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Piana Scarlino: bonifica quasi ferma, interrogazione al Ministro Politica

Roma – Un’interrogazione del deputato toscano di Alternativa Libera, Samuele Segoni, rivolta a risposta immediata al Ministro dell’Ambiente, punta il dito sulla bonifica della piana sdi Scarlino, dove ancora è evidente la presenza di sostanze inquinanti, così come nella falda la concentrazione di arsenico è elevatissima. Segoni sullo stato di inquinamento decennale: “I soldi ci sono, ora interventi concreti”.

 “Ci sono 199.140€ stanziati dal Ministero dell’Ambiente fermi in qualche capitolo di bilancio della Regione quando i lavori di bonifica sono pressoché fermi e solo 7.860 euro sono stati erogati solo alla Provincia di Grosseto. Il Governo e la Regione ci spieghino che fine ha fatto questo finanziamento, si assumano le loro responsabilità e trovino soluzioni concrete per tutelare un territorio devastato” lo afferma Samuele Segoni, deputato toscano di Alternativa Libera, a seguito del question time che si è tenuto due giorni fa in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.

Segoni, in collaborazione con Comitati locali e il Forum Ambientalista, aveva presentato un’interrogazione immediata al Ministero dell’Ambiente per conoscere se fossero in atto azioni ispettive del Ministero per verificare ritardi e omissioni sulle bonifiche della Piana di Scarlino e se, al fine di realizzare un’efficace tutela delle risorse idriche e della filiera alimentare, la task force istituita dal Ministero nel 2013 dovesse occuparsi anche della realizzazione degli investimenti necessari sul fronte della depurazione e delle infrastrutture.

“Proprio mentre la Regione si appresta a rilasciare la terza VIA all’inceneritore di Scarlino, è indubbio che le falde idriche della zona presentino un vasto inquinamento da arsenico con concentrazione fino 680 volte superiori ai limiti di legge e di altri inquinanti come manganese, ferro e solfati. Le operazioni di bonifica compiute nel 2000 sono state così inefficaci che permangono in superficie fonti primarie inquinanti mai rimosse che concorrono all’inquinamento delle aree già bonificate”.

“A distanza di cinque anni dalla Convenzione Eni/Regione Toscana – continua Segoni – viene il sospetto che tale strumento, invece che per risolvere un problema ambientale e sanitario, sia stato utilizzato per aggirare la legislazione e per consentire ai responsabili dell’inquinamento di non eseguire le bonifiche secondo i tempi di legge”.

L’arsenico e altre sostanze tossiche sono presenti nel sottosuolo della Piana di Scarlino, nel grossetano, dove si trova un inceneritore da tempo causa di preoccupazione per i residenti e oggetto di una sentenza del Consiglio di Stato del gennaio 2015 che ha annullato le autorizzazioni dell’impianto per operare, accogliendo il ricorso di ambientalisti e Comune di Follonica. Per i giudici non è stato valutato l’inquinamento esistente e l’impatto del nuovo impianto.
Nel gennaio 2015 il geologo Lodovico Sola ha portato alla luce i dati raccolti da Scarlino Energia, dalla Nuova Solmine e dai bollettini di analisi dell’Arpat. Dall’esame dei valori risultavano numerosi valori fuori dalla norma. Il canale di Solmine, alcune strade poderali e alcune aree industriali sono le aree a maggiore criticità.  A maggio i nuovi rilevi nello studio di Scarlino Energia confermano: “arsenico diffuso nel suolo e nel canale Solmine”.

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