Incarico concluso: Manon lascia l’Istituto francese e va in Provenza

Firenze – La cerimonia ufficiale di congedo è prevista per lunedì 16 maggio nelle sale di Palazzo Lenzi: Manon Hansemann console onorario di Francia e direttrice dell’Istituto Francese di Firenze conclude in queste settimane il suo mandato quadriennale. Arrivata nell’ottobre 2018 quando cadeva  il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, l’icona indiscutibile dei rapporti culturali italo-francesi, Manon ha dovuto affrontare anni complicati (del resto tutto è complicato e drammatico nel nuovo millennio) .

L’anno dopo il suo arrivo i rapporti fra i due governi hanno subito un improvviso stop a causa della posizione del Movimenti 5 Stelle sulla crisi dei “gilet gialli” che hanno provocato il richiamo temporaneo dell’ambasciatore Christian Masset a Parigi. Subito dopo è esplosa la pandemia con tutte le conseguenze sulle iniziative linguistiche e culturali che anche l’Istituto ha dovuto gestire, così come l’assistenza sanitaria nei confronti dei turisti francesi.

La direttrice non si è persa d’animo e ha tenuto la rotta che lei e Masset si erano proposti. Il suo mandato doveva approfondire i rapporti e la collaborazione nel settore dei beni culturali, soprattutto al livello scientifico e universitario e così è stato. Senza abbandonare la forte presenza dell’Istituto nel settore dello spettacolo (cinema, teatro e musica) e senza trascurare la missione principale dell’Istituto che è quella di diffondere la conoscenza della lingua e della cultura francese.  “Il mio compito è stato quello di organizzare la programmazione dedicata al patrimonio culturale”, conferma la direttrice . Un evento su tutti: il simposio nel nome di Victor Hugo sul restauro della cattedrale di Notre Dame, devastata dall’incendio del 15 aprile 2019, con l’architetto fiorentino Carlo Blasi, incaricato dal governo francese di coordinare i lavori.

Cominciando dalla valorizzazione dei tesori del Palazzo Lenzi, in gran parte progettato da Michelozzo, che Manon ha aperto al pubblico con una serie di iniziative come quella con le fotografie degli studenti della Fondazione Studio Marangoni e la guida dell’architetto Caterina D’Amelia che al palazzo costruito nel ‘400 e alla sua storia ha dedicato uno studio. “All’inizio del 2023 cominceranno i lavori per il restauro della facciata e il recupero del terzo piano”, annuncia.

Il suo è stato un costante impegno per approfondire i rapporti con le istituzioni culturali fiorentine a cominciare dagli Uffizi e dagli altri musei fiorentini che ha capillarmente visitato e studiato. Del resto la sua formazione di “architecte du Patrimoine” era stata completata a Firenze a contatto con la grande arte del Rinascimento. “Ed era qui che volevo tornare – dice – E’ stata una scelta del cuore. Volevo fare un’esperienza all’estero come sfida personale, ma avevo deciso che non sarei andata da nessun’altra parte se non a Firenze “.

Nello stesso tempo ha proseguito e allargato le tradizionali collaborazioni con la Fondazione Palazzo Strozzi (la mostra di Natalia Gonciarova), con il Festival dei Popoli, con gli Amici del Maggio fiorentino e con il Festival Floremus, proseguendo con successo il Festival cinematografico France Odeon e aprendo un’intensa collaborazione con il Conservatorio Luigi Cherubini. Nella sede dell’Istituto ha intensificato i programmi di incontri con gli autori e di eventi teatrali. Fra gli eventi più partecipati il ciclo di proiezioni di film francesi o francofoni introdotti dagli studenti di Storia del Cinema (DAMS).

I corsi di lingua non si sono mai interrotti grazie all’insegnamento a distanza e che ora, come partecipazione, sono già tornati ai livelli del 2019, Manon Hansemann è particolarmente orgogliosa di aver realizzato un’efficiente piattaforma on line alla quale gli insegnanti si sono facilmente adattati.

La sfida più difficile – ammette – è stata quella di gestire al meglio il “secondo cappello” che porta il/la responsabile dell’Istituto francese come titolare di attività diplomatica. Del resto in questi ultimi mesi il contesto l’ha favorita. Dopo il Trattato del Quirinale sottoscritto da Macron e Mattarella, i rapporti fra Italia e Francia sono tornati al massimo livello di collaborazione e i due Paesi insieme sono sempre di più diventato la spina dorsale dell’Europa.

“Penso di avere acquisito anche questa esperienza, adesso tornerò alla mia principale professione”, aggiunge. L’incarico che andrà a svolgere dal prossimo autunno è quello di vice soprintendente ai beni culturali e all’archeologia della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur, con base a Aix-en-Provence dove si trasferirà con il marito Pawel e la figlia Constance, di dieci anni che a Firenze è diventata perfettamente bilingue. Una città che ha preferito a Marsiglia, città affascinante e ricca di monumenti e cultura, ma più complicata per la vita quotidiana.

Un rammarico? “Ce n’è uno in particolare – conclude Manon – a causa del Covid non sono riuscita a organizzare il ciclo di incontri fra l’eccellenza artigiana toscana e quella francese”.

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