
Firenze – Corpi in movimento che si muovono, corrono, tornano e ripartono. Corpi che interagiscono e reagiscono in vario modo, sempre drammatico agli accadimenti interni e agli stimoli esterni. Per Virgilio Sieni, direttore di Biennale Danza e fondatore della compagnia dei Cantieri Goldonetta, questi corpi che si muovono come onde di risacca esprimono quello che ogni giorno vediamo alla televisione o leggiamo sui giornali: è tempo di esodi, di mutamenti e trasmigrazioni fenomeni che la danza è forse l’arte più in grado di proporre a una meditazione profonda e partecipata. “E’ proprio dell’arte della danza – scrive Giancarlo Gaeta – collocare nei corpi stessi, o, meglio, nell’intreccio mobile delle loro relazioni, il dramma dell’essere al mondo”.
L’ultima di queste rappresentazioni dell’Esodo ideate da Sieni è andata in scena ieri sera, 21 luglio, nella biblioteca di San Marco a Firenze, fra le colonne leggere di Michelozzo, spettacolo conclusivo della quinta edizione dei “Cenacoli fiorentini_Grande adagio popolare”, che ha visto sei variazioni sul tema oltre che nel convento di San Marco, nei cenacoli di Sant’Apollonia, Ognissanti, San Salvi , Santa Croce e Santo Spirito. In San Marco hanno partecipato alla coreografia due professionisti della compagnia di Sieni, ma sono stati come sempre i non professionisti i protagonisti dell’edizione dei Cenacoli.
“Il luogo del cenacolo –spiega Sieni – richiama una qualità di ascolto diversa: siamo in un luogo che offre una dimensione del raccoglimento, della meditazione, della consapevolezza di una certa qualità della lentezza. In questo senso nei cenacoli propongo azioni coreografiche interpretate da non professionisti e, infatti, parlo di grande adagio popolare cioè di cenacoli che accolgono dei corpi che esprimono il desiderio di mettersi in opera, di dedicare del tempo anche a una sospensione del gesto, che è improduttivo ma si dedica alle varie qualità. Un modo per conoscere il mondo dal punto di vista delle sue articolazioni anche complesse”.
Nei sei atti dell’esodo è parso di cogliere un certo pessimismo, nella fredda rappresentazione dei drammi e delle sofferenze di chi ha dovuto lasciare la propria casa e i propri legami affettivi
Per quanto riguarda il corpo che si mette in opera, non si esprime mai un pessimismo, quanto invece una funzione importante dell’uomo che è appunto quella di messa in opera del corpo attraverso le qualità del gesto che in certi casi richiamano anche un elemento tragico. Nella danza c’è sempre positività perché il gesto si mette in opera e per metterlo in opera bisogna portarci attenzione, consapevolezza. Dedicare tempo a tutto ciò fa tornare a discutere su cos’è un corpo sociale, un corpo politico.
E tuttavia questi corpi in movimento descrivono rotture, ritorni alle individualità, sconfitte…
In queste coreografie si lavora sulle incrinature, i cedimenti, i depositi a terra, le dislocazioni che possono avvicinarsi a quanto ritraggono le fotografie che vediamo nei quotidiani. Sono tutte immagini che passano attraverso questi corpi e quindi richiamano direttamente quelle tragedie che avvengono lungo queste traiettorie e percorsi che fanno nello spazio.
Com’è stata la risposta dei danzatori non professionisti?
Una risposta entusiasmante: da molto tempo lavoro con gruppi anche in comunità dove si parla di un risveglio di una rivoluzione. Un corpo aiuta l’altro e tutto questo dà inizio a un sistema di trasmissioni che porta a creare un forte entusiasmo e quindi a dare una continuità in certi casi anche di anni
Potrebbe essere un punto di partenza per diffondere la cultura della danza e riproporre quest’arte in una città che ha chiuso il suo Corpo di ballo. Come riportare una tradizione che a Firenze è stata molto importante?
Non ci vuole molto. Bisogna dedicare ovviamente anche denari, ma principalmente del tempo. Cerchiamo anche con le istituzioni di recuperare una serie di spazi intesi come geografie di luoghi e non un unico luogo. Lo scopo nei prossimi anni sarà quello di avere dei punti di riferimento come teatri o centri e coinvolgere appunto spazi come questi dei cenacoli. Dunque anche altre istituzioni e in questo modo, piano piano ma in certi casi anche velocemente, portare un’attenzione al corpo. Quindi è necessario partire da un presidio di artisti di danzatori che ricomincino a ridiscutere e portare avanti un contenuto importante.
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