
Una breve conversazione con Marco Termenana, autore di “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” romanzo che si focalizza sul tema dell’identità di genere indefinita, sul fenomeno dell’isolamento, che sempre più spesso colpisce i giovani, Ikikomori, come viene chiamato in Giappone, e sul difficile dialogo che intercorre tra genitori e figli.
Due parole su Marco Termenana
Sono il padre di Giuseppe e nel 2016, con lo pseudonimo di El Grinta, ho già pubblicato “Giuseppe” sullo stesso argomento. Entrambi i romanzi si ispirano al suicidio di mio figlio, avvenuto a Milano nella notte tra il 24 ed il 25 marzo del 2014. Quella notte Giuseppe, all’epoca ventunenne, apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo e si lancia nel vuoto.
Deve essere stata un’impresa difficile e dolorosa capire, interpretare il gesto e infine narrarlo.
Ho cercato di raccontare il mal di vivere di un essere che si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo e, infatti, è anche la storia di Noemi, alter ego femminile che assume contorni definiti nella vita di noi genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.
Il gesto disperato di tuo figlio deve essere stato un’esperienza devastante per voi genitori
Si tratta di una tragedia non solo di mancata transessualità, ma anche e soprattutto di sofferto e mortale isolamento, al secolo hikikomori.
Giova precisare che dal 5 luglio u. s., l’ultimo libro, in linea con il precedente, sta mietendo riconoscimenti nei Concorsi Letterari di tutta Italia e il 27 novembre è arrivato al decimo nell’arco dei suoi seppur pochi mesi di vita.
Questo significa che il tema tocca l’animo di molti
Sì, sicuramente e cito quanto afferma il Vicesindaco di Laterina Pergine Architetto Andrea Sordini:
“Riceviamo Marco con grande piacere perché per storie profonde e toccanti come la sua, non esistono piccoli o grandi campanili e l’unico vero augurio che mi sento di poter porgere al mio territorio, è quello di poter prendere il massimo dalle riflessioni che ci induce a fare ascoltandolo.”
E il suo punto di vista?
Ho scritto solo per commemorare Giuseppe ma se la storia gira per tutta Italia sono contento.
Credo che non ci si debba mai stancare di parlare ai figli, anche quando e se ci beffeggiano, e non è mai il momento sbagliato per parlare loro di certi argomenti. Mi è stato anche chiesto se penso che gli studenti delle scuole medie leggano un libro come il mio di 386 pagine. A parte il fatto che penso di sì, ma ciò è irrilevante, perché anche se leggono solo la lettera che ha lasciato Giuseppe riportata nel testo, o il libro gira tra i banchi con la guida dei docenti, l’obiettivo di responsabilizzazione è raggiunto e, anzi, quella è l’età migliore”.
La testimonianza di Marco Termenana che si inventa di tutto pur di portare in territorio “amico” un rapporto con un figlio difficile, indipendentemente dal problema che può variare da famiglia a famiglia e da relazione a relazione, riesce quindi a toccare l’animo dei più, fino a mettere in discussione il proprio ruolo di figlio e di genitore, per chi lo è. Alla fine, però, poi di fatto, stimola anche tutti gli altri soggetti della “filiera” educativa, ognuno per la sua competenza (dirigenti scolastici, docenti, psicologi ed educatori in senso lato) e diventa d’esempio indipendentemente dalla genitorialità, quale risposta a tutte le avversità della vita.
“Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” di Marco Termenana, libro uscito agli inizi di giugno, che è stato apprezzato e presentato in molte città italiane, finalmente sarà presentato anche in Toscana, sabato 11 dicembre alle h. 21.15, presso il Teatro Comunale in Via San Giuseppe 32 a Laterina Pergine Valdarno (Arezzo).
La serata rientra nell’ambito della VI stagione teatrale edizione 2021/2022 “Dove eravamo rimasti” ed è organizzata per conto dell’Amministrazione Comunale di Laterina Pergine Valdarno. Dopo i saluti del Sindaco Dottoressa Simona Neri, introduce il Vicesindaco e Assessore alla Cultura, Associazionismo e Politiche Giovanili, Architetto Andrea Sordini.