Un'attualità legata alla concomitanza della crescente crisi economica che sconquassa i mercati finanziari di mezzo mondo. Attraversarla significa percorrere una storia che inizia nel 1252 col conio a Firenze del primo fiorino e si conclude con l’arrivo in Palazzo Medici di Carlo VIII nel 1494, e il successivo supplizio del Savonarola nel 1498. Una storia raccontata da due curatori con esperienze differenti e, particolare iteressante per capire il taglio dato, di impostazione religiosa diversa: Tim Parks, scrittore inglese, protestante, studioso del periodo mediceo, e Ludovica Sebregondi, storica dell’arte del Tre e Quattrocento, cattolica. L’uno ha portato il suo contributo diciamo più tecnico, l’altra gli elementi artistici esemplificativi del periodo analizzato. Il percorso si articola in 8 sezioni e corrispondenti sale, che ospitano dipinti e oggetti preziosi: Il fiorino, immagine di Firenze nel mondo; Usura; Arte (e mistero) del cambio; Il commercio internazionale: viaggi e merci; Leggi suntuarie; Banchieri e artisti; Crisi. Già le due facce del fiorino ci danno spunto per riflettere sul rapporto tra denaro e cultura: da una parte il giglio simbolo della città, dall’altra il suo patrono, Giovanni il Battista, “identità civica e idea religiosa unite in un piccolo oggetto”. Siccome ogni cosa ha un prezzo, il denaro diviene motivo di scandalo, fonte di preoccupazione per la chiesa che predica ai cristiani la povertà. Ma l’usura è un peccato enorme, essendo pratica finanziaria proebita dalla chiesa perché minava la stabilità sociale e toglieva valore al guadagno, fatto col sudore del lavoro. Giusto nel Quattrocento nasce la distinzione tra usuraio e banchiere ed è questa nuova figura che comincia a cambiare valuta sui mercati internazionali, mentre fioriscono il commercio e i viaggi tra nazioni. I predicatori imperversano contro l’ostentazione del lusso e invitano alla penitenza; però viene giustificato il denaro speso per la committenza artistica, ed eccoci finalmente alla Bellezza, espressa non solo nelle case dei privati ma anche in opere mirabili con destinazione pubblica. In questa sezione appaiono esempi splendidi dallo Scheggia, dal Ghirlandaio, Botticelli, Lorenzo di Credi ed altri. Infine, con la caduta dei Medici si entra nelle tenebre della crisi. A renderci un po’ d’ottimismo c’è il saggio della sovrintendente Acidini, che riporta l’aneddoto di Vasari sul diverbio tra Lorenzo e il Graffione: al Magnifico che sosteneva essere il denaro a fare i maestri, l’allievo di Baldovinetti ribattè orgoglioso che erano invece proprio i maestri, i grandi artisti a crearla, la ricchezza.
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