
Firenze – Un volto nuovo tra i prossimi candidati PD dell’area fiorentina: Monia Monni 40 anni, renziana e vicina alla vicepresidente della Regione Stefania Saccardi.
Perché si candida?
La proposta della mia candidatura nasce all’interno di una associazione chiamata “sei più” costituita e animata da personalità dei sei comuni del collegio di cui fanno parte amministratori, ma anche cittadini comuni, donne e uomini che come me vivono questo territorio, ne comprendono le difficoltà, ne ammirano le potenzialità e ne disegnano il futuro. E nasce un pomeriggio dopo un lunga e molto articolata riflessione con la vice presidente della Regione Stefania Saccardi alla quale mi lega non solo un’esperienza politica comune ma soprattutto un’amicizia forte e sincera. Insomma una candidatura fortemente di area: dal punto di vista territoriale e dal punto di vista politico.
Si riferisce al fatto che lei è una renziana?
Certamente. Dietro a questo neologismo sta però un mondo molto complesso che sta cercando di dare alcune risposte a questo Paese. A questo mondo si deve il rinnovato impegno di tante donne e uomini: dalle primarie per le elezioni amministrative per il comune di Firenze a quelle per il segretario del nostro partito. E questo percorso lo sento molto mio. Perché Matteo Renzi ha avuto un grande merito proprio in quegli anni: risvegliare, in tanti di noi, l’entusiasmo e la passione per far crescere un progetto di partito e di governo ottenendo un doppio risultato: far tornare il PD alla vittoria (con un’aspirazione maggioritaria) e trasformare i bisogni e le speranze degli italiani, già in questo anno di governo, in atti concreti.
La sua esperienza come Assessore all’ambiente del Comune di Campi Bisenzio porta la conversazione sul tema del Piano paesaggistico della Regione Toscana che ha suscitato molte discussioni: qual è il suo parere? Il tema del territorio in una regione come la Toscana è di importanza fondamentale…
Le discussioni intorno ad un tema tanto complesso e delicato sono parte del processo decisionale. E’ giusto che ci sia confronto ed è giusto che alla fine chi è deputato a decidere, in questo caso il Consiglio Regionale, si assuma la responsabilità di farlo. La Toscana ha affrontato un’evoluzione intensa della normativa sul governo del territorio, una normativa che sempre più ha posto al centro i temi della sostenibilità e della partecipazione, dello sviluppo coniugato alla tutela. Questa evoluzione è stata il frutto di una vera e propria crescita culturale, una ricerca del punto di equilibrio che avesse come perno il benessere dei cittadini. Parlare di urbanistica significa pensare ai nostri territori con un respiro ampio, progettare gli spazi perché siano vivibili, creare opportunità di lavoro e luoghi per la comunità, accrescere il senso di appartenenza, promuovere l’inclusione sociale.
Le regole devono essere chiare e condivise, semplici da comprendere e da attendere, e devono andare nella direzione della tutela delle risorse, che sono patrimonio comune, e della difesa del suolo. Troppi sono gli scempi a cui abbiamo assistito nel nostro Paese e devastanti i loro effetti. Ma le regole non devono ingessare la crescita, devono piuttosto regimentarla in modo che sia una crescita qualitativa, che porti benessere diffuso e non soltanto reddito per alcuni.
La Toscana è sicuramente andata in questa direzione. Un’azione riformatrice importante che è passata dal confronto con il territorio, confronto al quale il Governo della nostra Regione non si è mai sottratto. Confronto che in futuro, a mio parere, dovrà essere ancora più intenso: le scelte pianificatorie non possono essere competenza esclusiva degli addetti ai lavori, devono essere condivise con cittadini e stakeholders, con associazioni e organizzazioni. Coinvolgimento delle comunità e cooperazione tra tutti i livelli istituzionali sono l’unico metodo possibile. Anche per andare verso i prossimi obiettivi, che a mio parere sono la ulteriore semplificazione burocratica e la pianificazione su area più vasta.
La Piana fiorentina è un punto cruciale. Come coniugare sviluppo economico e salvaguardia del territorio?
La piana fiorentina è un territorio molto vivace. In questi 6 comuni risiede 1/5 della popolazione di tutta la provincia. E’ il luogo dove 14.000 aziende tirano su il bandone ogni mattina, tra un milione di difficoltà: la crisi economica che si mostra con tutta la sua ferocia, la viabilità insufficiente, la scarsità di mobilità alternativa…
E’ un territorio che, per sua conformazione e posizione geografica, è vocato allo sviluppo. Vocazione che gli da un potenziale enorme, ma che va saputa gestire con intelligenza. Lo sviluppo e la riqualificazione economica passano necessariamente attraverso la selezione delle funzioni insediabili. Il “cosa” è dunque fondamentale. Scegliere chi porta innovazione e occupazione, piuttosto che chi è soltanto un generatore di traffico. Non secondario è quindi il “come”: si deve incentivare l’uso di tecnologie e materiali rispettosi dell’ambiente e l’utilizzo di energie rinnovabili, creare reti, soprattutto per la piccola e media impresa, che mettano in relazione domanda e risposta tenendole sul territorio. Per i nuovi insediamenti promuovere, come previsto dalla normativa regionale, la creazione di Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate. Sono soltanto degli esempi, ovviamente. Un ragionamento a parte meriterebbe la formazione: sempre più aziende faticano a reperire manodopera qualificata, ci sono una serie di capacità che si stanno perdendo e che potrebbero invece diventare fonte di buona occupazione.
Sappiamo che non si può creare occupazione con una delibera di Giunta o di Consiglio regionale, ma siamo convinti che buone leggi che facilitino la mobilità, semplifichino la vita a lavoratori e imprese, rendano chiaro il quadro normativo di riferimento, siano in grado di favorire la creazione di nuovi posti lavoro e maggiore sviluppo economico. Penso per esempio ad una semplificazione burocratica che non costringa le imprese a ripresentare la stessa documentazione a più soggetti, ad un archivio digitale che raccolga le certificazioni delle imprese in modo da non richiederle ogni volta, penso ad una pianificazione del territorio comune da Scandicci a Signa passando da Campi a Sesto.
C’è poi la questione dell’aeroporto e della nuova pista
Se fossi stata in Consiglio regionale avrei votato a favore alla variante al Pit. Oggi, chi ancora utilizza l’argomento fare e soprattutto non fare la nuova pista lo fa in maniera strumentale. L’intervento non è solo deciso, ma anche finanziato. Adesso dobbiamo seriamente discutere su come realizzarlo. Il suo inserimento ambientale, ad esempio, potrebbe essere la leva per realizzare un pezzo del parco della Piana. Tra le opere di compensazione deve esserci, e su questo il Comune di Campi sta lavorando, il prolungamento della tranvia. Dobbiamo progettare questo intervento pensando in grande: lo scalo della città più bella del mondo deve essere alla sua altezza e del suo territorio.
Si dice che la Toscana sia un museo a cielo aperto.. La Piana è vista come area industriale e commerciale ma c’è un patrimonio paesaggistico, storico, artistico che deve essere valorizzato
La Piana è molte cose. E’ certo un luogo dove il lavoro è e deve essere sempre più centrale, ma è anche un posto dove si vive bene. Penso al sistema di parchi cittadini di cui ciascun comune si è dotato, spesso incastonati nei centri abitati, dal Neto di Sesto al parco fluviale di Lastra a Signa, ai centri storici riqualificati e sui quali si deve intervenire ulteriormente con politiche integrate tra i vari livelli istituzionali e l’associazionismo per aiutare i negozi che vi sono insediati e che ne sono parte vitale, penso alle aree verdi che nascono a tutela della biodiversità come l’Oasi di Focognano o la Quesrciola di Sesto, ai corridoi ecologici, agli spazi dedicati alla cultura come il Teatro Dante Monni di Campi Bisenzio o il Teatro Studio – Mila Pieralli di Scandicci, al Polo Scientifico di Sesto Fiorentino piuttosto che al Campus del Design di Calenzano, ma anche alle tante proposte per il tempo libero gestite dalla miriade di associazioni che popolano e rendono vivi questi territori.
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