
Prato – A poche settimane dalle elezioni del 4 marzo, si è riunita a Coiano l’Assemblea Provinciale del Pd di Prato e insieme ad Andrea Dominijanni, membro della Direzione Provinciale del Partito Democratico pratese e coordinatore di Adesso Prato, l’associazione di cultura e politica nata in città nel marzo 2013 sull’onda dell’impegno dei comitati renziani alle primarie del Pd, ne analizziamo il risultato.
Lei si definisce un “renziano della prima ora”. Dal suo punto di vista di militante del partito democratico come spiega un così basso consenso elettorale ?
“Il mio intervento vuole essere una presa di coscienza degli errori che sono stati commessi, e questo è innegabile, ma possiamo e dobbiamo fare di tutto per risollevarci, per tornare a essere quel partito che solo a gennaio del 2014 era arrivato al 40,81% dei consensi. E non stiamo parlando del secolo scorso. La mia esperienza nel Pd ha inizio con le primarie del 2012 grazie a Matteo Renzi e dunque non ho una lunga militanza politica alle spalle, ma riconosco che questo è uno dei momenti indubbiamente più tristi.”
Non è sfuggito ad attenti politologi che Renzi abbia, in un certo qual modo all’interno del proprio partito, voluto dettare condizioni e regole che alla fine però lo hanno penalizzato anche di fronte all’opinione pubblica.
“I dati delle scorse elezioni sono chiari: abbiamo perso una valanga di voti e dobbiamo chiederci il perché. E allora partiamo proprio da Matteo Renzi e dal cosiddetto renzismo. Il Segretario si è assunto tutte le responsabilità della sconfitta, ma io gli rimprovero anche che forse negli ultimi mesi ha fatto poco il Renzi innovatore, trascinatore, modernizzatore della politica, lasciando questi spazi ad altri”.
Pensa che si debba mettere la parola fine al “renzismo”?
“È arrivato il momento di smettere di “enfatizzare” eccessivamente su Matteo Renzi e questo vale anche per noi militanti. Già arrivano dall’esterno i “j’accuse” nei suoi confronti, ma ritengo che la sconfitta elettorale non sia solo colpa sua. Infatti se guardiamo all’ Europa, vediamo che né la sinistra e tanto meno il centro-sinistra governano e questo per una serie di situazioni complesse e concatenanti. Ma mi faccia anche dire che non è la destra a vincere ma la sinistra che cede il passo. Non a caso in Inghilterra in Francia e in Germania i partiti di ispirazione socialista hanno avuto un brusco stop.”
Quali meriti, allora, riconosce all’azione di governo Renzi-Gentiloni?
“Sono dell’idea che l’Italia era un Paese fermo da 30 anni e grazie ai governi Matteo Renzi prima, e Paolo Gentiloni poi, un certo e non poco immobilismo é stato sbloccato. L’elenco delle cose fatte e delle leggi che che la società aspettava da decenni e che rappresentano a tutti gli effetti un significativo passo in avanti per tante persone che prima non potevano rivendicare i loro diritti, sono sotto gli occhi di tutti.E lo rivendico con orgoglio”.
Allora quale nuova sfida si pone al Partito democratico per un rilancio e ottenere così un nuovo consenso elettorale?
“Da diversi giorni ne ho sentito di tutte, come ad esempio che dobbiamo ripartire dai Circoli. Giusto ma non basta, perché dobbiamo guardare alla gente. Dobbiamo essere in grado di capire e di recuperare tutte quelle persone ed imparare ad ascoltarle. Penso ai lavoratori, ai professionisti, ai rappresentanti delle piccole e medie imprese, agli addetti del terzo settore, all’associazionismo, tanto per citarne alcune. Dobbiamo attivarci per creare una nuova rete di consensi rigenerando una nuova appartenenza democratica. A Prato ad esempio sono due anni che manca all’appello la festa dell’Unità.”
I Cinque Stelle e il Centro Destra con la Lega hanno raggiunto una percentuale di consenso considerevole, promettendo reddito di cittadinanza,maggiore sicurezza,e un deciso no all’immigrazione. Oggi cosa si sente di dire all’elettore deluso dalla sconfitta del Partito democratico?
“Innanzitutto che ci faremo carico di una maggiore chiarezza, senza chiuderci a riccio e, anche con più informazioni su quello che il Partito sta approntando. Ritengo che è necessario stare vicino alle persone non lasciarle sole. Dal 4 marzo in poi ci vogliono coraggio, sobrietà, rigore, umanità, capacità, passione politica e sopratutto umiltà. Dobbiamo ritrovare quei valori e quelle emozioni che come ho detto, ci hanno permesso di conquistare appena qualche anno fa, oltre il 40% dei consensi. Solo così consentiremo al Partito Democratico di riconnettersi efficacemente con la gente; come tanti militanti, ho creduto e partecipato al progetto politico del Pd e ad oggi non vedo altre strade da percorrere. Mi terrò bene su questa perché essa non venga mai meno.”