
Parigi – Le nubi cominciano ad addensarsi sul cielo dell’economia francese, gravemente colpita dalla crisi del Covid 19. Dopo Air France che si attende un’iniezione di fondi pubblici tra gli 8 e i 10 miliardi per evitare il fallimento, è ora la volta di un altro colosso d’oltr’alpe, Renault a batter cassa per finanziare un piano sociale da 2 miliardi che si è reso necessario dopo un crollo delle vendite dell’80%.
A rovinare forse però le attese dal colosso automobilistico di cui lo stato francese è principale azionista con una quota del 15% sono le rivelazioni del settimanale Le Canard Enchainé secondo cui il piano comprenderebbe la chiusura di 4 stabilimenti di produzione in Francia. La notizia ha suscitato immediate reazioni sindacali e non solo.
Il primo ministro Edouard Philippe ha già annunciato che il governo sarà “intransigente” per quanto riguarda la preservazione dei siti della Renault in Francia. Il piano di ristrutturazione industriale dovrebbe essere presentato mercoledì prossimo, quando ancora il successore di Carlos Ghosn alla guida del gruppo non sarà ai comandi. Luca de Meo è infatti atteso il 1° luglio.
Lo scoop del giornale satirico, generalmente ben informato, prima che il governo finalizzasse il prestito di 2 miliardi. Di fronte alla levata di scudi della chiusura delle fabbriche è possibile che vengano chieste contropartite sciali a costruttore auto. Secondo il quotidiano Le Figaro la tentazione di chiedere di impedire la chiusura delle fabbriche sarà molto forte ma significa anche prendere un notevole rischio economico e industriale perché “l’azienda è profondamente malata”.
Finora comunque lo stato è intervenuto in aiuto a 50.000 aziende in difficoltà grazie al fondo stanziato di 100 milioni senza però chiedere mai alcuna contropartita. Ed ha accolto in cassa integrazione 12 milioni di persone, temporaneamente senza lavoro per colpa dell’epidemia. L’inevitabile ondata di licenziamenti è attesa ormai a breve: secondo uno studio potrebbe registrare un balzo del 22% rispetto
Parigi deve affinare la sua strategia per ridurre al minimo le conseguenze sociali del coronavirus che ha già portato il paese in recessione. Secondo Eric Heyer, economista all’OFCE, “non tutte le aziende meritano di essere salvate” . Perciò l’esecutivo deve prima di tutto decidere il nuovo modello di crescita e fare una selezione degli aiuti di stato in base a criteri basati sui nuovi orientamenti. Il governo, sostiene, dovrà decidere quali posti di lavoro dovranno essere salvati e quali distrutti.
“Grazie alla cassa integrazione, l’impatto della crisi è stato finora molto limitato” ha dichiarato al quotidiano Liberation sottolineando come “la vera questione” sia quella di individuare quali saranno i settori che saranno in grado di ripartire e quali no.” “I governi dovranno fare una scelta.. ci vorranno molti fondi pubblici per accompagnare la mutazione delle economie verso gli impieghi di domani e finanziare le transizioni professionali” ha aggiunto convinto che “al di là del ruolo di pompiere” per spegnere l’incendio dell’epidemia i governi dovranno indirizzare “un cambiamento radicale del modello di crescita”.