Incontri magici a Ca’ di Pesa, la scrittrice Elizabeth George si racconta

di Stefano  MIniati

Firenze – C’è un posto nel Chianti, più precisamente nella cosiddetta Conca d’Oro, dove non si sente il peso della decadenza del nostro mondo, dove sembra di essere indietro nel tempo, in un momento in cui era la natura che dominava. Questo posto è l’Orcio a Ca’ di Pesa (http://cadipesa.com/), un agriturismo situato fra Badia a Passignano e Panzano, gestito dalla famiglia Auerbach e in particolare da Jessika, dolce e cortese padrona di casa. In questi giorni Ca’ di Pesa ha ospitato una masterclass di scrittura (“A Master Class on the Crime Novel and other forms with Elizabeth George”) organizzata  da Hedgebrook (https://hedgebrook.org/), un’associazione californiana fondata nel 1985 da Nancy Nordhoff per sostenere le donne, e che ha sempre più ramificazioni in tutto il mondo.

La fondatrice voleva  che le donne sperimentassero la loro indipendenza, imparassero a fidarsi dei propri istinti e si affidassero alla propria intraprendenza. Decisamente negli Stati Uniti non c’è nessun altro posto come Hedgebrook: sono 48 acri di terreno, con 7 casette. Sette scrittrici alla volta, mangiano cibo organico dall’orto, ognuna ha la sua casetta, scrivono e basta. Sono scrittrici di romanzi, sceneggiatrici, gialliste, scrittrici di fantascienza, poetesse, saggiste… Non pagano per starci. Hedgebrook si pone come fine la promozione dell’attività letteraria femminile attivando un sistema molto competitivo:  40 alunne ogni anno, risultanti da una selezione su circa 1.800 domande. Ma l’attività di queste coraggiose donne non si ferma qui: hanno recentemente contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso opere letterarie, teatrali, sceneggiature, su temi centrali e scottanti per il nostro pianeta, come i diritti delle donne in Medio Oriente, la diffusione dell’AIDS in Africa, la violenza delle città in America, i diritti delle donne detenute, i conflitti politici in Cambogia, le ricadute radioattive in Ucraina, le responsabilità etiche dell’industria farmaceutica e lo stress ambientale delle api.

Lo staff organizzativo è di circa 12 persone, e la direttrice esecutiva è Amy Wheeler, che è qui a Ca’ di Pesa e mi ha fornito tutte le informazioni. Hedgebrook ha sede in Whidbey Island, una piccola isola davanti a Seattle nello stato di Washington, e in quella stessa isola fino a poco tempo fa abitava Elizabeth George, che ha vissuto nell’isola per più di 15 anni. Si è sviluppata un’amicizia e una solidarietà fra Hedgebrook e Elizabeth, interessata da sempre alla condizione femminile e al tema dei diritti; la loro collaborazione ha determinato varie iniziative, fra cui questa masterclass nel cuore verde del Chianti è soltanto l’ultima. Coordinate da Amy, 15 donne americane di varia estrazione sociale, etnica, culturale, hanno avuto la possibilità di studiare e lavorare  per una settimana con una scrittrice di grande importanza e di altissimo livello.

Dopo essere stato accolto con gentilezza da Jessica ed Amy, incontro Elizabeth nel giardino della villa; mi viene incontro con semplicità e spontaneità e mi abbraccia sorridendo. Decidiamo di prenderci un caffè e di fare una chiacchierata sulla sua produzione letteraria, ormai trentennale. E’ bene ricordare e tenere presente che Elizabeth ha vinto l’ Anthony Award e l’Agatha Award, ha avuto due nomination agli Edgar Award, il primo posto al Grand Prix de Littérature Policière e al MIMI, il prestigioso premio tedesco dedicato alla crime fiction. Nata nel 1949 a Warren, in Ohio, Elizabeth George si trasferì ad appena diciotto mesi d’età sulla Costa Ovest degli Stati Uniti, nella zona di San Francisco, perché i suoi genitori erano in cerca di un clima più mite. Ha studiato Letteratura Inglese all’Università della California a Riverside e, mentre insegnava nelle scuole pubbliche, ha perfezionato la sua formazione con un master in Psicologia, al quale si sono aggiunti un dottorato onorario e un master onorario ottenuti in seguito ai successi nella sua carriera letteraria. Prima di diventare una delle scrittrici più note al mondo, Elizabeth George ha insegnato a lungo, inizialmente presso la Mater Dei High School presso Santa Ana e quindi alla El Toro High School in quella che è ora Lake Forest, sempre in California. Dopo più di tredici anni di insegnamento riesce a pubblicare il suo primo romanzo: è il 1988 e “A Great Deliverance”, da noi conosciuto come “E liberaci dal padre”, esce e convince. E’ l’inizio di una serie di 20 romanzi (ad oggi) che hanno sempre come base lo stesso team di investigatori: l’ ispettore Thomas Lynley, il sergente Barbara Havers, Simon St. James, Deborah Cotter e Helen Clyde. In ogni romanzo è presente sempre la storia di queste persone, che si sviluppa, con intrecci incredibili, nel corso del tempo e dello scorrere della serie letteraria. I libri di Elizabeth George non sono semplicemente dei gialli, sono dei veri e propri romanzi, molto complessi e profondi, dove l’autrice costruisce un mondo vero e proprio, e dentro questo mondo il delitto irrompe, rivelando l’ipocrisia dell’ambiente sociale dove è maturato il crimine.

D- Hai scritto 20 libri della serie dell’Ispettore Lynley, più o meno uno ogni 2 anni!

EG– Scrivo un romanzo ogni 18 mesi circa.

D– Sei più interessata al delitto o al modo del delitto?

EG– Quello su cui mi concentro maggiormente è la psicopatologia delle persone coinvolte nel delitto, sia gli investigatori  che quelli che fanno parte del mondo dove avviene il delitto

D– I tuoi personaggi hanno qualcosa di te?

EG– I miei personaggi sono completamente immaginari, ma ognuno di loro ha qualcosa di me, è parte di me. E questo mi consente di comprenderli meglio

D– Quale personaggio ti somiglia di più?

EG– Possiamo parlare di due tipologie: quando penso alla mia parte intellettuale penso a St. James, e se penso al mio sarcasmo vedo Barbara Havers. Ma mi sento più vicina a St. James, a come lui agisce nel mondo

D– Ma Havers è molto simpatica

EG– Intendi suggerire che sia più simpatica di me? Sì, decisamente lei è più simpatica di me, anche perchè quando ero insegnante di scuola superiore ero considerata un po’ sovversiva, in quanto rappresentante sindacale. Ero addirittura vicepresidente del sindacato, e quindi davo noia, disturbavo….

D– Lynley, al contrario di Havers, non ha uno spirito sovversivo, ha poco sarcasmo e rispetta le regole. Ma è molto empatico. Nonostante questo, per tanto tempo non ha perdonato sua madre per aver tradito il marito

EG– Prima Linley trovava difficile perdonare sua madre perché l’aveva vista col medico nella stanza accanto a quella dove stava morendo suo padre, per questo non poteva perdonare. Ma quando il dottore si uccide, nel romanzo “A Suitable Vengeance” (Il Lungo Ritorno) Lynley  ha cominciato a vedere sua madre in modo diverso, e quando muore la moglie di Linley, lady Helen, cambia completamente il rapporto fra i due

D– Ma veniamo al primo romanzo, “E liberaci dal Padre”. Quando hai costruito questi personaggi avevi già chiaro che questo sarebbe stato il primo di una lunga serie con tutti loro?

EG– No, in quel momento no, ma ho trovato  quei personaggi talmente interessanti che volevo sapere, io stessa, cosa sarebbe successo dopo, o il mese prossimo, o l’anno prossimo!

D– Sei curiosa quindi

EG– Sì molto, e quando è uscito alle stampe “E liberaci dal Padre” io avevo già scritto le due storie seguenti!

D– Negli ultimi romanzi entra in scena un nuovo personaggio, Isabelle Ardery, che non era presente nemmeno di sfondo nei romanzi precedenti

EG– Isabelle Ardery ha molti problemi, per esempio con l’alcool, ma ritornerà, non ho finito di raccontarla, è un personaggio molto affascinante per me, perchè ha tante sfaccettature. Non doveva essere una persona simpatica, perchè la simpatia è di Barbara e le relazioni Barbara/Isabelle e Isabelle/Lynley sono molto complesse, e quando due personaggi hanno difficoltà fra di loro, ecco che la scrittrice ha qualcosa su cui scrivere. Un personaggio non può essere per tutto il tempo simpatico, o antipatico, altrimenti diventa noioso. Nella specifica relazione Isabelle/Barbara, la difficoltà sta nel fatto che Barbara era molto legata alla moglie di Lynley e non capisce perchè Lynley dovrebbe volere Isabelle come amante.

D- La nuova fidanzata, Deidre, ha appena iniziato un suo percorso amoroso con Lynley, ma negli ultimi due libri è tornata un po’ nell’ombra. Perché?

EG– L’arrivo di Deidre nella vita di Lynley è così vicino alla morte di Helen che non mi sembrava giusto far crescere questo personaggio così presto. Il processo di innamoramento avrebbe dovuto essere più lento, e così sto costruendo il loro rapporto, che avrà ulteriori sviluppi.

D– I tuoi personaggi femminili sono donne che hanno avuto soddisfazioni e gratificazioni, ma anche donne che hanno sofferto, che hanno ucciso

EG– Mi pongo sempre il problema di esplorare i miei personaggi, che siano maschi o femmine: è una sfida per me che scrivo. La storia di ogni donna dipende dalla storia entro cui è inserita, dipende quindi dal romanzo in cui vive: ogni volta ci saranno problemi diversi, e in certi casi sono problemi che affliggono soltanto le donne, in altri no. Cerco di essere neutrale

D– Non ti poni il problema di trasmettere un messaggio?

EG– No, penso che i lettori non debbano averne bisogno: ognuno arriverà alle proprie conclusioni, per conto suo. Per esempio nel romanzo “Believing the lie” (Un Castello di Inganni) si esamina ciò che succede quando una persona decide di credere a una bugia che sente, cioè decide di credere a una cosa sapendo che è falsa. E qui sono in gioco sia uomini che donne

D-I tuoi personaggi hanno vite e vicende molto intrecciate. Pensi di continuare così?

EG– Quando ho iniziato a scrivere questi romanzi, la mia intenzione era di esplorare due tipi di connessione: che un uomo e una donna potevano amarsi profondamente senza alcuna connotazione sessuale, cioè volevo mostrare che nella vita questo è possibile, ed è rappresentato dalla relazione Lynley/Havers; ma volevo esplorare anche come le persone potessero avere un passato molto doloroso ed essere capaci di andare avanti ed essere sempre più vicini, e questo è rappresentato da Lynley/Deborah e Helen/St, James.

D– Passiamo al tema della investigazione. Tu proponi due modelli di lavoro: rispettando rigorosamente le regole oppure seguendo l’istinto e l’intuizione, anche scavalcando le regole. Cosa pensi sia più giusto, nella vita vera?

Elizabeth George col suo cane

EG– Nella vita le regole sono lì per un motivo, e la polizia deve seguirle, perchè altrimenti ci sarebbe il caos. Ma lo stile investigativo di Havers, piuttosto anarchico, la rende interessante

D– Che importanza ha l’ambientazione?

EG– L’ambiente è ciò che mi dà la storia. Quando vado a visitare delle città, o dei parchi o dei paesi, da qualche parte, quasi sempre vedo qualcosa che mi suggerisce ciò che sarà la mia narrazione, che spesso non era prima nella mia mente. I personaggi poi sono fondamentali, e insieme mi danno la storia. Ho scelto l’Inghilterra come ambientazione perchè possiede tanti posti piccoli e claustrofobici, e niente lì è cambiato, tutto rimane uguale, anche nelle istituzioni. Ci sono molte più possibilità di inventare vicende complesse e difficili in Inghilterra che negli Stati Uniti

D– Una domanda più personale: è stato difficile lasciare l’insegnamento per dedicarti esclusivamente alla scrittura?

EG– No, non è stato difficile perchè in tutta la mia vita ho sempre pensato che avrei dovuto scrivere, e quando insegnavo, dopo circa due anni di insegnamento, durante l’estate ho cominciato a scrivere tutto il tempo, ma non pubblicavo.

D– E durante l’anno non scrivevi?

EG– No, ma pensavo tutto il tempo a quello che avrei scritto d’estate

D– Quanti anni avevi quando hai lasciato la scuola?

EG– 38. Mi piaceva insegnare, ma da quando avevo 8 anni sapevo che sarei stata una scrittrice, e a un certo punto ho sentito che avrei dovuto scegliere di scrivere a tempo pieno, accettando i rischi che quel mestiere comporta, non solo a livello di sicurezza economica. Scrivere significa esporsi e aprirsi al giudizio degli altri

D– Ma anche insegnando ci si apre al giudizio degli altri

EG– Sì, ma il pubblico è più piccolo!

D– Dove insegnavi e cosa?

EG– Insegnavo letteratura inglese, in particolare Shakespeare, in un paese della California del Sud, El Toro (Lake Forest), praticamente un sobborgo di Los Angeles, nonché grammatica e linguistica, anche per i ragazzi svantaggiati o rimasti indietro.

D– Tu hai parlato di come sia stata dura per te crescere con un quadro depressivo, che ai tempi della tua adolescenza veniva sottovalutato. La scrittura, rispetto a questo problema, cosa ha rappresentato?

EG– Non ho cominciato a scrivere a causa della depressione, ma ho imparato che l’atto creativo aiuta moltissimo. Posso forse dire che la scrittura è un trattamento ma non la cura

D– La BBC ha tratto una serie tv, non trasmessa in Italia, sui tuoi romanzi. Ti è piaciuta?

EG- Mah…… Era abbastanza ok per quello che si proponeva, ma il fatto che riguardasse soltanto la parte investigativa è risultato abbastanza deludente per me, in quanto i miei romanzi sono molto di più

D– La serie non è recentissima, se la rifacessero ora?

EG– Fortunatamente i diritti sono tornati in mio possesso, e la mia agente letteraria sta cercando una nuova produzione, con un nuovo regista

D– Ho letto che ti piacerebbe Ivory

EG– Senza dubbio. I suoi film sono tutti molto belli, con personaggi che risultano piacevoli e simpatici

D– Tu hai istituito una fondazione, Di cosa si tratta?

EG– La Fondazione Elizabeth George concede sovvenzioni artistiche agli scrittori di narrativa inediti, ai poeti, ai drammaturghi emergenti e alle organizzazioni che aiutano i giovani svantaggiati. Questo per me era importante perchè molti giovani potessero capire come fosse la vita come scrittore, senza dover fare un altro lavoro. Molti vorrebbero già aver scritto, piuttosto che impegnarsi a scrivere, in altri termini vorrebbero il successo senza fare il lavoro necessario per ottenerlo.

D– la Fondazione è finanziata solo da te o anche da Enti pubblici?

EG– Solo da me, ma mi dà tanta soddisfazione. Quando qualcuno viene pubblicato, per noi del consiglio è una gioia immensa, e ci diciamo: “Ecco, questa persona andrà lontano!” Una delle organizzazioni che noi supportiamo, in parte, è Hedgebrook, che ha organizzato questa masterclass, e la cui direttrice esecutiva Amy Wheeler è qui con noi

D– Come hai conosciuto Hedgebrook?

EG_ Perché è situata su Whitby Island, dove ho vissuto per molti anni. Ma non ricordo più come ho saputo di loro. Esistono da circa 30 anni, io li conosco da molto meno!

D– So che sei politicamente schierata. Cosa pensi della presidenza Trump?

EG– Penso che la gran parte dei cittadini americani odino Trump. Ti racconto un episodio. Stavo firmando libri circa 18 mesi fa. E’ arrivata una signora che mi ha chiesto se avrei in futuro messo Trump fra i personaggi dei miei libri. Ho risposto. “Solo se è vittima di un omicidio!!” E la signora ha detto “Ohooooooooohh”

D- Forse molti lo hanno votato perchè rappresentava una novità

EG- Io non lo avrei votato neanche con un coltello al collo (ride….). Fra l’altro ormai è venuto fuori in maniera certa che la Russia è riuscita a entrare nel sistema elettorale di ogni stato americano, ma inizialmente non ci voleva credere nessuno perché sembrava un film, sembrava impossibile

D– La tua famiglia origina, in parte, da Tricarico in Basilicata. Avendo già ambientato un tuo libro in grossa parte in Italia a Lucca, pensi che potresti un giorno ambientare una tua storia proprio a Tricarico?

EG– Forse sì, ma non ci sono ancora stata, non so neanche se ho ancora parenti in quella città. Devo prima imparare bene l’italiano comunque!

D- Studi l’italiano?

EG- Studio italiano un’ora al giorno, tuttavia mi è difficile perchè a Seattle, dove vivo ora, non conosco molte persone che parlano italiano. Ma ora ho trovato un club di italo americani a Seattle…….

D-Il tuo prossimo libro?

EG– Il mio prossimo libro è quasi finito, è sulla scrittura: sul mio processo dello scrivere, non sull’arte dello scrivere. Sarà pubblicato nel 2020

D- Lynley?

EG– Sto iniziando adesso un romanzo con Lynley e gli altri personaggi

Su questa notizia, cioè che Lynley non ci lascia, saluto la gentilissima e cordiale Elizabeth, non senza ringraziare Jessika per l’ospitalità, Amy per la collaborazione, e Mary Lokken per averci fatto da interprete. Anche se, va detto, Elizabeth ha detto volenterosamente molte cose nel suo italiano “in evoluzione”, molto gradevole.

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