima giornata, una dalla fine del girone d’andata, ci racconti un’unica storia: il calcio è ad una impasse identitaria, economica, sociale e psicologica già difficile da diagnosticare e pressoché impossibile da curare con le vecchie medicine, proprio per il fatto che tutti i fattori che sono concausa della “crisi” hanno specificità diverse e pesi diversi nelle diverse realtà.
Prendiamo ad esempio lo smarrimento di quasi tutte le società in questo mercato di riparazione. Una delle ragioni dello smarrimento è il fatto, ormai non più opinabile, che il trend del gioco ci dice che questo…non è un calcio per vecchi! Con l’eccezione di grandi campioni come Ronaldo o Ibrahimovic o Messi, i campi sentenziano che degli ultratrentenni non se ne fa più nulla nessuno. Dico i campi, e non le casse delle società, perché è vero che gli Alaba, i Di Maria, gli Aguero, i Ramos e gli Ozil non rinnoveranno i loro contratti per quanto pesano sui bilanci.
Ma il problema è che difficilmente troveranno da accasarsi. E anche quelli che sono in rosa e vengono utilizzati, perché tanto ormai gli si è firmato il contratto, finiscono con il deludere ed essere confinati ai margini della rosa. Ieri al Meazza si è visto Ramsey, giocatore ritenuto da Pirlo fulcro del suo gioco, vagare per il campo venti minuti e poi sparire. Erikssen, dall’altra parte, almeno si è risparmiato la comparsata (eppure grava per una decina di milioni sul bilancio dell’Inter!). Scommetto che presto anche di Dzeko sarà di troppo. Ma se la ragione non è solo economica e riguarda anche il gioco, che sta succedendo?
Succede che ormai il calcio inglese e ora quello tedesco ci hanno tutti ubriacati di velocità e pressing, che le squadre modello nel calcio attuale (Liverpool, Bayern, Atalanta…) viaggiano a ritmi supersonici e giocano ad una intensità tale che i vecchi campioni (e neanche i tanto vecchi, ma che vivono di sola tecnica ed esperienza) sentono appena il vento del diciottenne che gli passa d’accanto.
Il Liverpool fece un affarone a dar via Coutinho per più di cento milioni praticamente senza sostituirlo (e poi Coutinho chi l’ha più visto?); il Bayern giusto quest’anno si è liberato di un campione come Thiago Alcantara al cui posto gioca spesso addirittura il diciassettenne Musiala; l’Atalanta fa a meno di Gomez come se nulla fosse; per non dire di Barcellona e Real (che continua a mettere in campo Marcelo e Ramos e regala agli altri Hakimi ed Hernandez) con le loro politiche conservative in tema di tecnica-tattica stanno sparendo dall’elite internazionale…
E la Fiorentina, invece, che fa? I vecchi li va a cercare con la sagacia e il tempismo della società che non ha capito in che mondo vive ed è solo preoccupata di dare in pasto ai tifosi nomi che ne plachino l’ira. Nel giro di un anno poco più, la Fiorentina dei giovani (quelli che ora stanno facendo grandi anche le squadre piccole) è sparita, e c’è la Fiorentina da museo delle cere, che ancora pensa a come utilizzare al meglio Ribery, a come fare a giustificare l’acquisto di Callejon al posto di Chiesa, a come far valere l’esperienza di Borja Valero, a come fornire stampelle a un Pezzella a fine corsa…E ora, sul mercato, ci si arrovella su nomi di altri vecchi (Caicedo, Pato…) mentre si liquidano Duncan, Cutrone e Lirola e si mette sul mercato Kouamè.
Anche la scelta di Prandelli è stata fatta in questa logica. Non si ha pazienza per un calcio giovane, innovativo, come quello di Montella, non va bene il catenaccio da emergenza retrocessione di Iachini (ma gli si fa fare la campagna acquisti per chi lo avrebbe fatalmente sostituito, e non si sapeva chi!), e ora va bene un allenatore “babbo buono” che ama Firenze (questa è il suo maggior pregio) ma con un contratto a tempo.
Che ne dite degli acquisti di un anno fa: Kouamè, Amrabat, Cutrone, Duncan, Agudelo, Igor, quelli che dovevano dar vita alla Fiorentina del nuovo corso che aveva rinnegato Montella? Che ne direte di una campagna acquisti che dovrà di nuovo dare certezze ad una Fiorentina oggi e che l’anno prossimo non si sa a quale DS e a quale tecnico si affiderà? Alla fine, dare la colpa ai giocatori “che non si impegnano” è giocoforza, se non si vuole un suicidio di massa della società tipo Tempio del Popolo! Ma io non ci sto. I giocatori, quelli non frollati, sono buoni e anche ottimi (sul mercato, ce li stanno chiedendo società di rango); è che sono stati comprati senza un’idea di gioco e di impiego, i più doppioni, altri inadeguati al ruolo che gli si richiede (l’impiego di Castrovilli ieri grida allo scandalo, come quello di Amrabat dall’inizio del campionato!).
Quando i problemi sono nell’insipienza e nella obsolescenza di una società fuori dal tempo, senza progetto e con un amore forse vero per Firenze, ma “finto” e ipocrita per la Fiorentina, non si risolvono a colpi di mercato e di autodafè un giorno sì e un giorno no. Pradè dice di essere il primo responsabile, Prandelli gli fa eco chiedendo scusa. E Commisso che fa? Li conferma per il mercato in corso e butta milioni dalla finestra? Ma anche cambiare di nuovo sembra un insulto alla ragione. Il Torino ha cambiato quattro allenatori in un anno, la Fiorentina è a tre, con i risultati che vediamo… Ma quando ci decideremo a chiedere a Corsi e all’Empoli come si fa ad essere una società seria?