
Firenze – Benvenuti nel primo grande e gioioso spettacolo del dopo pandemia. Sanremo non conta, il messaggio ottimistico e rassicurante è troppo didascalico. “Jungle Book”, la pièce musicale di Robert Wilson, tratto dal Libro della giungla di Rudyard Kipling è perfetto per inaugurare la nuova era di pace con la natura, nella quale il piccolo Mowgli, abbandonato nella giungla indiana e tirato su dalla pantera Bagheera che lo aveva affidato a una famiglia di lupi, alla fine torna dai suoi simili al villaggio. Deluso dai suoi simili, mantiene il desiderio di vivere in perfetta armonia con gli animali che lo hanno protetto dai predatori accompagnandolo nella presa di coscienza di essere umano.
Che il libro di Kipling sia quanto di meglio si trovi sul mercato pedagogico l’aveva a suo tempo scoperto Baden Powell il padre dello scoutismo e tanti ragazzi italiani hanno fatto propri personaggi e valori così felicemente trasmessi dal romanzo (e dall’ultimo film di Walt Disney che morì durante la realizzazione). Questa affezione ai personaggi della giungla (dunque alla propria adolescenza) è una delle ragioni che ha visto la Pergola di nuovo sold out per le quattro rappresentazioni della compagnia Théatre de la Ville di Parigi diretta da Wilson, accolta alla fine da un entusiasmo inesauribile. Addio distanziamenti, la pandemia corre verso la fine. Dopo tanto tempo austero e frustrante, il pubblico si è trovato stretto in un abbraccio con chi gli sa offrire momenti di delizioso spettacolo.
Jungle Book, dialoghi in francese e canzoni in inglese, sfugge a ogni etichetta di genere. Sicuramente è una pièce musicale, ma Wilson respinge la definizione di musical: “Considero tutto il teatro musica e vedo tutto il teatro come danza, questo è ciò che significa la parola opera. Racchiude ogni forma d’arte: architettura, pittura, musica, poesia, danza, illuminotecnica e molto altro”, ha dichiarato il regista americano in una intervista.
Ci ritroviamo infatti stili e soluzioni dei migliori lavori internazionali, dal Cirque du Soleil con le acrobazie della scimmia interpretata da Jo Moss, al teatro musicale che ha avuto una grande diffusione negli ultimi anni, ma soprattutto ad altre opere di Wilson che di queste contaminazioni è maestro come Wings on Rock e Peter Pan. Così ha riunito dieci bravi performer (con una selezione rigidissima), “di provenienza, etnia e background diversi”, che hanno arricchito la trama con la loro diversità e soprattutto con la loro capacità di trasmettere una felicità esplosiva. In questo aiutati dai costumi di Jacques Reynaud che sottolineano in modo fantasioso l’identità delle specie. Uno fra tutti: quello dell’elefante Hatie interpretato da Laetitia Lalle Bi Bénie che compare sul cartellone.
Accanto alla grande fantasia creativa, delicata e surreale, dell’ottantenne regista texano, componente essenziale del successo di Jungle Book è la musica (e i testi) del duo folk CocoRosie, il progetto creato dalle sorelle Sierra e Bianca Casady, giunte alla quarta collaborazione con Wilson. Il talento nel mescolare i generi più popolari e più diversi fra loro (pop, jazz, rock) rende lo spettacolo scorrevole e piacevole per gli spettatori di tutte le età.
Coprodotto dal Teatro della Pergola con il teatro parigino, Jungle Book è stato presentato in anteprima mondiale al Grand Théâtre du Luxembourg il 26 aprile 2019. Un ottimo avvio per l’attività di relazioni internazionali del teatro fiorentino che si concretizzano nella proposta degli spettacoli coprodotti, e più volte rimandati a causa delle restrizioni agli spostamenti.
(Anche il 5 e il 6 febbraio)
Foto: Lucie Jansch